Da un messaggio di Luigi Punzo, CEO di Tesi Aeronautica, apprendo di un’assemblea di cittadini convocata nella “Chiesetta” di San Felice una frazione di Cicerale.
Con Cicerale, sono altri quattro i comuni (Giungano, Ogliastro Cilento, Agropoli e Capaccio Paestum) che contribuiscono con porzioni di territorio a formare il distretto industriale disseminato nelle lingue di territorio che scivolano verso la via Malagenia che collega a Mattine: cerniera tra la Piana del Sele e i contrafforti cilentani.
Arrivo con qualche difficoltà nella contrada San Felice dove è situato il luogo del ritrovo. Decine di automobili e un centinaio di persone già “affollano” la stradina che risale la collina e stazionano negli spazi aperti intorno alla “chiesetta”.
Puntuale, il geometra Nicola Rizzo invita il “popolo” radunato all’esterno ad entrare o, quanto meno ad avvicinarsi per ascoltare.
Di fianco a Rizzo siede l’ing. Vincenzo Belgiorno che insegna all’università di Salerno che porterà il suo punto di vista dal punto di vista tecnico sull’argomento.
Il tema in discussione è l’autorizzazione a costruire un biodigestore per la produzione di metano concessa da parte del comune di Ogliastro Cilento su un terreno di 4 ettari che confina con il comune di Cicerale. A pochi passi, nel comune di Cicerale, esiste già un altro impianto, di dimensioni più piccole, ed è operativo da tempo.
Rizzo, che ha in mano il pallino e che si dichiara non contrario per principio all’impianto, conduce l’uditorio a piccoli passi verso una presa di posizione contraria facendo vedere un video registrato ad Auletta dove, lo stesso tipo di impianto, è stato bocciato dalla comunità che si è rivoltata contro il sindaco che ha dovuto prenderne atto e rimangiarsi la decisione autorizzativa.
Rizzo ricorda che, sempre nella stessa area, hanno già dovuto opporsi alla realizzazione di un centro di accoglienza per immigrati, ad una struttura per il trattamento dei rifiuti organici …
C’è poi la denuncia contro il metodo seguito nel tenere sotto traccia l’argomento in quanto, fino all’esposizione della tabella con le indicazioni del tipo di impianto sarebbe stato realizzato nella zona industriale di Ogliastro su un terreno di 4 ettari, la comunità non era stata informata. Eppure, ricorda Rizzo, il comune di Ogliastro ha dovuto approvare una variante al Piano Urbanistico per poter dare il via libero alla concessione.
L’assemblea, convocata per chiedere e ottenere chiarimenti, si trasforma presto in un coro di interventi contrari alla realizzazione del biodigestore per la trasformazione di letame e liquami prodotti da animali; in aggiunta, l’impianto può lavorare anche lo smaltimento e trasformazione di bucce di pomodoro, fichi d’India, ed altri scarti provenienti dall’agricoltura.
L’impianto è uno dei due finanziati in provincia di Salerno (l’altro è quello di Auletta) con il PNRRN.
l’Ing. Vincenzo Belgiorno svolge la sua relazione “lisciando” il pelo all’atteggiamento dell’assemblea che pare determinata a contrastare la realizzazione dell’impianto. Belgiorno, interpellato sulla possibilità di poter interrompere l’insediamento, dichiara che la procedura seguita dal comune è “Irrituale ma legittima”. Pertanto, avviare un’azione legale è possibile, ma sarebbe un’impresa complessa e difficile che andrebbe affidata ad un amministrativista.
Uno dei punti sollevati e sottolineati dai relatori è il numero enorme di autocarri pesanti che andrebbero ad intasare la già frequentatissima strada che serve l’area industriale!
C’è anche chi interroga l’ingegnere sul fatto che l’impianto potrebbe essere anche trasformato in un impianto per il trattamento dell’umido …
Rizzo riprende la parola per tentare di riportare sui binari che aveva immaginato e dichiarato all’inizio; “vogliamo essere informati per poter capire fino in fondo di che si tratta!”
Ma ormai il sasso nell’acqua è stato gettato e sono in tanti ad intervenire con argomenti che riflettono più le possibili ricadute sulla propria vita e sulla propria azienda che non la volontà di capire bene i termini del problema: la società è già in possesso di una concessione e solo un “ricorso” urgente e ben argomentato potrebbe tentare di convincere la ditta, che lo ha messo in campo; o il comune che ha dato l’autorizzazione a costruire e ad operare; a fare marcia indietro totale o parziale.
La possibile strada da imboccare per elevare il livello dello scontro che si prospetta è quella di riuscire a trascinare nella disputa legale, come alleati, molti degli imprenditori che già hanno le loro aziende insediate nel distretto industriale. Infatti, non e che, presenti all’assemblea, potrebbero mettersi a capo della protesta per mobilitare l’opinione pubblica e le risorse necessarie per una poderosa battaglia che andrebbe a toccare interessi importanti dal punto di vista economico oltre a quelli “ambientali” cari ai cittadini, agricoltori e allevatori.
Infatti, per rendere concreta l’ipotesi di una “retromarcia” da parte di impresa e comune, l’assemblea ha dato mandato a Nicola Rizzo e al gruppo di imprenditori di individuare un avvocato esperto di diritto amministrativo per capire se ci sono modi, termini e tempi di opporsi per vie legali.
Staremo a vedere come andrà a finire …
Intanto, ad allevatori e agricoltori rimarrebbe in mano il “cerino” acceso del problema dello smaltimento dei reflui dei loro allevamenti che ora spargono a piene “autobotti” sui terreni agricoli in misura ampiamente superiore a quello consentito: tre capi di bestiame per ettaro di terreno su cui disseminano letame e liquami!
Questo modo di fare viene da “lontano” ed è diventato “consuetudine”.
Pertanto, sarebbe interessante essere invitati ad assistere ad un incontro che metta in primo piano un’iniziativa su come dare attuazione alla legge regionale del 2001 che regolamenta la problematica dell’inquinamento da letame che viene sparato a getto continuo anche quando, come nel caso di questo autunno, le piogge incanalate nei canali di raccolta che sfociano nei fiumi, arrivano fino al mare!