Avrete sentito dire un numero infinito di volte che il Sud Italia è la California d’Europa e che potrebbe vivere di turismo tutto l’anno. Invece, molto spesso alla terza settimana di agosto, gli stabilimenti balneari chiudono e i ristoranti non tengono più aperto tutti i giorni. Noi potremmo veramente lavorare da gennaio fino a quasi la fine dell’anno.
Dal nord Europa ci sono un numero indefinito di potenziali turisti che a settembre e ad ottobre potrebbero ancora venire nel Sud Italia. La stagione potrebbe essere allungata. Dovrebbe, però, passare il messaggio che il Sud Italia non è solo mare, ma anche storia, enogastronomia, paesaggio. Un turismo diverso rispetto a quello che abbiamo sempre concepito in passato. Si dovrebbe iniziare a puntare ad un turismo più sostenibile in ogni settore (primario, secondario, terziario). Una situazione, questa, che ci porrebbe “avanguardisti” nel nostro Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. In base a tale consapevolezza (più o meno diffusa) dovremmo sentirci fortunati a vivere in un’area protetta così ricca di fascino e di biodiversità.
Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, meta ideale per vacanze in sicurezza.
Il New York Times sponsorizza la Campania: “regione sicura per le vacanze”. Il prestigioso giornale analizza i dati del contagio in Italia soffermandosi in particolare sulle Regioni del Sud Italia, concludendo che in questa parte del paese c’è basso rischio.
La Storia del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
La natura carsica delle terre cilentane e la conseguente ricchezza di grotte ha senza dubbio favorito la presenza dell’uomo che in esse si è rifugiato, ha trovato riparo, ha consumato i suoi pasti. I più antichi segni della presenza antropica risalgono al Paleolitico medio (500.000 mila anni a.C.) e le sue tracce continuano attraverso il Neolitico e fino all’Età dei Metalli. La presenza dell’uomo primitivo è ancora oggi tangibile attraverso la presenza dei suoi «strumenti» disseminati sia lungo le grotte costiere tra Palinuro e Scario, sia in quelle interne dislocate lungo gli antichi percorsi di crinale dei massicci montuosi (Grotte di Castelcivita), sia nel Vallo di Diano (Grotte dell’Angelo o di Pertosa-Auletta).
Ed è attraverso questi antichi sentieri che prese probabilmente avvio la grande avventura delle prime comunità che, senza soluzione di continuità e per migliaia di anni, stabilirono contatti e intrecciarono scambi e relazioni con i popoli del mare e con quelli dell’Appennino. Le testimonianze, nella comunanza di forme degli oggetti locali con quelli delle antiche culture delle Lipari, del Tavoliere, di Serra d’Alto, sono nei corredi funerari della locale Cultura del Gaudo.
Nell’Età del Bronzo l’intera organizzazione territoriale appare già definita: si evidenziano le direttrici delle transumanze e dei traffici, lungo i percorsi di crinale, dal Tirreno allo Ionio e viceversa, ove sorgono luoghi di culto, altari sacrificali e sculture rupestri come l’Antece dei Monti Alburni. Ed è l’antico Cilento il protagonista della mediazione tra l’Asia e l’Africa, tra le culture nuragiche e quelle egee, tra il mondo nordico «villanoviano» e gli Enotri, i Lucani. Ed è l’avvento dell’uomo moderno, l’inizio della grande avventura della civiltà, l’avvio della poliedrica Cultura del Mediterraneo.
E forse sulle antiche rotte dell’ossidiana, o alla ricerca di rame, i primi Greci approdarono sulle coste del Cilento (intorno al XVII secolo a.C.) dove più tardi (fine VII-VI secolo a.C.) nacquero le città coloniali: Pixunte, Molpa e l’antica Poseidonia (la romana Paestum), fondata dagli Achei sibariti che qui giunsero, con i popoli appenninici, non dal mare ma attraverso i ben noti, più sicuri e più rapidi percorsi di crinale. Mentre il mare portò i Focei, originari dell’Asia minore, fondatori di Elea (oggi Velia), la città della Porta Rosa, di Parmenide e della sua Scuola Filosofica Eleatica, una delle più importanti e famose del mondo classico, e della prima Scuola Medica.
Poi, a partire dal IV secolo a.C., Lucani, Romani e Cristiani d’oriente intrecciarono traffici ed alleanze, avviarono conflitti e guerre, occuparono e rifondarono città, trasformando il Cilento in un crogiuolo, dove si fondono e si mescolano popoli e culture. Con la caduta dell’Impero d’Occidente intorno al VI secolo d.C. iniziò, anche per il Cilento, il lungo periodo delle dominazioni barbariche: i Visigoti di Alarico, la guerra gotica tra Totila e Belisario, il diffondersi del Monachesimo Basiliano, l’imposizione feudale dei Longobardi, i continui attacchi e scorrerie dei Saraceni. Ed ancora una volta ci fu l’incontro tra civiltà diverse, nacquero abbazie e cenobi in cui coesisterono il rito greco e quello latino, lasciandoci splendidi gioielli come la Badia di Pattano con la Cappella di S. Filadelfo e gli affreschi della Cappella Basiliana a Lentiscosa.
E poi, nel 1076, la conquista dei Normanni, che trasformarono il Cilento in terra di Baroni, latifondi e sfruttamenti. Per gli anni a venire i Sanseverino, gli Svevi, gli Angioini, combatterono, congiurarono, e le loro tirannie sovente innescarono rivolte; l’intero territorio fu smembrato tra nobili senza scrupoli che, tra il XVI ed il XVII secolo, scrissero una delle pagine più tristi e crudeli di questa terra, contribuendo anche alla nascita del Brigantaggio. E qui la storia diventa leggenda, ballata di eroi, epopea di un popolo orgoglioso e stanco di continue violenze e angherie. E finalmente, dopo il sacrificio dell’ennesimo martire immolato in terra cilentana nei pressi di Sanza (Cippo di Pisacane), le genti del Cilento e del Vallo di Diano riconquistarono l’agognata giustizia e libertà.
Conoscere la storia del territorio in cui si vive è importante per poterne essere all’altezza, per poter amare come merita la propria Terra natia. Conoscere la storia del territorio in cui si vive è importante per non correre il rischio di lasciarlo, per non perdere la possibilità di ammirarlo tutti i giorni della nostra vita. Conoscere la storia del territorio in cui si vive è importante per non rischiare di diventare l’ennesimo cervello in fuga da questa meravigliosa Terra del Sud Italia!
Massimiliano De Paola