“La forza della minoranza: rinascita di un borgo di matrice germanica a sud delle Alpi”. Il progetto costruisce un percorso di sviluppo in grado di innescare un processo di rigenerazione complessivo del comune di Palù del Fersina, in provincia di Trento, finalizzato a contrastare i fenomeni di progressiva marginalizzazione che hanno interessato l’area negli ultimi decenni, a partire dalla valorizzazione del principale attributo identitario del borgo: l’essere minoranza linguistica di lingua mochena. Il progetto mira a raggiungere i seguenti obiettivi: valorizzazione della Matrice Identitaria Mochena, la creazione di percorsi di sviluppo economico, il miglioramento della qualità della vita della comunità. Verranno predisposti strumenti e sistemi di ospitalità e di residenzialità innovativi, realizzato un ecosistema green, valorizzate le fonti energetiche rinnovabili, creati spazi comunitari e di aggregazione.
Trentino
Palù del Fersina
La storia
Nell’archivio Scena sono presenti 4 documenti di investiture, in cui si trovano riferimenti a Palù, tutti datati tra il 1324 ed il 1337. Il primo, datato 30 maggio 1324, riferisce di un tale Corrado, cacciatore trasferitosi a Fierozzo, ma che prima abitava a Palù. I primi abitanti di Palù e della sponda orografica sinistra del fiume Fersina sono detti “roncadori” perché una volta ottenuta l’investitura del maso, dovettero roncare la terra per renderla fertile e costruirci la propria abitazione. Essi accettarono il toponimo di origine latina già in uso per la zona, trasformandolo nella propria lingua natia, da cui l’attuale termine mòcheno, Palai.
In un documento del 24 agosto 1533 compare per la prima volta il termine nella forma tedeschizzata “Palay”. Il toponimo ha avuto nel tempo numerose varianti, come ad esempio Pallù, Palù di Fierozzo, Palù di Pergine o Palù di Sant’Orsola nel ventennio fascista, detto anche Palù dei Mòcheni; dal 1959 con legge regionale è indicato con la forma odierna di Palù del Fèrsina.
Sicuramente nel 1324 la zona era già abitata in maniera stabile da alcune famiglie che vivevano in masi, se negli anni seguenti molti documenti riportano a fianco al nome di persona, il toponimo Palù. Solo all’inizio del cinquecento giunsero i canopi, minatori specializzati che risiedevano temporaneamente in valle per lavorare all’interno delle miniere. Questi provenivano principalmente dalla Boemia, sfruttavano le risorse locali, legname per le gallerie e per la fusione dei minerali, e i pascoli per gli animali, utili a trasportare a valle i materiali estratti. Per questo motivo non erano in buoni rapporti con i roncadori, con i quali sorsero spesso nel tempo liti e contese.
Il progetto
“l’Arca delle lingue di minoranza”
Il progetto prevede diverse azioni che puntano alla riqualificazione, allo sviluppo economico e al miglioramento della qualità della vita attraverso ad un contesto capace di integrare valori culturali e paesaggistici con l’innovazione e le nuove tecnologie, per innestare un processo di rigenerazione del territorio di Palù del Fersina e di tutta la Valle dei Mocheni
A Palù si parla il mòcheno, un idioma parlato nella valle sin dal medioevo. La tenacia e l’orgoglio con cui lingua viene conservata e tramandata di generazione in generazione, evitandone l’estinzione, rappresentano un’opera generosa da parte della comunità per tenere viva la biodiversità linguistica, che rende il mondo più ricco di varietà, di sfumature, di interpretazioni. Ecco perché tra le proposte più significative del progetto c’è la realizzazione di un’opera che si chiamerà “l’Arca delle lingue di minoranza”. L’arca ha l’ambizione di raccogliere, conservare e rappresentare la diversità linguistica mondiale e trasmetterla a futura memoria. La creazione di questo patrimonio avverrà attraverso lo sviluppo di una fitta rete di relazioni con gli istituti di ricerca e tutela delle lingue minoritarie, che contribuiranno con materiali, ricerche, testimonianze.
Si tratta di una infrastruttura culturale che accompagnerà visitatori e studiosi lungo un percorso che intende custodire la straordinaria varietà linguistica del mondo e fornisce occasioni per riflettere sui rischi connessi alla riduzione della biodiversità linguistica.
Sono inoltre previste azione indirizzate a creare percorsi di sviluppo economico e di miglioramento della qualità della vita: sviluppo di un turismo culturale e scientifico; sviluppo di un turismo green; potenziamento di un’ospitalità diffusa; sviluppo del comparto agricolo pastorale; potenziamento della residenzialità; riqualificazione urbana; sostegno a forme di lavoro agile; promozione di una mobilità sostenibile e di moderne forme di digitalizzazione.
La strategia e le singole azioni attuative sono state condivise con gli attori e cittadini del territorio attraverso un processo partecipativo.