Dal convegno politico “la Leopolda” a Firenze, dove Renzi si è esibito con tutta la corte dei suoi renziani, è venuto fuori, con grandi squilli di tromba, che Matteo Renzi crede veramente di essere il “Marchese del Grillo” dei tempi moderni. Ha lanciato pesantissime accuse alla magistratura per averlo indagato sulle spese della sua fondazione “Open,” ha criticato con asprezza un giornale che aveva pubblicato i suoi compensi, come conferenziere presso alcuni Stati esteri, ha riabilitato la figura di Machiavelli, perché gli calza proprio a pennello e, con pulsante rancore, ha attaccato alcuni personaggi della nuova e della vecchia politica.
Il suo “ego” così smisurato non gli consente di guardare dentro sé stesso, ma solo nel campo degli altri, per poter accusare e criticare, anche perché è impermeabile alle autocritiche. Voglio evitare di ripetere tutte le negatività della sua azione politica, perché sono state già giudicate dagli elettori, che continuano a farlo nero nei sondaggi, dove viaggia intorno a cifre così ridicole da far impallidire qualsiasi politico, ma non Renzi Matteo, toscano di Rignano. Infatti, se leggiamo il suo pensiero, attraverso le sue azioni, si desume che pensa così di sé stesso: “Io sono Matteo Renzi, e voi non siete un “piffero,” per cui state buoni e non rompete l’anima con le vostre inchieste e con le vostre continue critiche a me che sono il più bravo e il più preparato di tutti i politici del mondo.
Ditemi voi se i suoi atteggiamenti non sono la manifestazione più evidente del delirio di onnipotenza che spetta di “diritto” solo agli esseri che si ritengono superiori agli altri. Il fatto più ridicolo e insieme anche tragicomico, è che Renzi si rifiuta di guardare l’amara realtà in cui si trova a galleggiare e sfarfalleggia sempre alla ricerca della verginità politica, ampiamente perduta da molto tempo, per cui nei suoi riguardi provo solo una pietà infinita e lo ricorderò al Signore nelle mie preghiere.