Angelo Vassallo non avrà giustizia. Le indagini non hanno raccolto nulla di rilevante ai fini processuali e, dopo l’ennesima proroga, a febbraio scadranno i termini per le indagini. Così l’assassino di Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore di Pollica ucciso il 5 settembre del 2010, resterà senza nome. «Per me resta una ferita aperta, purtroppo dobbiamo chiudere senza aver raccolto quello che speravamo», ha detto al Mattino Rosa Volpe, la pm che per sette anni ha seguito le indagini. Un solo indagato, il 34 enne italo-brasiliano Bruno Humberto Damiani, arrestato a Bogotà nel 2015, sul quale però non ci sono mai stati risultati rilevanti; le dichiarazioni generiche di un collaboratore di giustizia e pochi riscontri. Neanche l’ultimo tentativo investigativo – il test del Dna su 94 persone tra conoscenti di Vassallo e sospettati – ha sortito esito positivo. Ed ecco, quindi la chiusura del caso.
Il corpo di Angelo Vassallo fu trovato la notte del 5 settembre 2010 in una strada secondaria di Acciaroli, non molto lontano dalla sua abitazione. Era nella sua auto, un’Audi station wagon, che era stata crivellata con almeno nove colpi di pistola. Il finestrino dell’auto abbassato, come se il sindaco conoscesse il suo omicida. Due le piste seguite dagli investigatori. Quella collegata alla malavita: Vassallo si stava battendo strenuamente contro lo spaccio di droga che stava invadendo il paesino del Cilento. Affrontando anche personalmente alcuni dei signori locali della droga. E poi c’era la pista privata. Di dissapori legati a vicende personali o a questioni di paese.
fonte: Corriere del Mezzogiorno