“Mirari”, è il titolo di un libro che ho appena letto ambientato nel Cilento interno. È stato scritto da Antonella Casaburi che da un mese collabora con il nostro giornale …
In questo libro sono indicati diversi significati di “mirari”: guardare, stupirsi, meravigliarsi, ammirare …
Sarà questa la traccia che seguirò per raccontare il vissuto del breve, ma intenso, incontro che c’è stato a Roscigno che, una volta tanto, torna alla ribalta della cronaca senza l’appellativo “vecchia”.
Fa bene specchiarsi in questa bella storia, quasi una fiaba, come il racconto della Casaburi ambientata nella “terra dei tristi” …
Da un po’ di tempo, risalgo molto più spesso la Valle del Calore per “guardare” da vicino il piccolo mondo dal quale sono partito non ancora maggiorenne per quella smania di cercare “altro” da me che ho sempre avuto nell’animo. L’occasione è data dal gentile invito fattomi da Michele Albanese a partecipare all’inaugurazione della sede storica ristrutturata della Banca Montepruno a Roscigno.
Quando arrivo della grande sala, dove è allestito il museo che ripercorre la storia dei 60 anni della banca, non posso che “stupirmi”.
Infatti, tutti i posti in piedi sono occupati da un pubblico attento composto da dipendenti, soci e Roscignoli che, guidati da gran cerimoniere, Antonio Mastrandrea, vengono “condotti” per mano nell’idea posta alla base del progetto sociale che giustifica l’investimento in un’area interna destinata all’estinzione: dare una sede alla Fondazione Montepruno.
Nonostante che i presenti siano abituati a non “meravigliarsi” più delle performance della Montepruno, non possono, ancora una volta, che prendere atto del grande “balzo indietro”, nella storia di un territorio che ha sperato di entrare nel futuro puntando esclusivamente su Roscigno Vecchia.
Eppure, quando tra scetticismo generale, Michele Albanese risalì la SS 166 fino al Passo della Sentinella, e scese fino all’altopiano del Vallo di Diano per approdare a Teggiano, in un ufficio di tre stanze, io c’ero.
Con Albanese, condividevano il poco spazio Cono Federico e Antonio Pandolfo ancora oggi ai vertici della banca. Da Teggiano ebbe inizio la grande galoppata che ha portato la Montepruno a surclassare le consorelle del credito cooperativo esistenti nel Vallo e, man mano, anche le altre estensioni locali di istituti nazionali. Poi ci fu la “fuga in avanti” superando il confine regionale, prima in Val D’Agri e Potenza; la fusione con la Bcc di Laurino e quella di Fisciano … ed altro ancora. Nel frattempo, è sorta con un “fungo” l’avveniristica sede centrale a Sant’Arsenio.
Meraviglia è la parola giusta per dare un senso a come in tanti hanno continuato a reagire ad ognuno dei passi in avanti compiuti negli ultimi 30 anni.
Non smettere di meravigliarsi è anche l’abitudine che in tanti hanno preso nel rispondere agli inviti che puntualmente Michele Albanese fa recapitare a giornalisti, soci e all’esercito di dipendenti che è cresciuto insieme alla banca. Ma anche i rappresentanti delle associazioni, dei giornali locali e della classe imprenditoriale che chiedono e ottengono risorse per lo svolgimento delle loro opere tese ad assicurare progressi sociali e culturali nelle realtà in cui la Montepruno è protagonista.
Ma come non sorprendersi ancora una volta, quando Albanese torna a Roscigno con una nuova proposta operativa ponendo al centro dell’azione sociale dell’istituto bancario il ruolo della “Fondazione Montepruno” assegnando un compito di rilevanza storica per le nostre latitudini: innescare voglia di vivere ad una comunità in decadenza. Nella Fondazione confluiranno, come gioielli della “corona” anche le altre associazioni filiate dalla banca per costituire un “forza d’urto” importante in questa fase di avvio del progetto che prenderà forma nel prossimo futuro: Montepruno Giovani e Circolo Bancamontepruno.
Inoltre, vale la pena ricordare il “pathos” con il quale Michele ha presentato il progetto di “rigenerazione” del luogo che ha visto la sua famiglia protagonista immaginando che lo potrà essere ancora con le future generazioni. Con le mani poggiate sulle spalle del suo nipotino, Michele, ha lanciato la sfida “impossibile” di investire tempo, denaro e capacità manageriali per produrre idee in grado di raddrizzare il piano inclinato sul quale da decenni scivolano verso il basso le possibilità di invertire la tendenza che fa “scivolare” verso valle anche la Roscigno nuova fino a farla ricongiungere alla “vecchia”.
Proprio perché l’impresa appare “impossibile” non si può non “mirare” la determinazione con la quale Albanese ha scelto la rigenerata sede di come base dalla quale irradiare idee per andare oltre il frammento morale e fisico in cui ci si dibatte nelle Aree interne che si sono spopolate di anime ma soffrono, soprattutto, di rassegnazione al divenire.