Saper leggere le etichette dei prodotti alimentari significa poter scegliere in maniera consapevole e responsabile, secondo le proprie esigenze. E’ fondamentale conoscere le informazioni relative al contenuto del prodotto tenendo conto di alcuni importanti aspetti che devono contraddistinguere un’etichetta, ossia facile lettura, chiarezza, leggibilità e indelebilità.
Tra le informazioni obbligatorie da inserire in etichetta vi è l’elenco degli ingredienti da riportare in ordine decrescente, che identifica la loro percentuale di utilizzo nel prodotto, preceduti dalla parola “ingredienti”.
Tra questi, un ruolo di spicco spetta agli allergeni che le aziende, rispetto agli altri ingredienti riportati, sono obbligate ad evidenziare in grassetto o con un colore differente, a causa della loro pericolosità in caso di entrata in contatto con soggetti allergici o intolleranti.
L’entità di una reazione allergica dipende in buona sostanza dalle condizioni individuali del soggetto, ma è la reazione più grave, ossia lo shock anafilattico, che può mettere in serio pericolo la vita degli individui, portando perfino alla morte. Ecco perché sulle etichette vanno indicati soprattutto gli alimenti certamente considerati allergeni ossia latte, uova, soia, frutta a guscio (mandorle, nocciole, noci, etc.), pesce, molluschi, crostacei, cereali contenenti glutine (orzo, farro, grano, segale).
Per le bibite contenute in bottiglie di vetro destinate a essere riutilizzate sono obbligatorie le seguenti indicazioni: la denominazione dell’alimento, gli ingredienti o i coadiuvanti tecnologici, la quantità netta, la data di scadenza o il TMC (termine minimo di conservazione) ed anche la dichiarazione nutrizionale. Alle dichiarazioni nutrizionali obbligatorie, possono essere indicati, se presenti in quantità significative, anche altre sostanze quali le vitamine ed i sali minerali.
Dati importanti per la nostra salute, quindi. Purtroppo, nonostante la battaglia condotta a livello Europeo da molte associazioni di consumatori, in etichetta viene indicata la sede della ditta di produzione, ma non l’origine dei componenti, come la sede di produzione delle olive per l’olio, o il latte per i formaggi. Nascono così prodotti che vantano il “made in Italy” pur essendo prodotti con materie prime che vengono dall’estero, spesso anche da fuori Europa, per solo fatto che la sede ufficiale della ditta è in Italia, con i conseguenti danni per i produttori nostrani e senza le giuste garanzie per il consumatore.