A sfogliare i libri di storia, il 1830 è ricordato soprattutto per la seconda rivoluzione francese, avvenuta a Parigi alla fine di luglio. Ma in quell’anno, a Marsiglia, Giuseppe Mazzini fondava la “Giovine Italia”, mentre nello Stato Pontificio veniva creato il primo istituto di credito, la “Cassa di Risparmio di Roma”. A Milano, invece, prende avvio l’avventura di quello che sarà il prestigioso marchio tessile “Bassetti” e a Trieste inizia la sua attività il “Caffè Tommaseo”, diventando negli anni a seguire uno dei più attivi centri del movimento irredentista. Marie-Henri Beyle, noto come Sthendal, pubblicava in Francia “Il rosso e il nero”, mentre Honoré di Balzac dava alle stampe “La casa del gatto che gioca”. Da cinque anni sul trono di Napoli e delle Due Sicilie siede Francesco I di Borbone, alla cui morte, avvenuta l’otto novembre, succede Ferdinando II.
Ad Amalfi, piccolo centro della omonima Costiera, erede dei fasti della Prima Repubblica Marinara, che aveva dato al mondo dei nauti le preziose “Tabulae Amalphitanae” e, con Fravio Gioia, il nuovo strumento di orientamento, la bussola, quell’anno 1830 è caratterizzato dall’inizio di una storia di dolcezze, che continua ancora oggi, avendo impegnato ben cinque generazioni. Mosso da amore e passione per l’arte pasticcera Andrea Pansa decide di offrire al palato degli abitanti della Divina Costiera la sapienza della sua arte dolciaria, fondando quella che oggi è da tutti conosciuta come una delle pasticcerie più antiche del territorio salernitano. L’eccellenza nel settore dolciario lo ha poi conquistato per quanto in questi laboratori si è stati capaci di produrre nei 190 anni della sua storia.
Il laboratorio e l’annesso locale vendite, Andrea Pansa li aprì in Piazza Duomo, accanto alla monumentale scalinata che porta alla storica Cattedrale dove sono conservate le reliquie dell’Apostolo Andrea, ritenuto fondatore della Chiesa di Costantinopoli. In quell’anno 1830 la Cattedrale di S. Andrea non aveva ancora la splendida facciata sfavillante dei mosaici di Domenico Morelli, ma era pur sempre il centro cittadino per cui Andrea Pansa pensò bene di mettere su bottega nei locali adiacenti la monumentale scalinata, a fronte strada di una palazzina al cui piano soprastante abitava lo storico Matteo Camera, al quale, tra l’altro, è attribuita la scoperta di un denaro del XIII secolo con la legenda “Civitas Amalfia”. Locale semplice, che con il passare degli anni è stato abbellito con arredi in legno, specchiere dorate, eleganza sobria, come è costume degli amalfitani, ma raffinata, arredamento che ancora resiste per la gioia di quanti vi entrano per gustare una delle delizie dolciarie che di generazione in generazione hanno caratterizzato questa pasticceria o, se vogliamo essere precisi, questa dolceria. Perché entrare da Pansa in piazza Duomo non è solo godere del gusto delle tante specialità dolciarie, ma anche godere con la vista, mentre l’olfatto è “piacevolmente” aggredito da aromi di caffè, profumi di limoni, trionfi di cannella, vaniglia, cioccolato. Odori che si percepiscono, quasi invito a fermarsi, non appena si imbocca il brevissimo tratto di strada che dal piazzale ad affaccio sul mare porta in Piazza Duomo, dove le lingue di tutto il mondo si incrociano in un garbato vociare. E allora ti rendo conto che la Costiera Amalfitana non è solo da vivere, da amare, ma anche da gustare.
Ad ascoltare Andrea e Nicola, fratelli ed ultima generazione dei Pansa, si scopre che in questi locali è entrato il fior fiore della società di ogni epoca a ricordo della quale si citano Ibsen, che ad Amalfi concluse il suo “Casa di Bambole”, Wagner che vi soggiornò prima della sua ascesa a Ravello dove trovò il “magico giardino di Klingsor”, sino al Nobel per la letteratura Salvatore Quasimodo, di cui, per noi, resta eccelso “Elogio di Amalfi”.
Così non meraviglia se dal 2001 questo è “locale storico d’Italia”, per cui immutato, nel tempo, rimane l’aspetto e la tradizione di sfornare croccanti “Santarose”, sfogliate “inventate” nel non lontano e omonimo convento di Conca dei Marini, o la soffice, bianca delizia al limone trionfo di quella produzione agrumicola locale che regna sovrana su per i maceri montani della marina Costiera. Un limone coltivato nell’azienda agricola di famiglia a Villa Paradiso e trasformato nelle deliziose scorzette candite, che affiancano torte e biscotti.
E da buoni amalfitani Nicola e Andrea Pansa sanno fare di necessità virtù. Così la pandemia del corona virus ha acuito il loro ingegno soprattutto per come gestire la ripartenza. “I nostri nonni e bisnonni hanno resistito a due guerre, non poteva essere un virus a interrompere questa storia dolcissima” dicono i due fratelli, ideando così il progetto “Pansa a casa tua”, una iniziativa di “dolce” continuità con la tradizione di ospitalità amalfitana. Ricorda Nicola Pansa che la sera del 10 marzo la paura e il senso di responsabilità li costrinse a chiudere le porte della pasticceria. Poi la ripartenza: con fierezza hanno messo in vetrina il Tricolore, il glorioso vessillo della Repubblica marinara di Amalfi ed hanno invocato la protezione del loro Santo patrono, Andrea apostolo, per una ritrovata speranza e fiducia nel futuro.
Dicono i Pansa: “ È inutile nasconderlo: quelli a seguire saranno mesi estremamente complicati per ognuno di noi. È proprio in questo momento, però, che non bisogna lasciarsi sopraffare dallo sconforto e dalla negatività. Lo dobbiamo a noi stessi, all’azienda che abbiamo l’onore di rappresentare e soprattutto ai nostri collaboratori, che in un momento così delicato ripongono la loro fiducia in noi. Abbiamo, perciò, acquistato un furgoncino con cui stiamo attraversando i borghi della Costa d’Amalfi accompagnati dai nostri dolci più rappresentativi. Crediamo molto in questo progetto, che non avremmo mai potuto realizzare con il carico di lavoro che c’è stato finora. Adesso, con il tempo e lo spazio a disposizione per la produzione, stiamo investendo in questa nuova avventura. Può permetterci di mantenere i costi di gestione e aggiungere una nuova importante freccia al nostro arco. E i dati di queste prime settimane lasciano ben sperare. Ma ciò che colpisce è anche l’affetto dai paesi stranieri e tante sono state le chiamate di turisti anche non italiani, dall’America all’Inghilterra, che hanno preferito non prenotare altrove ma stanno aspettando la Costiera”.
Tutto sommato sembra che vi sia, nel mondo, ancora tanta voglia di divina Costiera, con il suo fascino paesaggistico, la sua tradizione di ospitalità elegantemente sobria, i suoi sapori inconfondibilmente mediterranei.
Vito Pinto