Praticamente da un anno è esploso il fenomeno LIBERATO, cantante napoletano molto probabilmente frutto di un progetto, ben fatto, che raccoglie più di una testa pensante al suo interno. Ma illazioni a parte su cui si celi davvero dietro a tale fenomeno non si può non constatare il seguito, forse addirittura inaspettato, che la musica dell’anonimo cantante ha riscontrato.
E proprio qui sta la grandezza. Chiaramente tutto si quantifica in base al successo ma allo stesso tempo vi sono variabili che non devono essere tralasciate. Come ad esempio il fatto che la geografia di LIBERATO è universale e non solo rinchiusa nei confini partenopei. Da nord a sud infatti l’attenzione si è rivelata la stessa e non è un caso se una delle prime uscite dinanzi a un vero pubblico sia arrivata a Torino, precisamente al “Club to Club”, uno dei festival elettronici più importanti di tutta Europa. A giugno inoltre sarà al “Sonar” di Barcellona, giusto per confermare quanto appena detto.
Ma torniamo al “peccato” originale, perché la sua musica piace a tutti (nonostante arrivi in un dialetto napoletano davvero stretto)? Probabilmente perché è semplice, senza fronzoli e molto significativa sia nei testi che nella musica (coadiuvata da una regia impeccabile per ogni videoclip). LIBERATO canta la Napoli che hanno cantato tutti ma lo fa in un modo nuovo, totalmente diverso. Ritmi che sanno essere dolci ma allo stesso tempo decisi e penetranti. Ma soprattutto è una musica figlia del nostro tempo e di qualità che si fa apprezzare sia da chi oggi a 18 anni che da chi ne ha venti in più ma con una cultura musicale importante alle spalle.
Il paragone, infine, è forse troppo scomodo ma è dai tempi di Pino Daniele che tutta Italia non si lasciava trasportare in questo modo da un cantante partenopeo. Anzi, forse LIBERATO è andato oltre perchè il suo sound è Europeo e non più rinchiuso nella tradizione partenopea e la sua presenza al Sonar di Barcellona ne è la prova. Per il resto, poco importa chi si celi davvero sotto il suo cappuccio…