Il melograno, che i Greci associavano alla dea Afrodite, e i Romani alla dea Giunone, fin dal Medioevo cattolico è associato alla Madonna. A Paestum lo ricorda il Santuario dedicato alla Madonna del Granato. Pianta resistente a temperature estremamente rigide, il melograno è simbolo di fertilità e abbondanza. Originario del Medio Oriente e dell’ Asia meridionale, d’ aspetto superbo nonostante le modeste dimensioni, il melograno colora di rosso l’autunno. Il ‘Punica Granatum’, come i Romani chiamavano l’albero orientale molto diffuso a Cartagine che impararono a coltivare, è un simbolo fecondo e forte dell’autunno.
Nei dipinti la melagrana è spesso raffigurata dagli artisti, sia in opere profane che religiose. Molti miti richiamano questo fascinoso frutto dal colore rosso del sangue, che dalla rotondità ricorda la mela. Non v’è cultura o fede che non raffiguri iconograficamente il melograno, testimoniandone l’importanza.
Secondo un mito la melograna nasce dal sangue del dio Bacco, ucciso dai Titani ma riportato in vita dalla madre Rea. Il mito di Persefone rende la melagrana simbolo del matrimonio e della fertilità. Le donne di Atene ne mangiavano i chicchi durante le celebrazione in onore della dea Demetra, come auspicio di fertilità e prosperità.
La Bibbia nomina diverse volte il melograno, pianta della terra promessa. Nell’ Esodo 22, 33-34 si legge: “Farai sul suo lembo melagrane di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, intorno al suo lembo, e in mezzo disporrai sonagli d’oro: un sonaglio d’oro e una melagrana, un sonagli d’oro e una melagrana intorno sull’orlo inferiore del manto”.
Nell’iconografia cristiana il melograno rappresenta l’unità tra i popoli e le culture attraverso la fede e il suo coriaceo frutto racchiude moltissimi semi come moltissimi sono i fedeli che la Chiesa unisce.
L ‘arte ha rappresentato in magnifiche opere il melograno, unendolo alla religiosità. Splendida è la Madonna della melagrana, realizzata nei primi anni del 1400 da Jacopo della Quercia, e custodita nel Museo del Duomo di Ferrara; bellissima è la tela che raffigura la Madonna del melograno di Filippo Lippi, realizzata nel 1472 e visitabile al Museo del Luovre di Parigi. Negli Uffizi di Firenze è possibile ammirare la melagrana che la Madonna del Magnificat di Botticelli tiene in mano e condivide con Gesù. Nelle stesse sale è possibile ammirare la Madonna della melagrana, una compisizione affollata in cui Botticelli raffigura la melagrana che, questa volta, la Vergine e il Bambino tengono insieme fra le mani, a simboleggiare il sacrificio divino per la salvezza dell’umanità, oltre che l’unità sotto la Chiesa.
La mitologia ha affascinato molti pittori, come Rossini che in più tele dipinge Proserpina che stringe una melagrana. Anche uomini di potere e splendide fanciulle vengono nei secoli accostati al magnifico frutto rosso: nel 1519 Albrecht Durer ritrale l’Imperatore Massimiliano I; nel 1875 Bouguereau ritrae una splendida ragazza con melagrana; nel 1912 Felice Casorati raffigura una fanciulla distesa nel prato con in mano una melograna ne Il sogno del melograno.
La natura morta ha spessissimo ritratte melagrane, fin dagli affreschi delle case romane. Ne è eccelso esempio l’ affresco di Villa Livia, a Roma. E i maggiori pittori hanno reso protagoniste nei secoli le melagrane nelle loro nature morte, come in tempi recenti ha fatto Giorgio De Chirico.
Il Cilento, con Paestum in particolare, è molto legato al melograno, che qui si coltiva fin dai tempi dei Romani nella splendida piana che circonda i templi. Qui a Paestum, il Santuario della Madonna del Granato testimonia il legame profondo di fede con la Vergine e con i significati religiosi che il melograno custodisce.