In lontananza i colori intensi del tramonto. La piazza al di qua, centro propulsivo, scandisce lo scorrere del tempo. Anziani, intenti a raccontare le loro memorie. Bambini affannati dietro ad un pallone. Visitatori con il naso all’insù. Perdifumo d’estate si arricchisce di nuovi volti. Quei volti che l’hanno visto cambiare e spegnersi. Comporsi e decomporsi. Spopolarsi e rivivere. Volti che un tempo sono fuggiti dal loro paese natio alla ricerca di occupazione e benessere. Volti fuggiti dal ritmo stagnante della civiltà rurale.
Perdifumo, borgo situato nel Cilento, sorge sulle pendici nord-ovest del Monte della Stella e si affaccia sul mare. Il suo nome deriva da “per(e)-de-fiume” per la sua vicinanza nei pressi di un torrente. Già dal IV secolo, in quest’area, si registra la presenza di una compagine greca. La nascita del centro abitato si ha nel corso dell’XI secolo. Con l’arrivo degli abitanti del vicino villaggio di Sant’Arcangelo, che – per le migliorate condizioni economiche e sociali – si spostano a valle, favorendo così attività agricole. Successivamente sarà dipendente della Badia di Cava. Nel 1077 – anno in cui i Normanni conquistano il Principato di Salerno – Perdifumo è concesso ai Sanseverino. Distrutto durante la guerra del Vespro (1282-1302) sarà ricostruito e affidato ai Durazzo. Nel ‘400 gli Aragonesi, lo cederanno nuovamente ai Sanseverino. Per poi essere affidato in feudo ai diversi nobili che si susseguiranno. Ultimi possessori i Príncipi di Roccadaspide, a cui resta fino 1806, anno in cui diviene capoluogo di Comune.
Oggi, Perdifumo conta 1866 abitanti. «La popolazione sta subendo un invecchiamento. Le nascite sono ben poche. Si ha difficoltà a riempire le classi. La maggior parte dei giovani decidono di partire. Pochi quelli che desiderano portare avanti un progetto nel Cilento» – commenta così Agostino Pisano, presidente della Pro Loco di Perdifumo. Negli ultimi anni l’agglomerato urbano ha visto la crescita di attività edilizie come conseguenza delle mutate condizioni economiche. Complici piccole attività industriali e turistiche. L’interesse per gli acquisti di abitazioni è nullo, così «Le case restano abbandonate. Scarseggia chi le comprerebbe. Del resto, la loro risistemazione, trattandosi di dirupi, non sarebbe da poco».
Sono tante le associazioni volte a promuovere il territorio. Del resto l’offerta turistica è tanta. Numerosi sono i palazzi gentilizi, le chiese, i monasteri, i musei. Il centro storico, con la sua pietra e gli stretti balconi crea fascino. Non solo Perdifumo, anche le sue frazioni offrono meraviglie. Camella, antica contea longobarda. Mercato Cilento, presenta alcune architetture religiose. Infine, Vatolla custodisce il castello Vargas-Machucha. Celebre per aver ospitato Giambattista Vico. Oggi, al suo interno vi è una biblioteca di testi storici e critici del filosofo e sulla storia locale. Il borgo è conosciuto anche per la ‘Cipolla di Vatolla’, elemento della biodiversità cilentana.
L’agricoltura contribuisce alla crescita di questo processo. Le colline circostanti consentono la produzione di olio, vino, fichi. Nonché agrumi e legumi. Le aziende agricole cercano di promuovere la genuinità dei loro cibi, offrendo percorsi didattici e naturalistici. L’idea è di istituire un Consorzio per lo sfruttamento del castagno e trasformarne la coltura in alberi da frutto. In via di estinzione, invece, la lavorazione di oggetti in vimini e canna. Dato questo che sottolinea la perdita delle risorse identitarie.
Il turismo pare stia rispondendo bene. «Si è registrata maggiore richiesta per le strutture ricettive – prosegue il presidente. Una percentuale bassa, invece, la riscontriamo nella non partecipazione e nello scarso interesse per gli eventi culturali. Cosa di cui siamo molto dispiaciuti ma continuiamo a lavorare, al fine di coinvolgere l’intera popolazione e tenere in vita le nostre molteplici risorse».