di Gaetano Ricco Piangeva “pur nuova legge impone oggi i Sepolcri fuor de’ guardi pietosi, e il nome a’ morti contende” lamentando la tomba mancata per una legge ingrata al suo maestro il grande poeta Ugo Foscolo e si lamentano oggi per una legge regionale che strappa il nome della madre Paestum ai suoi figli, Capaccio, Trentinara,Giungano, Rocca dell’Aspro e Albanella eppure … ci fu un tempo in cui non c’erano ancora le leggi e la vita si misurava con l’onore e con il rispetto e più grande nella casa comune non era il più forte ma chi più generosamente si assegnava a rispettare e a custodire con gli antichi Numi, i nomi e .. il nome del padre era allora per i figli un voto e un giuramento solenne e il nome della grande madre Paestum allora fu alto e rispettato! “Pur nuova legge impone … e il nome a’ Paestum contende” e ci fa obbligo “democraticamente” di rispettare (sic!) che il nome della nostra comune madre Paestum venga ridotto ad una misera “appendice toponomastica” tradendo la legge regionale la stessa volontà della grande madre Paestum, che generando, come lo storico Lucido Di Stefano scrive, nell’anno 1781, nel suo “Discorso III di Pesto” che cinque sono i suoi figli : “è pruova chiara… che soltanto Capaccio, Trentenaro; Comegniento, Giungano, Albanella, e Rocca dell’Aspro … da detta rovinata Città sorsero”… mai avrebbe voluto,potuto spogliarli del suo nome solo perché … tanto tempo fa un oscuro agrimensore assegnò quell’antico sito e non quel nome, ai confini amministrativi di uno di loro! Ahimè, miseria dei nostri tempi, se basta una “legge” regionale a strappare il nome della madre ai figli e a scacciarli dalla casa materna! Una casa che custodita, protetta e difesa, è stata, nel tempo, dalla fatica e dall’afflato corale di tutti i suoi i figli, fatta diventare grande e potente, tanto che giustamente e non democraticamente l’UNESCO, nella sua feconda lungimiranza politica non ha affidato quel nome alle piccole attese “egoistiche” di uno solo dei suoi figli quanto piuttosto e più in alto della Regione Campania al patrimonio culturale di tutta l’umanità e oltre! E così inascoltato il “grido di dolore” che pure si levava dal cuore dei suoi cinque figli e dall’umanità intera la Regione ha legiferato ed ha strappato il nome della madre ai figli, pubblicamente dichiarando che il nome della madre Paestum da oggi, 31 maggio 2016, appartiene solo e solamente a Capaccio … Capaccio, una antica e nobile città di tanti secoli che alta con il suo nome solenne nella gloria della storia mai avrebbe voluto, a danno dei suoi amati fratell, “abusare” di quel nome, riducendolo come invece la legge ha fatto, ad una mera “misera appendice toponomastica”! Troppo grande l’amore e il rispetto per la comune madre Paestum e troppo grande la condivisa discendenza dei nostri cinque paesi, perchè qualcuno dei fratelli avesse potuto mai pensare di strappare all’altro quel vanto che invece una legge insensibile spezza e sigilla contro la volontà della stessa madre! Assai più alto e solenne e universale è il nome e l’eredità culturale e morale della madre Paestum e assai più forte e profondo è e rimarrà il legame che unisce e unirà per sempre i suoi figli e … nessuna legge, per quanto votata all’unanimità dei presenti, potrà mai infatti ridurre quel nome ad una mera misura ”patrimoniale” che si può vendere e comprare come una qualunque proprietà immobiliare. Il nome di Paestum appartiene al mondo e quello che appartiene al mondo è assolutamente “inalienabile” anche per il superiore consiglio regionale della Campania! Il nome di Paestum rimane alto e solenne e nessuna legge attenterà alla sua solitaria monumentalità o giammai lo “diminuirà” chè… anzi pensando i cinque figli ai giorni tristi in cui anche da noi sarebbe un giorno arrivata la Regione Campania, una sera, ancora viva la grande madre Paestum, si riunirono nell’antica casa materna e mentre fuori il vento fischiava forte e scendeva copiosa la pioggia, si sedettero e rannicchiandosi a coppo ancora una volta come tanto tempo fa intorno alla grande madre Paestum, appoggiando la testa sulle sue lunghe gambe come una volta si addormentarono felici tutti e quando poi al mattino si svegliarono videro che la loro madre come in un ultimo, estremo abbraccio benedicendo i suoi amati figli ella aveva reclinato il capo e più non respirava e allora capirono e piansero i suoi cinque figli infinitamente la perdita della madre ma poi si alzarono e pietosamente componendola nel suo lungo,bianco abito nunziale la adagiarono su una pira di legno di alloro e bruciando incenso agli dei Mani e con voti e con preghiere l’affidarono per sempre al tempo senza vecchiaia e mentre la pira alta ardeva nel cielo profumando tutto d’intorno la casa si … strinsero la mano i cinque fratelli e chiamandosi per nome giurarono uno per tutti: prima Capaccio la più Grande, poi Giungano la Libertaria e poi ancora Roccadaspide la Superba e Trentinara l’Enigmatica, che mai nessuno, oltre ogni legge, avrebbe mai strappato il nome della madre al fratello per farne “egoisticamente” incetta. E perché nessuno mai dimenticasse quel giuramento, decisero che di quel nome andava fatto per tutti sigillo perpetuo e fu così che mentre la grande madre Paestum sorridendo approvava e alto il fuoco della pira continuava nella notte con i suoi bagliori ad illuminare di lontano la “fortuna” dei suoi tre tesori, vennero i cinque fratelli al patto e tutti insieme decisero allora e per sempre di affidare quel nome alla più piccola delle sorelle, ad Albanella, la memore perché ella per tutti, senza mai nulla a pretendere, solennemente e per sempre sigillasse quel nome nel suo stemma comunale (che una nota della Presidenza della Repubblica Italiana definisce il simbolo civico più alto e ufficiale della dignità,dell’onore, della personalità e della storia di un paese) affinchè monito di ogni tempo se ne tramandasse in alto solenne e solitario ai posteri il nome chè grande e non solo monumentale fu l’eredità che la grande madre Paestum aveva lasciato ai suoi figli! Albanella allora umilmente si inchinò a quel vanto e ringraziando tutti i suoi fratelli promise che mai nessuno da quel giorno avrebbe più “abusato” del nome della grande madre Paestum, nemmeno il superiore consiglio della Regione Campania! E fu così che a sigillo di quell’antico giuramento Albanella che, nell’anno del Signore 1781, fece scrivere allo storico Lucido Di Stefano che: “Formano l’insegna del suggello di Albanella due cipressi con due stelle sopra e alcune onde di sotto, indicanti, come io credo, la memoria dolorosa delle due città distrutte, di Pesto sua madre, e di Capaccio sua sorella, due lucidissime stelle e le onde dei fiumi Calore e Silaro” … oggi si alza e gridando forte la sua “disobbedienza”chiama all’antico giuramento e invita insieme tutti i suoi fratelli “Capaccio,Trentenaro,Giungano,Albanella e Rocca dell’Aspro” perché montando la protesta possa ancora una volta tornare il tempo dell’onore di quando ancora non esistevano le leggi e il nome del padre e della madre erano onorati e rispettati! Perché è scritto ancora che: “I nomi non sono puri accidenti da usare alla bisogna ma sono la sintesi solenne e gloriosa in cui la storia ha raccolto il suo e il nostro cammino” e della nostra grande madre Paestum il nome non è quello della “rosa” che:“stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus”!
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