”Motola, monte bambino, temuto, scrutato, mai troppo amato …” Così recita un verso d una poesia di Bartolo Scandizzo di qualche tempo fa, scritta, forse, dopo la prima escursione di trekking per i suoi sentieri. Ricordo che era una giornata di fine inverno, una giornata soleggiata, calda, anche se qua e là, c’era ancora qualche macchia di neve. Il percorso lo scegliemmo camminando, tanto era sicuro che non ci saremmo persi. Infatti, i punti di riferimento erano tanti e la passeggiata si rivelò spensierata e rilassante con l’aria frizzante che sferzante il viso ci ricordava che comunque eravamo in inverno, tra neve e cielo terso dominato dal sole.
Ci siamo tornati più volte a fare trekking e ogni volta abbiamo vissuto esperienze diverse: in primavera quando la valle ti regala una vasta gamma di fiori selvatici tra cui le tante varietà di orchidee; in estate, quando il caldo sembra scioglierti tra quelle rocce e cerchi refrigerio presso una fonte d’acqua; in autunno quando la natura si colora di innumerevoli varianti e tonalità del di rosso e gli arbusti sembrano aggredirti … forse, però, il periodo migliore resta l’inverno in una giornata di sole, perché a scaldarti non è solo il sole ma anche la roccia che sta sotto i tuoi piedi.
Di fronte, verso Sud, svetta imponente il Cervati, ai suoi piedi ci sono grandi pascoli e a Nord il grande invaso umano del Vallo di Diano.
Il nome Motola deriva dal pre-romano “motta” “elevazione del terreno” oppure dal latino “mutulu “cima o albero mozzo”.
Il monte Motola si trova nei comuni di Piaggine e Sacco, tra la Sella di Corticato, 1026 mt, che guarda verso il Vallo di Diano e le bellissime sorgenti del torrente Sammaro, nei pressi di Sacco. Comprende il Monte Vivo,1538 mt, sulle cui falde si trova l’antica cappella della Madonna dell’Assunta, posta a 1239 mt; l’anticima del Motola a 1667 mt e infine la punta a 1700 mt. I due crinali del massiccio hanno caratteristiche differenti: quello meridionale, che guarda verso il Cervati, è meno articolato e più brullo e roccioso, e non è certo una meta ambita da chi ama camminare in montagna perché, soprattutto d’estate, è troppo soleggiato. Quello settentrionale ricco di vegetazione regala boschi misti di latifoglie, che diventano faggi alle sommità. Il massiccio del Motola regala ricchi pascoli e le mucche, che in inverno sono al riparo nelle stalle, negli altri periodi dell’anno sono le vere padrone di questo territorio montano. La Madonna del Vivo, come comunemente viene chiamata dai “Chiainari” riceve grande attenzione il 15 agosto, quando nel mondo si fa festa alla Madonna dell’Assunta e la cappella diventa meta di pellegrinaggio e il grande spiazzo diventa un vero e proprio accampamento che si popola con tende e dove i più giovani amano passare lì la notte. Le persone di altra età, invece, nel giorno della festa amano fare il picnic portandosi dietro una parte della loro cucina. La maggior parte dei “Chiainari” e dei “Saccatari” sale a piedi, proprio come in processione, altri preferiscono la navetta, ma tutti lo fanno con grande devozione e ascoltare la messa nella cappella del Vivo, fermarsi poi a mangiare, ridere, scherzare è diventato anch’esso un rito che si tramanda di generazione in generazione.
Una vera montagna, il Motola, che ha visto nei millenni arrotarsi la cima senza perdere il ruolo che la natura gli ha affidato: star nel mezzo tra due colossi, Gli Alburni e il Cervati, quasi ad evitare di farli avvicinare troppo con il rischio di doversi fronteggiare per affermare il primato di uno sull’altro.