Il quadro politico, che si sta configurando in questo ultimo periodo a Capaccio Paestum, già difetta di una bulimica proposta di sindaci. Il “totonomi”, spesso incoraggiato dagli stessi protagonisti comeopera di confronto per sondare le reazioni dell’opinione pubblica sui social, sottolinea la poca consistenza e la poca convinzione degli stessi attori politici che ambiscono a “Palazzo Città”. Più che un mezzo di comunicazione, i social, stanno diventando a poco a poco un mezzo di rivelazione o, ancora peggio, di legittimazione per una proposta politica. Questa nuova consuetudine da sfogo al più abile e ficcante “populismo cronico” capace di condizionare o sospendere qualsiasi radicamento politico o ideologico costringendo i protagonisti sulla strada della più sfrenata demagogia atta ad accontentare, momentaneamente, il pubblico. Oltre a questa moderna tecnica sondaggistica, gli ufficiosi candidati a sindaco mostrano nei loro sporadici interventi sui social una miopia imbarazzante. Sembra che l’effetto Palumbo, sin dall’esito delle elezioni del 2017, abbia avuto un risvolto devastante per tutti quei legami, politici e personali, sulla base dei quali si erano consolidati i rapporti di potere in questi ultimi vent’anni a Capaccio Paestum. La miopia, di cui sopra, sta nel non voler vedere quali sono stati i reali motivi per cui quel sistema di potere così radicato e così ben oliato in tutti questi anni sia stato spazzato via dagli elettori, che soltanto un anno e mezzo fa hanno palesato un voto verso un qualche tipo di rinnovamento, scatenando un esodo a favore di una personalità, come Palumbo, estranea al nostro tessuto sociale. Il fatto che l’amministrazione Palumbo sia poi così rovinosamente caduta di certo non vuol dire che nell’elettorato serpeggi aria di nostalgia per chi c’era prima. Insomma miopia uguale Eustachio Voza; che ha annunciato una probabile candidatura a Sindaco.
Già assessore alle politiche ambientali, beni culturali, edilizia scolastica e contenzioso nell’amministrazione Voza e, dopo il rimpasto, nominato nello staff del sindaco con un compenso di E 30.000,00 annui (atto n.358), esordisce in una delle memorabili diatribe della storia delle amministrazioni di Capaccio Paestum: quella con i Frati Minori della Provincia Religiosa Salernitana Lucana dell’immacolata Concezione. E’ giusto premettere che, il sig Voza, già quando viene nominato assessore, è direttore del museo “Grand Tour” ubicato all’interno del convento di Sant’Antonio sito a Capaccio Capoluogo dove i predetti Frati Minori gli hanno concesso delle stanze in comodato d’uso. E’ giusto precisare che la fondazione che gestisce il museo beneficia di fondi pubblici come tutte le fondazioni correlate ai Bei Culturali. Inoltre, oltre ad essere assessore e direttore dello stesso museo è anche coordinatore provinciale di “Fare Ambiente”; Ricordate queste tre cariche perché confluiranno nella medesima storia.
Tutto ha inizio nel 2012 quando viene recapitata agli inquilini del convento (Fondazione G.Vico che gestisce il museo “Gran Tour”) una lettera motivata di revoca della convenzione di comodato d’uso da parte della Provincia Religiosa Salernitano-Lucana i quali sostengono: ”i numerosi locali concessi in comodato d’uso restano chiusi e non vengono utilizzati per le finalità stabilite, quali attività culturali, mostre di quadri ed opere d’arte. Pertanto si comunica la volontà dell’ente religioso di risolvere il contratto con invito a restituire l’immobile detenuto”. Insomma sfratto per stato di abbandono dei locali. A quel punto, dato che sia Eustachio Voza, direttore di Grand Tour, che la fondazione G.Vico non volevano saperne di sgomberare, i Frati Minori nel 28/2/12 citano la fondazione in tribunale per riacquisire un qualcosa che è di loro proprietà.
Ma il 21/3/12 accade una cosa stranissima: il museo viene promosso e premiato in un rapporto alla Camera Dei Deputati come uno dei miglioripiccoli musei d’Italia. Chi presenta la relazione? La presenta e la promuove “Fare Ambiente” in cui lo stesso Voza è coordinatore provinciale. Coincidenza al quanto sibillina. E poi che si facciano tutti questi complimenti al piccolo museo “Grand Tour” proprio quando rischia di essere sfrattato, fa pensare. Ma coincidenze, appunto.
I Frati non si lasciano intimorire dall’ endorsement della Camera e decidono comunque di continuare per vie legali.
