Non poteva andare peggio a Giuseppe Coccorullo, presidente del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni (PCVDA) alla prima convocazione del “parlamentino” del parco! Infatti, la Comunità del Parco, composta da tutti i sindaci dei comuni (82) compresi nel perimetro dell’area Protetta, ha eletto i suoi rappresentanti nel consiglio (Carmelo Stanziola, consigliere provinciale e oppositore a Centola Palinuro; Mimmo D’Amato, sindaco di Petina; Rosario Carione, sindaco di Trentinara; e Francesco Bellomo di Atena Lucana); ma ha dimenticato di rispettare il dettato legislativo delle quote di “genere” tra i candidati e quindi, tra i nominati; pertanto, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha dovuto annullare l’elezione e lasciare solo al timone dell’ente, ancora per un po’ di tempo, il presidente.
La questione, tra l’altro, era stata sollevata dal sindaco di Roscigno, Pino Palmieri, che non aveva partecipato al voto per protesta.
Non è che Coccorullo fosse arrivato ad occupare la poltrona che fu di Vincenzo La Valva, Giuseppe Tarallo, Domenico De Masi, Amilcare troiano e Tommaso Pellegrino; senza difficoltà …
Il Ministro, nominò immediatamente Marcello Feola come commissario ponendolo nelle migliori condizioni per aprire la nuova stagione per il territorio. Feola, già consulente dell’ente all’inizio della sua esistenza in vita, sembrava la scelta migliore che il centro destra potesse fare per rilanciare le potenzialità dell’area protetta. Ma ricorsi, ripicche e “intrecci” burocratici minarono la strada sulla quale si era incamminato il neo commissario…
In quel caso, fu il “braccio di ferro” tra il Ministro e il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, a colpi di veti e ripicche, a determinare il ritardo della nomina: il Centro Destra voleva che fosse l’Avv. Marcello Feola a prendere in mano il timone del parco, ma De Luca indicò Coccorullo inserito nella “terna”, insieme all’ex vicesindaca di Castellabate, Luisa Maiuri.
Una volta insediato, Coccorullo, ha dovuto gestire l’eredità lasciatagli da Pellegrino, “padrone assoluto” dei destini del parco per oltre sei anni.
Vale la pena ricordare la battaglia legale che si scatenò tre Gregorio Pellegrino … Infatti, il neopresidente non riconferma Angelo De Vita come direttore e sceglie Giovanni Ciao come stretto collaboratore, in attesa di trovare il modo di “ricercare” un direttore di suo gradimento. A quel punto, si scatenò una battaglia legale tra i due futuri amici, che portò Gregorio alla riconquista, grazie ad una sentenza giudiziaria, della scrivania che era stata di Domenico Nicoletti e Angelo De Vita.
A quel punto e a risultato acquisito, messi da parte i dissapori, Pellegrino e Gregorio, hanno marciato fianco a fianco fino alla fine del tempo dell’ex sindaco di Sassano, ex parlamentare “verde” che, nel frattempo, ha conquistato un posto in Consiglio regionale della Campania con “Italia viva”.
Alla scadenza del periodo di commissariamento e preso atto che Pichetto Fratin non aveva nessuna intenzione di prolungare l’incarico di commissario dell’ente, Pellegrino consegnò un chilometrico “testamento”, a futura memoria, durante un’affollata conferenza stampa convocata nell’ultimo giorno utile del 2022. L’ex presidente ed ex commissario, tra gli applausi della platea composta da dipendenti e giornalisti, si congedò consegnando, metaforicamente parlando, le chiavi di palazzo Mainenti ai nuovi “manovratori”.
A guidare i primi passi in tutti gli “antri” del parco Giuseppe Coccorullo, che nel frattempo ha potuto agire con i poteri “commissariali”, è stato Romano Gregorio. L’attuale sindaco di Laurino, vicedirettore fin dall’istituzione dell’ente parco, poi passato a miglior incarico sotto la presidenza di Pellegrino.
Il “noviziato” di Coccorullo è durato l’intera estate ed anche l’autunno del 2023 ed è destinato a durare ancora un po’ … proprio in virtù della dichiarata decadenza dei consiglieri eletti recentemente e in attesa che i ministeri interessati nomino la componente di competenza del governo in carica.
Intanto, “aspettando Godot”, la considerazione che i “cittadini del parco” hanno dell’area protetta è sprofondata sempre di più dell’”orrido” dell’indifferenza nel quale è andato affossando sia per la sua evanescente capacità di indirizzo sulle tematiche ambientali sia per l’indifferenza nella quale lo hanno collocato sindaci e cittadini.
Dopo tutto, cosa si può pensare dell’assenza dell’ente su cosa succede nel territorio che gli è affidato per promuovere lo sviluppo, tutelarne la natura e dove lo stato sta investendo decine di milioni di euro?
Quale ruolo ha svolto o intendono svolgere l’ente parco e la Comunità del Parco in merito ai tre progetti finanziati per frenare il decremento demografico, concretizzare progetti di recupero del patrimonio abitativo e sperimentare strategie per guardare con fiducia il futuro nell’ambito di una programmazione nazionale: due progetti SNAI (Strategia Nazionale Aree Interne): Cilento Interno ( 29 comuni)e Vallo di Diano (15 comuni) https://www.unicosettimanale.it/news/attualita/1100457/nellarea-pncvda-sono-due-i-progetti-approvati-vallo-di-diano-e-cilento-interno ; e Piccoli Borghi: Sanza ed altri comuni interessati alla 2^ fase: Padula, Pollica, Serramezzana, San Mauro Cilento, Caselle in Pittari e Tortorella https://www.unicosettimanale.it/news/unico-patrimonio/1115860/sanza
Quali risultati sono stati raggiunti nella lotta alla proliferazione dei cinghiali che tanto danno hanno prodotto alla credibilità dell’ente tra i cittadini residenti permanenti e occasionali?
Quale azione ha messo in atto l’ente Parco per incoraggiare le “fusioni” di piccoli comuni al fine di ottenere più risorse per immaginare un futuro diverso dall’estinzione al quale, inesorabilmente, sono condannati?
Quale strategia di comunicazione è stata messa in essere per dimostrare, dati alla mano, che la spesa di qualche centinaio di milioni di euro per la conservazione, lo studio e la gestione del patrimonio ambientale è stato un valore aggiunto in un territorio?
Quali sono stati gli impedimenti che, dopo anni, diverse “presentazioni” e importanti investimenti economici, impediscono al Piano del Parco di uscire dai cassetti dove è ancora custodito a far “decantare” le azioni da intraprendere per avviarne l’attuazione?
Sono, questi e tanti altri, interrogativi ai quali la presidenza Pellegrino non ha dato conto al momento del congedo e che aspettano risposte in un futuro che è nelle mani di un presidente arrivato a palazzo Mainenti “per caso” e di un consiglio “decaduto” ancor prima di insediarsi.