di ORESTE MOTTOLA [email protected]
Lo dicevano i nostri nonni e noi contemporanei nella nostra furia di liberarci del nostro passato contadino lo abbiamo dimenticato: “A settembre i frutti ci son sempre”. Me ne ricordavo pochi giorni fa quando un amico solitamente bene informato e che odia i gossip giornalistici (per i quali io ho notoriamente un debole) mi sussurrava che nel mese di settembre, si quello di quest’anno, dovrebbe arrivare il nuovo presidente del Parco Nazionale del Cilento e Diano. Poi mi è sovvenuto: “Chi a l’uommene crere, paraviso nun ne vere” e mi sono raffreddato.
I TITOLI E IL PALLINO. Il “pallino” è in mano a tre che dovrebbero essere seriamente motivati. Renzi, ma soprattutto il presidente Vincenzo De Luca, non possono più rimanere insensibile al grido dei cilentani di avere finalmente un “governo” autorevole dell’area protetta. E poi il ministro Galletti che un giro da queste parti l’ha fatto. Non potrà essere nominato chiunque. La legge in materia prevede, infatti, che l’incarico di presidente di un Parco Nazionale deve essere assegnato a un esperto in materia di Biodiversità e aree protette. Sugli effettivi titoli non v’è certezza. Pare che l’essere solo un sindaco non basti!
C’ERANO UNA VOLTA I BRIGANTI. Oggi a fare paura non sono i “Briganti”, divisi tra l’ala politica che cerca un rilancio occupando poltrone e cercando così un posto ai tavoli dove si decide, e le brave persone che pongono seri problemi, spesso proprietari terrieri di paesi di montagna, stufi di spendere fortune in inutili difese dai voracissimi cinghiali. La burocrazia sa di averli in pugno e sembra evocare un verso di una celebre poesia di Rocco Scotellaro. “Spuntano ai pali ancora le teste dei briganti”. Appunto, fa più paura il loro ricordo. Tardio, Tranchella, e i loro fratelli.
IL BORSINO E IL GIOCO DEL TOTONOMI. Torniamo al totonomi. Una sorta di “borsino”. Il nome più accreditato è quello di Tommaso Pellegrino, oggi sindaco di Sassano, eletto da una lista unica e con una desistenza di fatto con il nome dell’esponente più consistente di quel che resta della galassia berlusconiana a sud di Salerno, l’imprenditore e editore Valentino di Brizzi. Il chirurgo Pellegrino, già deputato Verde è oggi con il Pd. A fargli “ombra” è Francescoantonio D’Orilia, dinamico veterinario, presidente della Fondazione Mida che gestisce le grotte di Pertosa e il sistema museale annesso, D’Orilia si è beccato una lusinghiera citazione in uno degli ultimi libri dei due castigamatti delle caste italiane, Stella e Rizzo. Per meritarsela, questo specialista dell’igiene degli alimenti, fulvo di capelli, grande, grosso e sempre sorridente. ha fatto una cosa che in qualsiasi altra parte del pianeta sarebbe stata battezzata come normale, ma che qui da noi ha qualcosa di autenticamente rivoluzionario. Ha preteso che nello Statuto della “sua” Fondazione fosse espressamente stabilito che, chiunque venga chiamato a ricoprire una carica sociale, s’impegna a farlo gra-tui-ta-men-te. E nel raccontarlo lo scandisce.
PELLEGRINO, D’ORILIA E MATERA, I TRE POTENTI DIANESI. Dal Vallo di Diano viene anche un altro aspirante che conosce bene l’ente essendone stato il vicepresidente. Il nome dell’avvocato valdianese, residente a Teggiano, ma nato a Vallo della Lucania, nel 1970, sarebbe stato fatto al neo ministro all’ambiente, Gianluca Galletti, all’ex presidente della giunta regionale della Campania, Stefano Caldoro. Ha un unico “neo”, Matera. Candidato a sindaco nel 2009 nella lista civica “Impegno per Teggiano”, infatti, perse la competizione con uno scarto di circa 1000 voti. Troppi. Risulta poi legatissimo al consigliere regionale Cobellis, al direttore De Vita e al vicedirettore Gregorio. Insieme costituirebbero il “triumvirato” che oggi governa di fatto l’ara protetta. Tutto potrebbe essere ora rivoluzionato da Vincenzo De Luca.che “naturalmente” dovrebbe far salire le quotazioni di Stefano Pisani, sindaco di Pollica,e “azzerare” le velleità espresse dagli ambienti vicini a Antonio Valiante, vecchio leone della politica cilentana. Singolare è il ruolo che oggi tutti assegnano al professor Vincenzo Pepe, per tutti è il primo nome da fare, l’uomo da battere, ma in tutti sensi, se… poi ogni parte scarica il lungo elenco dei “potenziali” presidenti. Non va certo dimenticato, per esempio, Franco Alfieri, il sindaco di Agropoli, che attribuisce ai Valiante le maggiori colpe sia per lo stop alla carriera politica che per l’aggressiva campagna di “character assasination” subita per non farlo candidare alle ultime elezioni regionali. Molti a Agropoli sarebbero più contenti di avere alla presidenza il fotografo – editore Ernesto Apicella, un personaggio che certamente unisce di più e che è accreditato di una genuina passione e competenza.
UN PRESIDENTE SERVE COME IL PANE!. Sul “territorio” la situazione de Parco è difficile e agli occhi degli abitanti non riesce ancora a vendersi, detto in senso buono, come dovrebbe. A Roccadaspide nell’aspra contesa che divide abitanti e istituzione su come difendere la produzione castanicola (tutta all’interno del perimetro dell’area protetta) dal cinipide e se consentire o meno l’uso di sostanze chimiche, il silenzio e l’inazione del Parco è insieme assordante e imbarazzante. Il parco nazionale del Cilento – Vallo di Diano sembra diventato “terra di nessuno” Problemi anche per la tutela della fauna. L’Associazione “Lupi dell’Appennino” che segnala la grave situazione gestionale. “Il giorno 11 aprile 2015 – scrive – alle pendici del Monte Cervati alcuni escursionisti si imbattevano in un giovane cervo stremato inseguito da una muta di cani da caccia. Fortunatamente gli escursionisti riuscivano a mettere in fuga i cani pericolosamente troppo vicini al Cervo, salvandolo da una sicura aggressione. Ricordiamo che la specie cervo, insieme al capriolo, è stata meritoriamente introdotta dallo stesso Ente Parco negli ultimi anni, visto che queste due specie erano ormai estinte da tempo nell’intera area. Per I Lupi dell’Appennino, diretti da Achille Cristiani, siamo di fronte a:”Progetti roboanti, inutili e costosi, come la realizzazione di nuove strade all’interno del Parco (ad es. la famosa strada del Parco), a fronte di una rete stradale fatiscente e dissestata; e l’allucinante progetto, fortunatamente ancora non realizzato e che speriamo mai lo sarà, di villaggio invernale con relative piste da sci e impianti di risalita in area A (Riserva naturale, quindi massima protezione) del monte Cervati nel Comune di Piaggine, stanno snaturando l’essenza stessa del concetto di Area Protetta riconosciuto e inserito nell’elenco dei Siti italiani tra le 194 aree italiane naturali, quale Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO”.