Sul Venerdì di Repubblica del 5 marzo 2021 (https://www.repubblica.it/venerdi/2021/03/05/news/parmigiani_e_biogas_la_strana_coppia-289305919/) è pubblicato un articolo che vale la pena di analizzare perché ci porta direttamente al nostro mondo agricolo o, meglio ancora e nello specifico, a quello legato alla zootecnia.
Si tratta di una rubrica #GRENNHEROES curata da Alessandro Gasmann e porta l’esempio di come si può coniugare “tradizione e innovazione”.
Gassmann riporta l’esperienza di Piero Gattoni, agricoltore, classe 1972, che gestisce un allevamento di vacche da latte.
S’impegna nel “cercare di valorizzare le produzioni locali in chiave di sostenibilità” e si attiva per far nascere “Caramasche, la cooperativa d’eccellenza di produttori di Parmigiano Reggiano del basso Mantovano di cui è presidente”.
Come tutti gli allevatori ha il problema dello smaltimento dei reflui zootecnici e “nel 2010 decide di investire in un impianto di digestione anaerobica”.
Si tratta di un processo biologico dove, in assenza di ossigeno, la sostanza organica viene trasformata in biogas, fonte rinnovabile destinabile a diversi usi (energia elettrica, calore, trasporti).
Convince altri agricoltori a fare, insieme, altrettanto e fondano il Consorzio Italiano Biogas che oggi associa 800 imprese agricole e 200 industrie consorziate.
Anche alla nostra latitudine c’è un uomo che, da oltre 2 anni, si batte e “ribatte” per fare altrettanto …
Quest’uomo si chiama Orlando Mandetta! Anche lui è presidente di una cooperativa; anche lui ha capito che il problema dello smaltimento dei reflui zootecnici è diventato il “problema” dell’intera filiera bufalina; anche lui cercato e individuato un partner disposto ad investire per la realizzazione di un biodigestore …
Inoltre ha convocato convegni, ha visitato impianti già realizzati in pianura padana, a fatto anticamere alla regione e al comune, a fatto visita a decine di allevatori per convincerli a conferire il letame che è la materia prima, si è scontrato con chi non vuole capire, ha denunciato gli sversamenti di liquami dei corsi d’acqua, ha individuato il terreno dove costruirlo, ha perfino trovato una banca disposta a finanziare il progetto …
Oggi è quasi sfinito, stremato, disincantato per come la nostra realtà appare sorda se non ostile a fare un passo avanti nella direzione giusta, non perché lo dice lui, ma perché è già stato dimostrato che è utile, funzionale e perfino crea altra ricchezza che si riversa nelle tasche degli imprenditori sia sotto forma di energia che di ristori economici.
Infatti il “biogasfattobene” permette di sostenere un diverso modo di fare agricoltura secondo un modello “circolare”, in cui si recuperano gli effluenti e gli scarti della produzione in modo da aumentare la fertilizzazione organica dei terreni a scapito di quella chimica. Così si torna a stimolare le rotazioni, ad avere i terreni coperti tutto l’anno e una produzione aggiuntiva di carbonio nel suolo.
La “digestione anaerobica” e la mozzarella di bufala sono due mondi che possono e devono convivere anche per “valorizzare le produzioni di qualità rendendole sempre più sostenibili attraverso un modello circolare che il Cib ha sintetizzato nel progetto Farming For Future, dieci azioni concrete per la transizione agro-ecologica dell’agricoltura italiana in linea con il Green New Deal.
Biesse