Nera D’auto, residente a Roccadaspide, contraddistinta nel suo paese per la professione che esercita: “artista”.
Durante questo periodo di lockdown, ha avuto modo di sperimentare nuove tecniche di pittura nonostante lei già è riconosciuta come artista di maggiore esperienza in tutto il territorio?
Devo dire che il periodo di lockdown ormai scorso è riuscito ad allontanare dall’immediato il pensiero umano e, per questo, nel mio caso a meditare sulla vita associata all’arte. Prima di parlare di una tecnica quella del buco/taglio che ha visto una particolare attenzione ed esecuzione in questo periodo, occorre fare un salto indietro e andare a qualche anno fa quando lavoravo sul colore ed ero intenda a rendere la sua corposità materica. E’ importante ai fini dell’esatta comprensione circa questo elemento che io faccia un passaggio e introduca delle note che rendano la dinamica del taglio agevole, cosa che a prima vista può risultare ostico. L’elemento citato poc’anzi è qualcosa che si è presentata in modo spontaneo quando, in seguito alla gestualità dello “stofinio” ho cercato di rendere il colore impalpabile sulla tela. Il colore sul supporto che adopero ha una massa, un segno, un elemento, una plasticità che appartiene ad un codice personale. Senza avere la pretesa di essere scienza, guarda allo spettro di Newton circa la lunghezza d’onda e la frequenza, ma strizza l’occhio all’interiorità ed ai passaggi di tonalità che è propria della dialettica del colore di Goethe. Il buco/taglio, consolidatosi durante questo periodo che vede lo squarciarsi delle abitudini dell’uomo, è da inserirsi nello squarcio verificatosi quando si è trattato di rendere impalpabile l’azzurro, colore che ha un segno lungo, sottile. Per realizzare la sensazione di impalpabilità che dall’azzurro porta al bianco o all’incolore (caratteristica dell’idrogeno) adopero lo “strofinio” che un giorno ha lacerato la tela. E’ stato un miracolo guardare come la materia, attraverso i miei occhi potesse passare dall’altra parte e ripetersi, ricreare il moltiplicarsi della vita, il suono. Da quel momento infiniti momenti possono ripetersi, attraverso pacchetti o pannelli che portano differenti segni dovuti ai diversi elementi di cui è costituita l’esistenza sulla terra.
Le sue opere artistiche restano esposte tutto l’anno presso il Parco Archeologico di Paestum oppure solo durante le manifestazione di interesse pubblico?
La mostra che farò quest’anno nel Parco Archeologico di Paestum prende il via il 20 luglio e termina il 30 luglio. Sarà curata dalla Fondazione “Gian Battista Vico”, patrocinata dal Gal Cilento. Per il mese di agosto dovrei essere ad Agropoli, poi c’è tutta una serie di appuntamenti per questa mostra, dove l’elemento taglio è in primo piano. E’ il soggetto che ha visto la mia ripartenza con l’arte dopo il periodo di quarantena. Tra gli appuntamenti c’è anche una mostra a Torino da organizzare sempre sullo stesso tema. Per il momento sono concentrata sul nostro territorio e ne avrò per tutto agosto. E’ chiaro che mi aspetto interventi e naturalmente discussioni sull’arte. Ci tengo molto a che il mio squarcio, buco/taglio, diffonda un nuovo codice, una rinascita della vita attraverso l’arte che stabilisce nuove regole e nuovi canoni nel trionfo della natura e dell’essere. Mi auguro di avere tanto pubblico e tanto da dialogare sull’arte.
Sempre presente alle manifestazioni nel suo territorio donando il proprio contributo artistico; come vorrebbe che venisse valorizzato quello che è il centro storico di Roccadaspide secondo la sua prospettiva di artista?
Valorizzare il Borgo Antico di Roccadaspide è stato ed è uno dei miei obiettivi. Qualche anno fa con un gruppo di giovani, tra cui Tonino Miano, Maurizio Giuliani, Mina Daniele, Gerardo e Pasquale Iuliano, Cosimo Francione e altri volenterosi giovani, abbiamo costituito un’associazione: Shunt Arte Artigianato Cultura nel Mediterraneo. Tramite le possibilità date alle associazione abbiamo eseguito nel Borgo di Roccadaspide una serie di riuscite operazioni, tra cui la costituzione di un Museo Polivalente; la presa in considerazione e l’intervento di restauro effettuato dal Parco Nazionale su “Pietracupa”. Tali eventi, purtroppo, non sono stati sufficienti a far uscire dal letargo questa zona di Roccadaspide che continua ad essere nei miei pensieri. Ho interpellato l’attuale Amministrazione Comunale affinché si possano realizzare dei Murales nel Borgo; devo registrare la disponibilità dell’Amministrazione a tale proposito e, tempo permettendo, darò il via ad un progetto che valorizzerebbe la zona e creerebbe sinergia. Non voglio sbilanciarmi molto, è qualcosa che richiede tempo, energia e disponibilità economiche, ma mi auguro di poter iniziare un discorso che avrebbe un ottimo riscontro per una visione futura dell’arte.-L’arte che valorizza una zona degradata,che è testimonianza della storia, che rallegrare la vita e chiacchiera con i passanti.-
Da dove deriva la sua passione?
