Era finita l’estate e cominciava l’autunno quando il tam tam degli amici e appassionati degli Alburni una mattina ha diffuso la notizia: Pasquale Cappelli, ideatore e realizzatore, nonché gestore del rifugio montano “Panormo” dedicato alla vetta dei monti Alburni, non era più. Problemi cardiaci. È morto a 61 anni. Pasquale Cappelli era il simbolo dei monti Alburni: era il gestore del rifugio del Panormo, una struttura che aveva progettato pezzo per pezzo. Pasquale non è più. Senza elettricità e isolato telefonicamente, il Panormo di Ottati era una vera esperienza di vita. In molti rimanevano anche la notte, quando, al tepore di un falò, si rimaneva a parlare, spesso tra sconosciuti, a lungo. Tutti però conoscevano Pasquale ed erano lì per lui. Operaio della comunità montana era riuscito a ottenere i sentieri del trekking. «E nessuno si perde più», raccontava orgoglioso. E ricordava i fortunosi salvataggi di questo e di quello in zone dove non c’era nemmeno la copertura della telefonia mobile e, di notte, anche l’aggirarsi dei lupi, oltre che dei cinghiali, fa paura. Numerosi i messaggi di cordoglio. Tra questi il sindaco di Ottati, Elio Guadagno. «Risveglio attonito e triste per la Comunità di Ottati e degli Alburni. Improvvisamente, Pasquale ci ha lasciati. Un ottatese di adozione, Pasquale era originario della vicina S. Angelo a Fasanella, che aveva fatto – afferma il sindaco – della montagna di Ottati la sua pelle. Ne conosceva ogni luogo. Da oggi, i Monti Alburni sono più soli, più tristi». Numerosi sono i casi di giornalisti, letterati ed uomini di spettacolo che amavano quei luoghi e che lui “coccolava” con prezzi di vero favore. Negli Alburni ci sono più pecore che auto. Più vacche podoliche che abitanti. Qui poi c’è solo la quiete degli olivi e le curve tra i vigneti a rilassarvi prima di provare la cucina ricca di verve che si trova un po’ in tutti i ristoranti e gli agriturismi. Quasi senza eccezione. Sul Panormo si veniva soprattutto ad agosto. Scappare dall’afa cittadina cercando rifugio nel cuore del Cilento. Dove il fresco dell’aria è di certo un valore aggiunto, ma è soprattutto nell’identità dei luoghi e nell’enogastronomia che le celebrità italiane trovano ciò che cercano. Un consiglio su tutti: scegliere proprio questo fazzoletto di Campania. Perché? “Le conversazioni con la gente, genuina e semplice, interessante e vera”, sentenzia Peppe Servillo, che ha una bellissima tenuta privata eletta a suo buen ritiro, a Punta Licosa. “Questi sono luoghi in cui riesco a ritrovarmi, dove riesco a trascorrere del tempo lontana da tutto, riscoprire il piacere del silenzio, della bellezza e della natura”, rivela l’attrice Serena Autieri. Suggerimenti d’autore, a tavola ma non solo. La cucina di Pasquale, ma soprattutto delle sue donne, veniva ritenuta sì genuina ma pesante. Pesante perché alzandoti da tavola, avresti dovuto incamminarti verso la vetta degli Alburni, non certo andarti ad abbioccare sotto uno dei grandi alberi di faggio che sono nelle vicinanze. Il tuo cellulare che rimaneva silenzioso era un incentivo a muoversi. Lo scrittore Maurizio De Giovanni che ha fatto nascere l’ormai leggendario commissario Ricciardi, protagonista dei gialli ambientati nella Napoli degli anni Trenta del Novecento è un goloso di ciauledda, la tradizionalissima ciambotta di verdure con melanzane, pomodori e peperoni, uno dei piatti tipici cilentani che più mi piace”, dice. Con certe paste in casa la ciauledda era la regina del Panormo. Ma lo stimolo più grande rimangono gli Alburni, la nostra montagna sacra. Se stai lì pensi continuamente alla frase di Neruda “Se non scali la montagna non ti potrai mai godere il paesaggio” in questo caso calzava proprio a pennello. E allora si parte. Le indicazioni? Tra un albero e un altro li hanno tracciati Pasquale e i suoi. E tanto sono pagati loro che hanno le idee e li realizzano e gli altri che cercano di passare il tempo e magari sono a disposizioni di piccoli e meschini politici di paese che, al massimo, gratificano amici e parenti che organizzano la sagra paesana con il supporto di forza lavoro pagata dall’ente pubblico. Pasquale era anche un “lottatore” e se lo ricordano ancora agli scioperi per la dignità degli operai forestali. Pasquale era la vetta del Panormo con libro di vetta, la statua di padre Pio e poi la vista direttamente sul Vallo di Diano e la Lucania. Incanti scoperti da lui e offerti ad una misurata fruizione turistica. Nessun master alle sue spalle ma solo amore per la montagna e i montanari. Niente paura, i suoi familiari già stanno continuando la sua opera. Sta ora a noi continuare a frequentare quei posti e continuare ad alimentare i bilanci virtuosi e quasi sociali del Panormo. Una scommessa da raccogliere! Io lo farò nei primi giorni della primavera 2020, quasi a festeggiare la mia guarigione e ripristino fisico e psicologico. Sì, migliore medicina non c’è!.
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