Oggi entriamo nella Settimana Santa, il cuore dell’anno liturgico, una settimana ricca di gesti e tradizioni che contribuiscono a creare uno spirito di preghiera, di raccoglimento e una profonda meditazione. E’ la settimana della eccezionale manifestazione dell’amore di Gesù per noi. Ripetere e rivivere le azioni fatte da Lui rende presenti anche noi a quegli eventi.
Entriamo nella Settimana Santa accompagnando il Signore nel suo ingresso a Gerusalemme dove voleva celebrare la Pasqua ebraica con i suoi discepoli. Una folla festosa Gli mostra la sua adorazione spargendo lungo il percorso rami di palma davanti a Lui, il sospirato Re della Pace, che avrebbe liberato il popolo di Israele dalla occupazione romana.
Anche noi, nella prima parte della funzione religiosa, al di fuori della chiesa, in presenza dei tanti bambini della nostra comunità, accogliamo Gesù e Gli chiediamo di entrare, mite e mansueto cavalcando un asinello, nelle nostre vite, nella nostra comunità. Lo acclamiamo come Colui che ha condiviso la nostra umanità, ha insegnato come darle senso e valore, come Colui che, con il Suo esempio, ha insegnato ad avere coraggio, ad essere misericordiosi.
La Sua missione non risponde certamente alle attese di un Messia trionfante che instaura un nuovo ordine politico e sociale, ma una nuova spiritualità basata sull’amore.
Agitiamo i ramoscelli di ulivo, conserviamoli poi nelle nostre case e scambiamone parte con parenti e amici in segno di desiderio di vera pace, in un gesto più concreto di quanto la parola possa fare. Partendo dalle nostre case portiamo fuori la pace, non invochiamola solamente ma costruiamola intorno a noi.
Con la processione dell’ulivo e delle palme, simbolo di acclamazione, di regalità, della fede, simbolo di Cristo che vince la morte, della vittoria sul peccato, entriamo in chiesa dove la messa si distingue per la lunga lettura della passione di Gesù.
Ascoltiamo in raccoglimento il racconto di Matteo, che si sviluppa dall’ultima Cena alla sepoltura di Gesù. Meditiamo sulle frasi brevi, ma fortissime, pronunciate dal Signore. Non è una cronaca degli ultimi momenti della vita terrena di Gesù, ma un’occasione per interrogare la nostra fede, un’esperienza da vivere, intensamente.
Nella riflessione sui testi della parola di questa domenica Papa Francesco ci invita a soffermarci sul doppio sapore, dolce e amaro, della celebrazione. Nel nostro cuore sentiamo lo struggente contrasto dei due momenti della vita di Gesù, tra loro vicinissimi come tempo.
Attoniti assistiamo prima alla Osanna della folla e poi al Crocifiggilo. Vediamo Gesù che accetta l’abbandono, l’incomprensione, l’ingiustizia; si lascia oltraggiare, inchiodare ad una croce e poi morire per attuare, in piena obbedienza al Padre, il suo progetto salvifico.
Sofferenza, abbandono umano, ci ricordano la precarietà delle sorti umane, l’inaffidabilità del successo, la contraddizione di sentimenti e prese di posizioni, ma la certezza del trionfo finale del bene sul male. Nel buio della morte si annuncia la luce della risurrezione. La croce, da strumento di infamia, di dolore, sarà trasformata a simbolo di vittoria, di gioia perenne.
Ecco allora che palma e croce potranno camminare insieme, essere portate nelle nostre mani e sulle nostre spalle, essere vie vere di salvezza per tutti noi.
In questa settimana, in profondo silenzio, in un’attesa che non ci lascia nel dubbio circa l’esito finale, il nostro cammino è verso una tomba vuota, il nostro cuore è rivolto all’incontro con Il Risorto. Siamo pronti a ripartire con Lui per una nuova e migliore vita?