Una vicenda dai contorni opachi quella che come un ciclone sta travolgendo il circuito di accoglienza degli immigrati in Campania. A Napoli due arresti, altre persone che risulterebbero indagate tra cui anche Don Vincenzo Federico, responsabile della Caritas della Diocesi Teggiano – Policastro. Un prete pronto e audace, in prima fila per far fronte al “disagio” che attraversa e divide il mondo in due. Chi lo conosce lo apprezza per il suo carisma, per la sua bontà e, nessuno oserebbe pensare che dietro possa nascondersi un mostro senza scrupoli, capace di speculare sui soldi destinati agli immigrati. Partiamo col dire che ” indagato ” non vuol dire colpevole. La Procura di Napoli che ha avviato l’inchiesta sta indagando anche sul presunto giro di ticket money del valore di 2,50 euro cadauno, su cui sarebbe avvenuto il reato contestato a Don Vincenzo. Un’inchiesta che vede coinvolta una coppia Napoletana, Alfonso De Martino, 43 anni, presidente dell’associazione senza scopo di lucro “Un’Ala di Riserva” e sua moglie Rosa Carnevale, 43 anni già in manette; l’accusa nei loro confronti, evidenzia che si strumentalizza l’ assistenza agli immigrati “per utile personale e in funzione di un guadagno illecito”. In questa rete tutta da srotolare, sarebbe implicato secondo gli inquirenti anche Don Vincenzo con la “supposta” accusa di peculato. Ma lo stesso, prontamente si difende e, a spada tratta controbatte :” Il 14 aprile 2014, ho scritto una lettera al Prefetto Mario Morcone per denunciare il mercato nero dei ticket destinati agli immigrati “. Afferma di non aver mai avuto rapporti con la coppia napoletana. Di essere pulito, e di aver agito sempre e solo secondo legge e secondo i canoni che la sua missione gli detta, aiuto indiscriminato verso i bisognosi e verso i meno fortunati. Da sottolineare che la sua azione quotidiana, ha avuto nel recente passato un riconoscimento prestigioso, la nomina di “Cavaliere della Repubblica” assegnatagli dal Presidente Napolitano, proprio per rimarcare il suo impegno contro i più deboli. Il sacerdote, oltre ad essere delegato della Caritas diocesana, è reggente della parrocchia di Sant’Alfonso in Padula.
IL SINDACO – E proprio il primo cittadino di Padula, Paolo Imparato, esprime parole di conforto al sacerdote: “Sono convinto – dichiara il sindaco Imparato – che il nostro parroco sia estraneo a questa vicenda. La nostra comunità si stringe attorno a lui in questo particolare momento”.
CURIA – Atteggiamento condiviso dalla Curia di Teggiano Policastro che dichiara la propria “Sorpresa” e “piena fiducia nell’operato della magistratura” per l’inchiesta. “L’accoglienza dei migranti – si legge nella nota – ha trovato la nostra Caritas in prima linea in una missione affrontata senza scopo di lucro e con generosa dedizione. Le iniziative di animazione hanno portato al coinvolgimento di famiglie, comunità ed enti locali e alla collaborazione con le istituzioni preposte all’accoglienza in totale trasparenza di comportamenti e di azioni. In questo modo, si è lavorato per l’inserimento di immigrati nel percorso lavorativo, attenti a promuoverne la tutela dei diritti”. “Ciò che sta a cuore di tutti, ora, è che tale opera non sia semplicemente vanificata. Per questo, la diocesi – mentre esprime la propria vicinanza a don Vincenzo Federico – auspica che l’accertamento dei fatti avvenga nel più breve tempo possibile, per rispetto alla verità e a quanti si sono spesi nel servire persone che scappano dalla fame, dalla guerra e dalle persecuzioni”.
CGIL – Le vicende legate all’indagine sullo scandalo dei fondi distratti ai migranti nell’inchiesta della Procura di Napoli fanno emergere uno scorcio raccapricciante che, se confermato, metterebbe a nudo un sistema di frode strutturato e in attività da anni. Confidiamo nel lavoro della Magistratura e chiediamo che venga fatta piena luce in tutte le direzioni evidenziate dall’indagine, non è consentito a nessuno speculare sulle disgrazie della povera gente. Ci teniamo, però, a sottolineare che il sistema che regolamenta l’accoglienza dei rifugiati presenta delle criticità che da tempo denunciamo. Certo, un importante passo in avanti è stato fatto nel momento in cui la gestione dell’accoglienza fu affidata, due anni fa, alle Prefetture (prima era di competenza della Protezione Civile) ma l’attuale sistema esclude dalle decisioni le Amministrazioni Comunali dove le stesse strutture di accoglienza sono ubicate. Questo spesso crea disparità nella distribuzione territoriale nel numero di migranti e ha fatto sì che il 50% di essi, oggi, sia concentrato nelle regioni meridionali. Chiediamo alla Prefettura di Salerno di convocare in seduta straordinaria il Consiglio Territoriale sull’Immigrazione alla luce di quello che è successo, per monitorare le associazioni che operano sul territorio e per valutare la fattibilità della nostra proposta.