25 Agosto 2024 XXI Domenica del Tempo Ordinario
Il passo del Vangelo odierno ci offre l’opportunità di riflettere sul valore delle parole, il primo e principale mezzo con cui comunichiamo.In qualsiasi relazione scegliere le parole giuste, le parole più adatte al contesto, al momento, al concetto da esprimere, non sempre è
facile. Non sempre è facile arrivare al cuore di chi ascolta.Le parole hanno il potere di farci riflettere, di guidare il nostro modo di agire, di provocare reazioni positive e negative, di suscitare comunque un arcobaleno di emozioni.Ci sono parole da ricordare e parole da dimenticare, parole che feriscono o che al contrario danno un senso di benessere alla nostra vita, parole che affascinano e spaventano, che si accettano o si rifiutano.
Il discorso di Gesù sul pane getta in crisi molti che Lo seguono. Le sue parole: mangiare il suo Corpo, bere il suo Sangue, il salire al cielo passando attraverso la croce, sono parole dure da ascoltare, parole che non potevano lasciare indifferenti, ma dovevano suscitare solo una risposta decisa, di accettazione o di rifiuto. Ecco che il passo del Vangelo ripropone il tema del rifiuto e questa volta non è la folla, non sono i capi religiosi presenti per imparare ma
solo per combattere Gesù, sono proprio i discepoli, quelli più vicini a Lui, a
mormorare e alla fine, di fronte al messaggio ascoltato, a lasciarLo.La realtà di Dio, Padre misericordioso, Padre di tutti i popoli, non combacia con le immagini a cui sono abituati. La loro fatica a cercare di capire come mettere in pratica certi suoi insegnamenti è tanta.
Hanno bisogno infatti di segni concreti per poter credere.
Forse anche Pietro non riesce a comprendere del tutto il
discorso di Gesù, ma in lui c’è un vincolo di amore col suo Maestro, amore che
lo porta ad affidarsi anche a parole di cui non afferra pienamente il
significato. Si fida di Gesù, si fida della sua parola. Per lui più che le
parole vale ciò che Gesù è.Chiediamoci anche noi: chi è Gesù per me? E in silenzio, nel
nostro cuore rispondiamo!Spesso quando incontriamo insegnamenti di Gesù che sfidano la
comprensione, ammettendo la nostra poca fede, ci accorgiamo di rivolgerci delle
domande sperando di trovare nel nostro vissuto una risposta soddisfacente. A
volte le domande le rivolgiamo a chi pensiamo possa aiutarci a trovare la
risposta giusta. Altre volte le rivolgiamo direttamente a Dio.In questo caso, Gesù ci chiede di entrare nella logica di Dio
non ridotta alla logica umana, ci chiama a rinnovare la nostra fiducia in Lui, unica
fonte di verità e salvezza, e ci fa Lui
delle domande, anzi una domanda:” volete andarvene anche voi?”. Non vuole
costringere infatti nessuno a seguirLo. Per ciascuno di noi arriva allora il momento della scelta e
dobbiamo farlo liberamente. E’ una questione di fede, sta a noi rispondere con
la stessa umiltà di Pietro la cui confessione di fede a nome degli apostoli, la
sua domanda:” da chi andremo?” ci deve far riflettere che la fedeltà a Gesù è
stare con Lui, fare di Lui il senso della nostra vita. Allontanarci o restare con Gesù riguarda la scelta che
dobbiamo fare in un mondo che si rivela sempre più indifferente alla fede, in
cui l’abbandono della pratica religiosa è ricorrente.
Se consideriamo il fallimento che si respira nelle comunità
parrocchiali dove sempre più credenti abbandonano, se consideriamo che tanti
nostri giovani, ad esempio, dopo la prima comunione o la cresima, che sono
momenti pieni di promesse, di coinvolgimento di persone, di cura della
liturgia, si allontanano dalla messa domenicale, allora dobbiamo convincerci
che solo lealtà e perseveranza verso Gesù sono i valori che dobbiamo coltivare!Ricordiamolo e meditiamo!
Santa domenica in famiglia.