Di Ilaria Longo “Fa più rumore un albero che cade che un’intera foresta che cresce”. La massima del filosofo cinese Lao Zi mai come in questo momento storico, impregnato di notizie negative e di scandali veri o presunti, sembra essere tanto attuale. Per questo è giusto far conoscere le storie belle, quelle capaci di farci sentire che – dopotutto – esistono anche tanti alberi che continuano a crescere forti e belli per arricchire questo nostro mondo. La storia dell’insegnante Paola Daniele e del suo alunno Diego, un ragazzino di 10 anni affetto dalla sindrome di Pitt-Hopkins, rientra sicuramente nei meandri di una foresta che silenziosamente e incessantemente cresce e si fortifica. Paola Daniele è un’insegnante di Piaggine che nel 1994 si è diplomata all’Istituto Magistrale piagginese “G. Roselli” e, nel 2007, ha deciso di trasferirsi a Trezzo sull’Adda (MI) insieme al marito. Ha iniziato a insegnare e nel 2013, presso l’Istituto Comprensivo “Ai nostri caduti” nella Scuola Primaria di Trezzo sull’Adda, la sua strada ha incrociato quella di Diego. Nel frattempo Paola stava seguendo un corso di specializzazione per il sostegno presso l’Università Cattolica di Milano e decise di dedicare la sua tesi di laurea proprio alla sindrome di cui è affetto Diego: “Sindrome di Pitt-Hopkins. Un passo dopo l’altro si va lontano”. Questa sindrome genetica rara, di cui si conoscono 35 casi in Italia e circa 50 nel mondo, clinicamente è caratterizzata da un ritardo cognitivo grave con un’importante compromissione del linguaggio, ritardo delle tappe motorie, deficit neurologici aggiuntivi, difficoltà a coordinare i movimenti, difetti oculari, convulsioni e stipsi. Paola, con la sua tesi di laurea, ha studiato questa sindrome non solo scientificamente, ma anche dal punto di vista didattico-educativo, affiancando ai freddi dati della scienza il calore del contatto umano che la porta a relazionarsi ogni giorno col suo alunno. La famiglia di Diego fa parte dell’AISPH (Associazione Italiana Pitt-Hopkins) che ogni anno premia la migliore tesi di laurea o specializzazione riguardante questa sindrome. Così Paola, il 18 settembre scorso, è stata premiata presso l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, perché con la sua tesi ha parlato della Pitt-Hopkins. “Il mio lavoro”, racconta Paola, “è stato analizzato da una commissione presieduta da una genetista che si è detta colpita dalla modalità con la quale mi sono posta come mediatrice tra Diego e il mondo. Hanno deciso di premiarmi perché mi rapporto quotidianamente a Diego e tra tanti docenti di tutta Italia ci scambiamo informazioni e facciamo rete. È stata una grande soddisfazione, per esempio, essere contattata da un’insegnante di Rieti che si rapportava per la prima volta con una bambina affetta dalla Pitt-Hopkins e mi chiedeva aiuto”. La vittoria di questo premio ha posto sotto i riflettori anche il “Progetto S.I.(Scuola Inclusiva)” fortemente voluto dal comune di Trezzo sull’Adda nel momento in cui Diego ha fatto il suo ingresso nella scuola primaria. Il progetto, all’interno del quale attualmente sono entrati anche altri alunni affetti da disabilità, consiste nell’aiutare i bambini a trovare il loro spazio mediante l’inclusione garantendo loro l’espressione e lo sviluppo degli apprendimenti e la possibilità di sperimentarsi nella relazione sociale. “Io faccio semplicemente il mio lavoro”, chiarisce Paola. “Sicuramente per Diego sono un punto di riferimento perché sto con lui dalle cinque alle sei ore, ma non mi sarebbe possibile fare quanto ho fatto e continuerò a fare senza l’aiuto delle mie colleghe, senza l’amorevole attenzione dei suoi compagni che sono stati educati a relazionarsi con lui proprio grazie alle altre insegnanti, senza il personale A.T.A. e la famiglia di Diego che è speciale”. La comunità di Piaggine si è stretta intorno a Paola facendole sentire, nonostante i tanti chilometri di distanza, il suo calore. “È stato bello ricevere il plauso del sindaco di Piaggine (che su Facebook ha scritto un post elogiando Paola, ndr) e di tanti amici, conoscenti e parenti che mi hanno telefonato o scritto per complimentarsi con me”, dice Paola. Ogni tanto, allora, è doveroso – se possibile – ignorare il frastuono di una pianta che si abbatte al suolo per dare spazio a foreste come quella in cui abita Diego, perché il calore e l’affetto di Paola, delle sue colleghe, della scolaresca in cui è inserito questo bambino possano essere più rumorosi del boato di un albero che cade.
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