Un terremoto di una certa rilevanza preceduto da un boato e seguito da attimi di tensione e paura. Ma anche da domande, confronti e congetture. È quanto accaduto nel Vallo di Diano nella notte tra il 26 ed il 27 ottobre, quando una scossa di magnitudo 3.8 ha “svegliato” tutti i centri del comprensorio.
L’epicentro è stato individuato a Padula, con profondità di circa 11 km. Il sisma è stato avvertito anche nel Golfo di Policastro, negli Alburni, a Potenza ed in alcuni comuni della Puglia. In molti si sono riversati in strada e qualcuno ha scelto di dormire in auto. Non si sono, tuttavia, registrati danni o feriti anche se, per precauzione, alcuni sindaci del territorio hanno deciso di chiudere le scuole.
L’evento è stato seguito da 5 scosse di minore intensità e da una di magnitudo 2.1 registrata qualche giorno dopo nel vicino comune di Casalbuono.
A caratterizzare l’evento, oltre alla naturale paura, gli interrogativi legati al frequente passaggio notturno di elicotteri, l’intenso boato che molti hanno udito prima della scossa ed il collegamento, fatto da alcuni, con i pozzi di petrolio lucani.
Al centro del dibattito, nello specifico, la presenza degli elicotteri negli stessi minuti in cui si è sviluppato il sisma. Presenza che, in particolare sui social, ha dato vita alle ipotesi più disparate fino a che gli stessi responsabili hanno fatto luce sulla vicenda, specificando che si tratta di test legati al servizio di elisoccorso notturno del 118 della Basilicata.
In merito ai presunti collegamenti con le attività petrolifere, invece, le tesi continuano a susseguirsi.
Per saperne di più e per provare a far chiarezza, abbiamo posto delle domande a Franco Ortolani, già ordinario di Geologia presso l’Università Federico II di Napoli.
Tra le varie ipotesi legati al sisma nel Vallo, anche quella legata ai pozzi di petrolio in Basilicata. Si è trattato di un fenomeno fisiologico o la teoria di un sisma indotto non è del tutto infondata?
È stato un terremoto del tutto naturale, causato dalla riattivazione di un segmento di faglia appartenente al sistema che ha causato l’assetto morfostrutturale del Vallo di Diano-Monti della Maddalena-Val d’Agri e che è particolarmente attivo nella contigua Basilicata. Le faglie che causano i terremoti violenti sono quelle che delimitano la depressione strutturale della Val d’Agri. Il terremoto recente più disastroso è quello del 1857, di magnitudo 7,0 e con oltre 10.000 vittime. Tale evento fu distruttivo anche per il Vallo. Le attività petrolifere non interessano anche indirettamente le faglie valdianesi. Sono da eliminare le reinniezioni in Val d’Agri fatte per smaltire i liquidi di scarto della desolforazione nel Centro Oli di Viggiano, in quanto effettuate nel sottosuolo interessato da faglie attive che possono essere sollecitate. Va assolutamente impedita l’utilizzazione del pozzo Monte Alpi 9 OR, sotto Grumento Nova, dove ENI ha progettato di reinniettare i fluidi attraverso le faglie genetiche già interessate da terremoti di bassa magnitudo, indotti dal riempimento e svuotamento del bacino artificiale del Pertusillo.
È possibile distinguere, senza troppi elementi tecnici, un terremoto “normale” da uno provocato? E se sì, da cosa lo si può capire?
Nel caso del terremoto recente del Vallo di Diano è semplice, perché non esistono attività antropiche perturbatrici. In altri casi, se il terremoto fosse tale da arrecare danni a manufatti e persone, in area dove si effettuano reinniezioni in pressione nel sottosuolo, come in val d’Agri, a mio avviso sarebbe molto difficile dimostrare la causa antropica in quanto l’ente che dovrebbe esprimersi lavora ed ha lavorato proprio in Val d’agri, per l’ENI
Il boato che si sente prima del sisma a cosa è relativo? Si manifesta sempre o solo in alcuni casi?
La superficie del suolo improvvisamente sollecitata si deforma e causa “rumore”. Dove la perturbazione superficiale è significativa si sente il rumore, come nelle aree epicentrali, specialmente se l’ipocentro è superficiale come accaduto il 21 agosto 2017 ad Ischia. Durante il terremoto del 1980 il rumore si sentì nell’epicentro, mentre a Napoli non si avvertì.