Non è questa una risposta che si può dare facilmente, forse perché nessuno conosce a fondo il proprio essere, formatosi in funzione degli eventi, in funzione di come la quantità e la qualità degli elementi/colori (deformazione professionale) intervengono nel proprio DNA umano. Anche nella struttura ad elica c’è la presenza di materiale oscuro che tiene in ombra, come nell’universo, una parte della conoscenza, sia pure quella più intima. Non so se questa mia ostinata e mai paga ricerca artistica non voglia nascondere la ricerca di quel qualcosa che manca all’uomo. -Siamo sempre alla ricerca di qualcosa che appaghi la nostra voglia di infinito.
Se dovesse definire l’arte, lei da artista come la definirebbe?
Questa è un’altra domanda a cui rispondere non è facile e non esiste, secondo me, una risposta esaustiva. Per ciò che mi riguarda associo la vita all’arte, tendo di incorporare ogni esistenza nell’arte come partecipe della vita di ognuno.Negli anni 60 si ebbe il Movimento Fluxus, era costituito da giovani rivoluzionari che amavano Duchamp, uniti dalla figura di John Cage e dichiaravano che l’arte può essere in ogni campo. Il loro era uno spirito ribelle nei confronti delle idee borghesi e irriverente verso l’ordine costituito. Ho citato questo movimento e la tematica che li caratterizzava per dire che l’arte può appartenere a chiunque desidera esprimere quell’unicità che rende particolare l’essere. In ogni essere c’è la scintilla del divino che dall’interiorità ci invita a seguire quella strada naturale originatasi al momento del concepimento, secondo la propria individualità. Attuare questo per l’uomo, significa fare della propria vita un’opera d’arte – Questa è l’arte per me – l’arte è la vita – attraverso la vita si possono mettere in atto quelle azioni per cui ogni essere è portato;azioni che ovunque dirette, non possono che formare dell’arte in ogni campo. Lo spirito ribelle del Movimento Fluxus, era quello di ribellarsi allo stereotipo per cercare la vita in ogni azione, nella valorizzazione di quel bene insopprimibile che è l’intelletto umano.
Crede che l’arte in un futuro lontano da noi, possa essere visitata direttamente online senza più recarsi in un museo?
Uno dei campi che è stato molto danneggiato da queste misure di sicurezza per il Covid-19, sono state le Istituzioni Museali, le Gallerie e con esse gli artisti. La chiusura di questi luoghi ha causato una perdita economica rilevante, ma non si può dire che queste istituzioni siano state a guardare, infatti, sono state messe in campo azioni atte a intrattenere la popolazione costretta dalle regole di chiusura. L’operazione “Io resto a casa” è stato il filo che ha dato la possibilità di ammirare particolari sulle opere d’arte che non si potrebbero notare con le regole distanziate. Tutte queste nuove norme, introdotte in modo repentino hanno accelerato un cambiamento e forzato l’arte digitale che andava a rilento ed era visto in modo ostico, soprattutto dalle gallerie. Certamente tutto questo avrà dei risvolti che andranno a scapito di quel mondo ristretto in cui, spesso,l’arte si chiude e pretende di dettare leggi. Suppongo che l’arte possa avere un vigore nuovo, anche attraverso l’arte di strada. Con questo non si può avere la pretesa che ogni scarabocchio può essere introdotto come arte; la responsabilità dell’individuo nel fare è importante. Senza voler dettare leggi,posso dire che il mio lavoro va avanti da tanti anni, non dico quanti ma sono parecchi. Ho parlato dei danni apportati al sistema dell’arte da queste chiusure, ma occorre anche notare come l’arte è quel rifugio che procura benessere, quell’azione che ci mette in relazione con il nostro essere più profondo e ci fa scoprire cose mai sperimentate prima, mentre le abitudini quotidiane rendono ottusi e con una visione corta anche sulle possibilità del nostro fare.