Oggi, 19 luglio, a 29 anni dalla scomparsa, la scuola ricorda uno dei magistrati più importanti del pool antimafia, un simbolo della lotta a Cosa Nostra, che ha combattuto per anni prima di essere ucciso insieme alla sua scorta in un attentato a Palermo, in Via D’Amelio. Lo ricorda in un tormentato momento di ripartenza con l’auspicio della rinascita morale quanto mai necessaria oggi, in un momento in cui i cittadini vivono ogni giorno l’incertezza dei loro diritti dinnanzi alla debolezza della politica e delle istituzioni.
I decreti sono spesso decisioni politiche messe su carta, a volte foraggiate con risorse milionarie, a volte no. Ripartenza è un partire daccapo, riconoscendo magari tentativi fallimentari già attuati e orientati alla rinascita. La ripartenza ha la forza e il valore insiti nel coraggio, nella voglia di una risurrezione, con la prospettiva di tornare quella normalità che eravamo. Il respiro nuovo, la riconquista dello spazio esistenziale, la dinamica della macchina dei consumi, il traguardo dell’abbraccio sociale non possono soltanto macchiare la carta con l’inchiostro per decreto. Ripartenza si fa grazie alla progettualità di un sogno. Spesso dietro ai sogni, come nel nostro caso, è ascosa la forza di progettare il recupero della normalità perduta. La nostra ripartenza deve tradursi in progettualità d’impresa spaziante in creatività e ambizione. Sostenibilità, made in Italy, digitalizzazione sono classificazioni che necessitano di confronto dalla nostra prima fabbrica all’ultima bottega dimenticata del profondo sud. Dobbiamo farci attori tutti di ripartenza, nella misura dei nostri ruoli. Dobbiamo assumerci nel protagonismo del saper fare e diventare attrazione, entità di interesse. Ripartenza sta agli ambiti politici, culturali, storici, tradizionali; bisogno di ripartenza si traduce come volano, tentativo creduto di crescita e sviluppo. In Italia devono ripartire le Istituzioni e riguadagnare il proprio spessore. Con Draghi dovevamo guardare idealmente a una realtà distante rispetto al passato, proiettata verso il futuro. Il governo di turno è legato alle problematiche interne, a intese non decollanti. Stiamo ripartendo sotto il sole minaccioso della variante Delta, con infiniti propositi di normalità, ma insieme alla voglia di farla franca portiamo addosso, come marchio ormai indelebile, le paure del Covid19 che non arretra affatto, ma si ripropone con nomenclature e caratteristiche mutate. E nella nostra ripartenza, se pure ancora rimasti inscritti nella circonferenza dell’attesa del futuro prossimo, la nostra scuola vuole ripartire per certi aspetti, come movimento culturale ricordando una figura di grande spessore. “La lotta alla mafia, ricordava Paolo Borsellino, dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.” La scuola, col ricordo di Borsellino, traccia anche una ripartenza di pulizia morale e libertà. In questa guerra non conclusa, l’istinto di sopravvivenza ci rende coraggiosi nella realizzazione di un sogno, quello di una sana normalità. La scuola vuole contribuire nel realizzare questo sogno. Lo fa ricordando, lo fa imbevuta dell’insegnamento derivante dalla testimonianza della legalità. Il 18 e 19 luglio, a Palermo, il mondo della scuola ha ricordato il giudice Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, a ventinove anni dalla strage di Via D’Amelio, avvenuta il 19 luglio 1992. Testimonianze dal mondo dell’istruzione, della politica, dell’associazionismo, della società civile per diffondere la cultura della legalità tra i giovani seguendo l’esempio di chi ha speso la propria vita per la lotta contro le mafie. Gli incontri si sono tenuti simbolicamente attorno all’Albero della Pace, sul luogo della strage. Oggi, 19 luglio, è la giornata dedicata alle studentesse e agli studenti, ai cittadini del futuro. Stamattina, sono iniziate le celebrazioni a partire dalle ore 9 con le letture e le animazioni di “Coloriamo via D’Amelio” e con la presentazione della sesta edizione del Concorso nazionale “Quel fresco profumo di libertà” dedicato ai temi della legalità e della cittadinanza attiva. Nel corso della giornata, come da programma, seguiranno gli interventi della Sottosegretaria Barbara Floridia, del direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale siciliano Stefano Suraniti, del presidente della Società italiana di Pedagogia Massimiliano Fiorucci, di Vittorio Teresi, Maria Tomarchio e Viviana La Rosa del Centro Studi “Paolo e Rita Borsellino”. Seguirà l’incontro “La scuola, il territorio, l’educazione alla legalità democratica” con le voci di alcuni dirigenti scolastici. Ieri, invece, 18 luglio, si è tenuto un incontro dal titolo “Il tempo che verrà tra memoria e futuro”. Sono intervenuti il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, la senatrice Liliana Segre, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il Presidente del Centro Studi “Paolo e Rita Borsellino”, Vittorio Teresi, l’ex Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, l’ex magistrato Gherardo Colombo e l’attore Roberto Lipari. Le celebrazioni sono state organizzate dal Ministero dell’Istruzione, dal Centro Studi “Paolo e Rita Borsellino”, dal Comune di Palermo, dall’Università degli Studi di Enna e dall’associazione Agesci. Paolo Borsellino era un giudice siciliano, componente del pool antimafia, venne assassinato in via D’Amelio, a Palermo, il 19 luglio 1992, insieme a 5 agenti della scorta. Oggi la scuola, 19 luglio, a 29 anni dalla scomparsa, ricorda uno dei magistrati più importanti del pool antimafia, un simbolo della lotta a Cosa Nostra, che ha combattuto per anni prima di essere ucciso insieme alla sua scorta in un attentato a Palermo, in Via D’Amelio. La scuola lo ricorda in un tormentato momento di ripartenza con l’auspicio della rinascita morale quanto mai necessaria oggi, in un momento in cui i cittadini vivono ogni giorno l’incertezza dei loro diritti dinnanzi alla debolezza della politica e delle istituzioni.
Emilio La Greca Romano