Di Olimpia Nicoletti
Mi presento: sono una vecchia abbonata al Settimanale Unico. L’articolo, firmato da Monica Acito nel num 9 del c.a. e che racconta la storia di S. descritta con dovizia di particolari, ha suscitato in me sentimenti di ribellione e di contestazione.
Lo scritto offende la dignità e la sensibilità degli abitanti dei piccoli borghi del circondario.S. ha voluto esibirsi, collocandosi al di fuori e al di sopra della massa; non ha pensato che chi presenta il proprio vissuto non ha il diritto di additare l’intera comunità. Si evince che S. non ha avuto la possibilità di contattarsi con altre persone ed altre famiglie dove non si praticano scongiuri facendo segni di croce e sputacchiando per terra.
È evidente che queste ancestrali prati chele ha vissute nella sua famiglia. All’autrice dell’articolo, Acito, consiglio di leggere “Le comunicazioni sociali” di Mascilli Migliorini (anni ‘70\’80) per approfondire l’argomento ed evitare di offendere intere comunità.
Infatti, Acito ci presenta una società dal gusto “ruspante” e che sa di “ignoranza”; descrive la mentalità Cilentana definendola Marcia e impastata da atteggiamenti da “branco”, soprattutto nei paesini di 1000 anime. In questi piccoli borghi i “1000” individui hanno sensibilità diverse l’uno dall’altro. Per cui accomunarli in atteggiamenti unidirezionali è, a dir poco, azzardato.
Ricordo a tutti noi che le nostre comunità hanno dato i natali a dediti al sapere con grande cultura: pensatori, politici, storici, giudici e avvocati, poeti e artisti.
L’onesto uso della memoria è il miglior antidoto all’imbarbarimento della società; pertanto invito questo giornale e i suoi redattori a ricordare il glorioso passato e a proiettarlo nel futuro.
Gentilissimo Dott. Scandizzo, la ringrazio per la cortese attenzione che vorrà dedicare allo scritto di una “vecchia donna”. Abbraccio tutta la redazione. Con le vostre intelligenti pubblicazioni riuscite a destare le nostre coscienze, per tanti versi, cadute in catalessi.