Siamo giunti alla conclusione della missione di Gesù sulla terra. Nella solennità dell’Ascensione, 40 giorni dopo la Resurrezione, celebriamo il ritorno di Cristo alla destra del Padre dove preparerà un posto per tutti noi, se vivremo da veri cristiani.
L’evento ci viene narrato nel brano degli Atti degli Apostoli che è proposto nella prima lettura della liturgia. Invece nel breve passo di Matteo, epilogo del suo Vangelo, partecipiamo anche noi all’ultimo incontro di Gesù con i discepoli.
Gesù sceglie anche questa volta un monte, in Galilea, dove si avvicina al gruppo degli undici, numero che precisa Matteo, quasi a sottolineare la lacerazione segnata dal tradimento.
Sul monte, che rappresenta l’incontro tra il cielo e la terra, avviene il congedo da loro, ma anche la rassicurazione che non saranno abbandonati. La presenza di Gesù adesso nel mondo sarà diversa, ma non meno reale di quella fisica. Il suo è un andare ma nello stesso tempo un restare, anche se con mezzi diversi dal vedere, udire, toccare.
Sul monte Gesù affida agli apostoli il compito di essere suoi testimoni con la vita, con le azioni, con le scelte concrete, con le parole. Da questo momento tocca a loro continuare l’annuncio e l’opera di salvezza, testimoniare l’amore del Padre ai fratelli che ancora non Lo conoscono. In questo saranno aiutati dallo Spirito Santo.
Inizia così l’invio missionario di Gesù alla sua Chiesa, a tutti noi battezzati. Un compito che durerà fino alla sua seconda venuta. E’ un invio ad una impresa non solitaria ma comunitaria, un servizio di condivisione e testimonianza seguendo i suoi insegnamenti. Un invio che però ancora oggi purtroppo possiamo considerare solo iniziato in molte zone del mondo e in molti dei nostri cuori, o addirittura un invio che non è stato mai accolto. La crisi della fede, l’assenza di pratica religiosa, l’indifferenza di tanti, soprattutto giovani, rispetto alla presenza di Dio, ne sono la prova.
Riflettiamo allora con attenzione e con fede sulla missione da svolgere consegnata agli undici e affidata a tutti noi! Anche Papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato ci sta ricordando che la Chiesa di Cristo è geneticamente missionaria. Gesù infatti si fida delle nostre azioni. Ha fiducia in noi. Ci offre la possibilità di costruire un mondo nuovo e di far incontrare Gesù ai nostri fratelli.
Se riflettiamo non è poi così difficile! Dobbiamo semplicemente parlare di Lui, come farlo lo possiamo decidere da soli. La nostra missione riguarda il nostro operare in famiglia, con gli amici, i colleghi di lavoro, con il nostro prossimo. Impegniamoci quindi a darle nuovo slancio anche quando incontriamo indifferenza, ostilità o, addirittura, disprezzo. Meditiamo!