Arrivo nella hall dell’hotel Acteon di Atena Lucana dove la Banca Monte Pruno tiene l’annuale Convention per mettere il punto sul 2019 e andare a capo nel 2020.
La prima impressione che salta agli occhi è l’intensità di presenza giovanile che compone la platea di invitati all’assemblea. Non è facile vedere tante facce soddisfatte del ruolo e della propria posizione economica e sociale concentrata nello stesso posto.
È evidente che il mondo del credito cooperativo è, insieme a poche altre imprese che guardano oltre la contingente necessità di produrre reddito, una delle poche realtà che è in grado di trattenere giovani laureati in loco.
Un nuovo percorso e una nuova storia che Antonio Mastrandrea, gran cerimoniere dell’evento, pone a base della discussione che si svilupperà nella sala predisposta al meglio da Maurizio Felicino.
“Le sfide di domani si vincono oggi” è la frase che campeggia sullo schermo a sottolineare che il 2020 è l’anno della ripartenza in seno al gruppo Cassa centrale che ha in mano il timone del vascello che ha già preso il largo in un mare procelloso della pose riforma. È stata proprio la capogruppo che ha già costretto la più grande Bcc del meridione d’Italia a combattere una battaglia senza pause per risalire fino alle prime posizioni dalla condizione di inferiorità dove era stata trascinata dalla fusione con la bcc di Fisciano con in pancia una montagna di crediti deteriorati.
Mastrandrea usa la metafora dell’aereo che vive il suo momento più difficile nella fase del rullaggio e decollo, per poi assestarsi nella fase di crociera e prestare ancora attenzione nell’atterraggio in un “nuovo mondo” da dove ripartire.
L’occasione della presentazione della nuova grafica è buona per fare la genesi della Monte Pruno e raccontare gli oltre 50 anni di storia della banca. Colori e loghi andranno a sostituire quelli gloriosi nel corso del 2020 nella sede centrale e nelle 18 filiali.
È la presidente, Anna Miscia, a tornare alle tante cose che non “piacciono della riforma che punta ad una solidità che snatura i principi mutualità e cooperazione”.
È ancora Miscia a richiamare la forza e la determinazione della squadra che ha fatto blocco intorno alla direzione e al Cda per passare oltre la fase più delicata della storia della banca vissuta nel 2019.
Tocca a Cono Federico, vicedirettore generale, far parlare i numeri di un anno vissuto di corsa per rincorrere il “primato” che è stato il vanto di una compagine sempre sulla breccia e vincitrice di ogni battaglia intrapresa: Il 9% di utile netto del gruppo Cassa Centrale, prodotto da 1,33 mld di montante ripartito in 785 mln di euro di raccolta 542 mln di euro in impieghi. L’alter ego di Albanese parla con la consapevolezza di chi ha saputo guidare il vascello nei mari procellosi del ‘19 e si accinge a riconsegnare al suo “capitano” la barra del timone quando dalla plancia di comando già si intravede la “terra promessa” dell’isola che c’è.
Quando Michele Albanese sale al centro della pedana è visibilmente emozionato; una tensione che alla fine del suo intervento si scioglierà nelle lacrime che non tenterà di di nascondere.
Alle sue spalle scorrono frasi di Sergio Marchionne e di altri personaggi al quale Albanese non fa mistero di ispirarsi: “Siate come i giardinieri: investite le vostre energie e talenti in modo che qualsiasi cosa facciate duri una vita … o anche di più”.
Il direttore generale fa un intervento di complemento non di supplenza rispetto ai suoi collaboratori che sono stati esaustivi. Fa la storia recente delle scelte compiute per adeguarsi ad una riforma che ha sempre combattuto a viso aperto.
Solo quando si è ritrovato dall’altra parte del guado e con i ponti tagliati dietro le spalle (gennaio 2019) ha sferzato la squadra per guadagnare il tempo perduto dichiarando di “aver passato notti che insonni per il timore di non porcela fare ad adeguare la sua banca agli oltre 50 parametri che la polis della capogruppo ha imposto alle 80 bcc aderenti”.
A risultato acquisito, Albanese si lascia andare nei confronti della platea che, nel tempo, ha plasmato a sua “immagine e somiglianza” a partire da board che lo affianca da tempo sia nel Cda sia nella direzione allargata.
Una carezza particolare la fa al suo compagno di ogni avventura, Antonio Ciniello, fedele custode dei suoi momenti di sconforto e primo confidente di ogni scelta fatta per giungere fin dove la Montepruno è oggi.
Albanese, in questa occasione, rinuncia alla consueta “ramanzina finale” nei confronti del corpaccione dei dipendenti che, plasticamente, gli siede di fronte.
Infatti, se la banca si trova al vertice di ogni classifica negli ultimi 9 anni è grazie al gioco di squadra che ha coinvolto tutti e che, soprattutto negli ultimi 9 mesi, ha visto sia i responsabili di filiali sia gli addetti al confronto quotidiano con il pubblico stressati oltre i doveri di ufficio.
Albanese può parlare chiaro e spingere ancora oltre il piede sull’acceleratore perché sa che tutti i presenti sanno che sarà in prima fila a superarsi nel profondere ogni energia per far entrare il naviglio in rada, per ricaricare energie e rivolgere la prua rivolta al mare aperto del mondo del credito che oggi, più che mai, necessita una consapevolezza che va oltre ciò che è stata per navigare in mari sconosciuti.
Orgoglio senza più pregiudizio! Si potrebbe sintetizzare così lo stato dell’arte che fa intravedere Albanese nella presa di coscienza di dover agire in un gruppo che concederà autonomia in proporzione ai risultati che ogni banca del gruppo sarà mettere sulla bilancia. Le performance compiuta nel 2019 della Banca Montepruno è certamente un biglietto da visita che l’approccio meritocratico dei vertici di Cassa Centrale non potrà non apprezzare.
Rientro a casa riportando una sensazione positiva dall’esperienza vissuta in prima fila ..