«… abbiamo pure noi messo il naso negli affari di Sergio e nel suo bicchiere di vino. Possiamo allora fare il verso ad uno slogan accattivante della protesta giovane di questi giorni, che parla di felini-pantere e di identità; e tornare, sempre felini ma più domestici, al giardino di Sergio e al nostro.»
_1990, Gianni Bailo Modesti, Legambiente_
1967, Salerno Piazza Abate Conforti, 4.
Ricordo di aver incontrato Sergio per la prima volta nel 1967 a casa di mia nonna in Piazza Abate Conforti. Era in compagnia di mio fratello maggiore Gianfranco, suo fraterno amico e di Raffaele D’Andria. Parlavano di organizzare una mostra in casa della nonna, un’abitazione dalle enormi stanze, li osservavo con stupore, li vedevo lontani, misteriosi, così presi dalla loro idea.
1988, Paestum Piazza della Basilica.
Rincontro Sergio nella sua Paestum nella sede del Circolo di Legambiente di cui ne ero coordinatore. Ci propose di organizzare un ciclo di eventi tra arte e ambiente e partimmo subito con le personali di due sue allieve Mirella Monaco e Ida Mainenti. Da lì nacque una lunga collaborazione con l’idea di creare ri-connessioni nel territorio pestano intorno al concetto di bellezza declinata nelle più svariate forme. Così vide la luce il suo libro 360° a Nord-Est viaggio di un alchimista solitario edito dalla Legambiente del Salernitano e la mostra Paestum in cartolina all’interno del Museo Archeologico Nazionale. A seguire tante altre iniziative socioculturali sulle tematiche ambientali, sul paesaggio, sull’archeologia industriale, sul recupero del complesso della Stazione di Paestum (indimenticabile il “matto” capodanno 2008 del periodo stazionati) come testimonianza della necessità di una sua rinascita. E ancora, il suo sostegno ideale alla nascita dell’Oasi Dunale per la difesa dell’habitat costiero. Tutte azioni tese a ridare bellezza a Paestum e al suo contesto che dagli anni settanta in poi è stato offuscato, calpestato, violentato da uno sviluppo senza qualità e senza controllo.
Sergio, ne soffriva molto, non accettava che nell’agire quotidiano, vi potesse essere così tanta arroganza, insensibilità, cupidigia, desiderio di cancellare la memoria dei luoghi e deturpare il territorio. Nei sui scritti, non a caso più volte si descrive come un esule, straniero in patria, anche se non abbandonerà mai la sua amata Paestum.
Sergio pur avendo avuto modo di conoscere e frequentare personalità importanti della cultura, dell’archeologia, del mondo dell’arte e delle istituzioni, era schivo, solitario, rifuggiva dall’apparire e dalla mondanità preferiva le cose buone e semplici: cenare in una piccola trattoria/bettola; bere vino corposo fatto in casa, intrattenersi con gli amici nel suo studio.
Era alla continua ricerca di collaborazioni, di sponde che potessero essergli di supporto nella realizzazione delle sue idee e del suo sogno: dare una sede stabile all’Archivio Laboratorio e alla sua immensa collezione presso gli edifici della Stazione di Paestum. In tanti lo hanno deluso e a volte usato. Forse oggi c’è finalmente la concreta possibilità che il suo sogno, possa almeno in parte realizzarsi, visto gli impegni assunti dal Sindaco Alfieri. Ma senza Sergio, tutto sarà più difficile. Le istituzioni potranno realizzare il contenitore ma quel luogo avrà bisogno di un’anima per essere vivo e propulsivo. Questo di sicuro le istituzioni non potranno farlo. Allora spetta ai tanti compagni di viaggio, se lo vorranno, far sì che il viaggio di Sergio continui senza tempo.
Pasquale Longo, Legambiente Paestum.