Nel frattempoil 14/5/12 Voza viene nominato assessore nella giunta Voza(Italo). E da qui, stranamente, cominciano gli attacchi verbali anche da parte dell’amministrazione, alla volontà dei Frati Minori; Prima il Sindaco Voza “E’un museo che non possiamo assolutamente perdere, sono convinto che nei prossimi giorni riusciremo a trovare un accordo grazie all’impegno dell’amministrazione comunale”. Poi vicesindaco Ragni ”il precetto inviato ai Frati Minori ci lascia sbigottiti, visto che nel 1933 fu proprio il Comune a donare l’immobile ai Frati Minori, con i quali non vogliamo litigare ma sicuramente giungere ad un compromesso bonario, anche se finora si sono dimostrati sordi in tal senso; se sarà necessario, non escludo una procedura di esproprio”. Parole fuori luogo siccome la controversia riguarda due soggetti privati. Insomma una intromissione insensata e anch’essa coincidente con un ruolo ricoperto sempre dallo stesso Eustachio Voza che è protagonista dei tre soggetti che prendono parte alla commedia contro i Frati. Infatti da assessore (proprio) dei beni culturali, dichiara “C’è bisogno di un lavoro di squadra per evitare il deturpamento culturale del territorio, nella fattispecie di un museo che ho avuto l’onore di dirigere per quasi 10 anni; c’è bisogno sì di mediazione, ma anche di una serie di azioni parallele che porteremo avanti decisi a salvare il nostro museo, visto che le ragioni avanzate dai Frati Minori ci sono parse pretestuose sin dall’inizio”.
Dalle parole si passa ai fatti e gli attacchi verbali del comune di Capaccio Paestum si trasformano in atti e entrate a gamba tesa.
Così il 30/7/15, preso atto della sentenza (che da ragione ai frati minori e dunque invita il “Grand Tour” a rendere esecutivo lo sgombero dei locali nel monastero di S.Antonio) emanata del tribunale di Salerno e confermata in sede d’Appello, l’amministrazione Voza approva “Progetto preliminare Museo Paestum nei percorsi del Gran Tour e relative pertinenze” al fine di avviare, così, il procedimento di esproprio dei locali dov’è ubicato il museo. Atto imbarazzantemente fuori da qualsiasi logica e che palesemente si scontra con la sentenza. In quella occasione, a sentenza già emanata, il consiglier Luciano Farro fa una dichiarazione che rimarrà negli annali della storia dell’assise capaccese.Il consigliere prende la parola “Invieremo a Papa Francesco tutto il fascicolo inerente la battaglia legale in atto tra la Fondazione Vico e la Provincia religiosa Salernitano Lucana dell’immacolata Concezione dei Frati Minori, che intende realizzare un albergo nella struttura quando invece il sommo pontefice, fin dal giorno del suo insediamento ha condannato dio denaro ed il mercimonio che avviene nella Chiesa; sicuramente il Papa è all’oscuro delle intenzioni imprenditoriali a scopo di lucro dei Frati Minori, e ritengo che ne venga informato”.Accusa al quanto spinta e che, col senno di poi, non ha avuto alcun riscontro reale e che nulla c’entra con una sentenza già in essere. E, anche volendo, il Papa non potrebbe intervenire per modificare un procedimento. Insomma, la dichiarazione è in una “Cortina di Farro” .
Il predetto atto non sortisce, ovviamente, alcun effetto e il cda della fondazione Vico si vede costretto a sgomberare gli spazi detenuti.
Sarebbe stato più logico se la Fondazione G.Vico e il Grand Tour, per “il bene del territorio” e pur di “non spostare beni dal valore inestimabile”, avessero individuato un’altra sede, sempre a Capaccio anche senza comodato d’uso. Ma, putroppo, essendo un soggetto privato, non può essere favorito dall’amministrazione dispetto a un altro soggetto privato qual è la Provincia Religiosa Salernitana dei Frati Minori.
Insomma è come se il comune intervenisse in un procedimento di sfratto tra l’inquilino e il locatore.
Ovviamente non si configura alcun reato e questa storia non è concepibile come un processo alle coincidenze, ma è solo un modo per capire con quale tatto politico-istituzionale alcune persone concepiscono l’onorabilità e la rappresentanza della cosa pubblica. Non dovrebbero mischiarsi i ruoli personali con i ruoli istituzionali in vicende così correlate e, dunque, autorizzare fantasiosi sospetti in deplorabili coincidenze che potrebbero ledere, anche velatamente, l’onorabilità della rappresentanza istituzionale quale organo indipendente e al di sopra delle parti . E la miopia sta proprio nel non capire che, magari, proprio storie del genere hanno innescato quell’esodo biblico di elettori alle elezioni 2017. Ovviamente non è questo uno dei motivi principali, per carità, ma ci aiuta ad inquadrare il modo che ha avuto di agire, in determinate condizioni, l’ex assessore e ora ufficioso candidato sindaco, Eustachio Voza.
Si dovrebbe prendere atto della mutazione delle condizioni politiche e sociali e, ciò, sarebbe già un passo di emancipazione culturale.
Dunque, “Vengo Anch’io?….”