Per la terza volta Gesù nella sua salita verso Gerusalemme preannunzia la sua passione, morte e risurrezione per aiutare i discepoli a capire, a cogliere il valore della sua missione. Ma ancora una volta ci viene presentata la distanza fra i 12 e il loro Maestro.
Nel passo odierno di Marco sono Giovanni e Giacomo, irruenti e autoritari come indica il loro soprannome “figli del tuono”, a non comprendere. Cercano infatti i primi posti. Gesù non li rimprovera ma si siede con loro e ancora insegna, spiega, racconta. Come sorprende la sua pazienza!
Gesù sottolinea che la grandezza nel Regno di Dio non si ottiene ambendo a posizioni di potere, ma servendo gli altri, proprio come fa Lui, venuto “non per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Presenta la sua scelta di vita: la morte come atto di amore e redenzione. Nel suo Regno il primo sarà l’ultimo e il servitore di tutti, con umiltà e senza aspettarsi ricompense (virtù queste e non segni di debolezza). In futuro i discepoli faranno esperienza del suo calice e del suo battesimo quando finalmente avranno compreso…..
Che cosa chiediamo noi al Signore? Chiediamo senza neppure renderci conto di avanzare solo pretese nelle nostre preghiere! Qual è allora l’atteggiamento giusto per rivolgerci a Lui? Cerchiamo di rispondere.
Di fronte alla richiesta di Giovanni e Giacomo e allo sdegno degli altri dieci discepoli non fingiamo di scandalizzarci. I loro atteggiamenti sono mossi dallo stesso spirito che anima il nostro desiderio di primeggiare, di essere apprezzati e riconosciuti più degli altri.
Se ci guardiamo attorno vediamo la corsa al successo, al comando, la corsa ai propri interessi. Si cercano amicizie altolocate e si coltivano solo per conseguire una posizione di rilievo o per essere gratificati. L’invidia spesso poi non manca.
Leggendo nel passo del Vangelo che anche gli apostoli si sono mostrati ambiziosi nel desiderare i primi posti accanto a Gesù e che l’invidia non è estranea al gruppo dei prescelti, non cerchiamo giustificazioni al nostro modo di agire. Mettiamo invece da parte la nostra ambizione e non giudichiamo gli altri. Facciamo, nel silenzio del nostro animo, un esame di coscienza.
E’ giusto avere delle aspettative, sognare un futuro ma piuttosto che pretendere che ci venga concesso questo o quello, adoperiamoci con zelo e generosità, senza riserve, impegnando le nostre energie per il bene del prossimo. Nel fare ciò non preoccupiamoci di dire agli altri quello che devono fare; ognuno di noi potrà e dovrà chiedersi e, poi, dire quello che effettivamente vuole fare. Santa domenica in famiglia.