Ho un po’ trascurato il progetto del Cammino del Cilento negli ultimi due anni. Traviato da altre “mille” cose da fare, ho lasciato andare in un angolo dei miei pensieri il completamento di un’idea fissa: chiudere l’anello cilentano con gli ultimi 60 Km lungo la fascia collinare degli Alburni, il monte Bulgheria, il Cervati e il Monte Stella.
Ed eccomi nel periodo più torrido dell’estate del 2018 decidere di è giunta l’ora di percorrere a piedi, partendo da Paestum fino al punto in cui avevo lasciato il bandolo della “matassa”: Casalvelino Marina.
A darmi la spinta definitiva è stato un incontro con Corrado Matera, assessore regionale al turismo, che mi ricorda che dal 16 agosto, su iniziativa di un comune amico, Alfonso Grieco, sarà aperto il Cammino di S. Matteo: da Casalvelino a Salerno, appunto.
Inforco i bastoni, imbraccio lo zaino e parto dalla stazione di Paestum il giorno 8 agosto 2018. È il punto dal quale nel 2016 partimmo con un gruppo di amici provenienti dall’Umbria per sperimentare, per la prima volta il Cammino “Tre grotte, tre fiumi”. Allora si trattò di muoversi in senso orario risalendo verso nord fino a Castel Civita, puntando ad est su Pertosa e piegando a sud per arrivare a Morigerati.
Scelgo di seguire la vecchia Capaccio Paestum fino all’incrocio con la strada consortile che porta l’acqua alla vasca di Tempa di lepre ai confini tra Capaccio Paestum e Giungano, il primo tratto è tutto piatto fino al Varco Cilentano. Poi mi si para davanti la salita che porta ad Ogliastro passando per Eredita. La strada è infuocata e sono costretto ad camminare sotto la vegetazione che fa ancora un po’ d’ombra al sole che “piove” da nord – est.
Quando arrivo ad eredita, il mio passo mi viaggia già ad una velocità di crociera giusta. Faccio una sosta al bar posto sulla piazza che un terrazzo sull’infinito che si estende tra terra e mare sotto di me.
Un caffè, due chiacchiere con il barista che ha spalancato ogni porta alla brezza di mare che comincia a rinforzare e poi via verso lo strappo finale che porta al capoluogo. Per strada, visto il caldo c’è poca gente. Sul secondo balcone siedono anziani che contemplano il panorama. È un pezzo di salita al sole delle 11:00 che non dà scampo. Solo grazie al cappello a larghe falde riesco a proteggermi dai raggi infuocati che picchiano forte.
Scapolo sulla cresta dove “impera” l’intramontabile SS 18 che proviene da Napoli e prosegue fino a Sapri ed oltre. È la via “storica” del mare per quanti negli anni ’60 scoprirono il Cilento costiero e lo raggiungevano con ogni mezzo. I nomi strani dei paesi e dei borghi impilati come “perle” sulla SS 18 venivano “recitati” a memoria dai Milanesi con le loro berline che trainavano roulotte per i tornanti tra Agropoli e Palinuro.
Attraverso il centro di Ogliastro Cilento dove recentemente sono stato per una gara podistica di solidarietà con il centro di accoglienza per migranti che qui vi opera con successo. Attraverso la piazza nella quale si concluse la serata con una festa multietnica.
Procedo a passo deciso in direzione di Prignano il prossimo borgo che mi aspetta. La via cammina con me in piano e posso distrarmi allungando lo sguardo verso il mare: si tratta del 2° mare che si staglia all’orizzonte dopo quello di Paestum. È quello di Castellabate che farà da sfondo al mio andare per tutta la giornata.
La SS 18 comincia a scendere e mi viene voglia di correre! La testa mi invita a trattenermi perché non so quanta strada ho davanti, ma il cuore mi convince a lasciarmi andare … mi metto al trotto aiutandomi con i bastoncini e tengo il battito sotto i 100 al minuto. È una bella sensazione andare di corsa durante un trekking, l’ho già fatto durante la mia scalata verso il Cervati e ho tolto un po’ di noia al camminare.
Torno al passo quando sono al bivio con il raccordo con la Cilentana che ha soppiantato la SS 18 velocizzando il collegamento tra Agropoli, Vallo della Lucania, Palinuro, Camerota e il Golfo di Policastro.
S. Antonio di Torchiara è subito dopo la curva. Mi addentro nell’ampia piazza sovrastata dall’imponente chiesa dedicata a S. Barbara, continuo attraversando la strada dove si stanno smontando le bancarelle del mercato e ritorno sulla statale. Proseguo guardandomi intorno in questo borgo cresciuto sul crinale ai due lati della SS 18 e incrocio gli sguardi di persone che osservano in modo interrogativo al passaggio di un uomo che avanza sotto il sole in atteggiamento d’andare in modo inconsueto su una strada dove le automobili la fanno da padrone.
Supero il centro abitato e mi rimetto al trotto dopo aver schiacciato il “play” per ascoltare un’altra puntata di “tre stanze a Manhattan”.
L’incrocio al quale ho deciso di abbandonare la SS 18 ha un’infinità di cartelli che indicano i tanti borghi raggiungibili prendendo a destra. Ho scelto la direzione Stella Cilento per dare a questo cammino una scansione rilassante con possibilità di soste e ristoro ogni 3-4 Km.
La strada si mette in leggera salita ma con ombre proiettate sull’asfalto da una vegetazione rigogliosa. Per cui è un piacere rilassarsi a guardare in lontananza le colline sovrastate da case che si allungano verso il mare di Castellabate. Al primo incrocio un cartello invita a risalire verso Rocca Cilento. A destra si prosegue verso San Martino, frazione di Laureana, dove fotografo la statua del santo che cede il suo mantello ad un povero. I pensieri vanno a quanti oggi non incontrano la stessa pietà Cristiana. Anzi, sono in tanti a sbattere in faccia ai più deboli il “Crocifisso” come una clava …
Procedo verso la destinazione Monte Stella e, finalmente arrivo a Vatolla, borgo designato come tappa di questa giornata.
Vi entro con ancora nella mente i ricordi degli incontri a palazzo Vargas sede della Fondazione Gian Battista Vico e della biblioteca del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Conobbi questo luogo incantato dove soggiornò e “penso” il grande filosofo all’inizio del 3° millennio quando l’istituto Napoletano per gli studi filosofici sotto l’impulso dell’Avv. Gennaro ….. coadiuvato da Vincenzo Pepe, Rosanna Capriglione e l’architetto …….. ne fecero la sede di numerosi convegni che attiravano studiosi e curiosi da ogni parte della Campania.
La fontana, per dissetarmi, l’ingresso per scattare l’ennesima foto, l’ingresso nel cortile completamente ristrutturato e tanti ricordi di un tempo che già si è fatto troppo lontano per essere ancora presente …