Come hai conosciuto Tullio De Piscopo? Qual è stata la tua reazione nel momento in cui ti ha comunicato di volerti nella sua “New Band”?
Ho conosciuto il M° Tullio De piscopo nel 2018 in occasione dell’Evoli Festival nel quale era ospite. Siccome suonavo nell’orchestra, durante il soundcheck pomeridiano, mi accorsi che c’era qualcuno dietro la mia postazione che mi osservava e leggeva i miei spartiti – tra l’altro dei suoi brani – mentre ero intento a provare la batteria. Era il Maestro! Fu un’emozione straordinaria. Mi chiese di accordare la sua batteria, sulla quale provai l’unico brano strumentale di Pino Daniele – Toledo – inciso con De Piscopo nell’album “Bella ‘Mbriana – 1982”, ricevendo tra l’altro anche il suo apprezzamento. Successivamente sono andato a trovarlo, grazie all’amico Bruno Manente nonché tastierista della sua band da diverso tempo, in uno spettacolo che tenne a Sorrento. In quella occasione è nata un’amicizia e sono andato ai suoi spettacoli diverse altre volte, fino a quando nel maggio dello scorso anno mi chiama e mi dice: «Paolo ho deciso che sarai il mio batterista, ti fa piacere?» Per l’incredulità mi sono fatto ripetere la cosa altre due volte. Da quel momento sono il suo batterista, praticamente un sogno che si è avverato.
Qualcosa di grandioso.
Si. È un onore immenso poter lavorare con il batterista italiano più famoso nel panorama internazionale. Una sensazione indescrivibile perché da piccolo ascoltavo i suoi dischi e ad oggi è come se stessi sognando perennemente, anche per il solo pensiero di trovarmici a parlare. Ancora non riesco a focalizzare che sono il suo batterista.
Tra l’altro hai conseguito il “Diploma Accademico di Batteria Jazz – Indirizzo Pop” nel 2020 presso il Conservatorio di Musica “Licinio Refice” di Frosinone, con una tesi proprio su Tullio De Piscopo. Su cosa hai redatto il lavoro?
In pratica ho analizzato dei brani, facendo una stesura nota per nota del Maestro, anche a livello armonico, grazie alla collaborazione di alcuni amici (Bruno Manente e Pasquale Palladino), inserendo nel contesto di ogni singola traccia, la storia e qualche aneddoto di De Piscopo tratto dal suo libro autobiografico. La tesi è suddivisa in 4 frasi stilistiche; la prima fase è incentrata principalmente sulla collaborazione di Tullio De Piscopo con vari artisti, essendo stato un session man richiestissimo tra la fine degli anni’60 e i primi anni ’80. Ho scelto 2 brani che a me hanno colpito maggiormente: “Libertango” di Astor Piazzolla e “Una notte sul monte calvo” dei New Trolls. La seconda fase, sul periodo insieme a Pino Daniele, la collaborazione che dall’80 fino all’83 fu elemento di risalto per quella corrente definita “Neapolitan Power”, scegliendo i brani: “Viento ‘e terra” (Vai mo’ – 1981), “Tutta nata storia” e “Toledo”. La terza fase incentrata sul suo percorso da cantante solista, con il primo album di canzoni “Acqua e viento – 1983”, registrato nello studio di Pino Daniele a Formia. Per questa fase ho scelto il relativo singolo “Stop Bajon”, che rappresenta la prima canzone Rap del panorama della musica italiana e ovviamente “Andamento Lento” con la quale, ebbe un enorme successo in tutta Europa. Infine, l’ultima fase che si riferisce al suo periodo come compositore, arrangiatore e musicista di brani strumentali.
Cado nel punto. Ora lavorando con De Piscopo avrai modo di ascoltare tanti altri aneddoti, ti andrebbe di riportarne qualcuno?
Quello sulla collaborazione con Astor Piazzolla e quindi il “tango”, uno stile che veniva generalmente interpretato da strumenti non elettrificati. Parliamo del 1974, quando il compositore e bandoneoista argentino venne in Italia per registrare il disco “Libertango”, lavoro nel quale per la prima volta e per uno stile tradizionale generalmente acustico, venivano utilizzate le timbriche di strumenti come la batteria, il basso elettrico e le tastiere, segnando un passaggio da “tango tradizionale” a “tango nuevo”. In merito al celebre brano omonimo, riconducibile nella nostra cultura di massa per il suo utilizzo in diversi spot televisivi, il Maestro mi ha parlato del momento della registrazione. Aveva uno spartito con la sola struttura del brano, senza nessun accenno della parte della batteria che fu ugualmente completata in due take.
Mi ha raccontato inoltre, tante altre cose su come si incideva in passato, in un tempo dove non esistevano le rapide funzionalità della tecnologia attuale, come quella del metronomo digitale per intenderci. Aveva sviluppato una tecnica con la quale riusciva ad essere in perfetta sincronia sul timing di esecuzione, con l’aiuto della sola visuale oscillatoria di un semplice metronomo a pendolo.
Domanda scontata, ma d’obbligo: com’è interagire con lui dal punto di vista ritmico? Cosa ti sorprende nel suonarci insieme.
È una cosa inspiegabile. Del Maestro mi colpisce la sua “semplicità apparente”, perché ogni suo fraseggio sembra una cosa facilissima, ma quando ti siedi dietro lo strumento per entrare nel suo linguaggio, hai molta difficoltà. Non hai il suo immenso background e sei costretto a lavorare il triplo perché l’ascolto non ti basta, devi lavorare fisicamente sul tuo set.
Qual è il tipo di atmosfera che si respira dietro le quinte di un concerto di Tullio De Piscopo?
È sempre bello salire su un palco, con lui ancora di più perché ti trasmette tranquillità e serenità. Lui sostiene che bisogna suonare con il sorriso perché siamo musicisti, ci piace suonare e occorre farlo con il sorriso!