di Fornace Falcone
Immediatezza, spontaneità e impeto creativo: è la prima sensazione che si prova abbracciando l’intero corpo del ciclo “Conflitti” di Emiliano Aiello, prima personale dell’artista napoletano che, dopo sei anni di ricerca e sperimentazione, ha deciso di uscire dalla buia solitudine del suo studio e mettersi in gioco con l’imperativo categorico della denuncia: non arrendersi di fronte alla perdita di senso di un mondo pervaso dall’indifferenza, privato di coscienza critica e autonomia di giudizio, dominato dal “pensiero unico” del mercato. Pennellate etiche le sue, urlate sul supporto di legno o cartone, con colori violenti e contrasti cromatici carichi di pathos, la cieca forza primordiale dell’io emozionale e cognitivo contro il potere – “The wore”, prostituta”, come recita il titolo di una sua opera – che illude, distorce, manipola la società ormai deumanizzata e denaturalizzata. Il potere che è come “The cold kiss”, il “bacio freddo”, una “Copulation Commedy”, l’inganno di un amore che è solo calcolo. E’ una talpa Aiello, che scava in profondità nel luogo interdetto dell’inconscio per mettere a nudo i conflitti ed i paesaggi interiori, per agguantare la luce nel groviglio delle ombre, per abbattere il muro dell’angoscia e riorganizzare, dal caos, il proprio universo personale pronto ormai ad esternalizzarlo in esperienze psico-sensoriali condivise. L’arte, per lui, lo dichiara come manifesto, è terapeutica, un cantiere aperto del cambiamento in un presente che definisce “The meat grinder” (Tritacarne) e che naviga sempre più nelle acque burrascose di un futuro incerto. E’ un irrequieto in cerca di riscatto Aiello, un dissidente che combatte la sua battaglia contro la dimensione lacerata di questo nostro tempo che ha azzerato la memoria e cancellato la storia, offrendo pasolinianamente il suo corpo gravido di ferite. Che devono rimanere sanguinolente, perché il dolore, il ricordo del dolore, è esistenza, resistenza e riesistenza. Non cerca la bellezza, l’armonia, frutto della nostalgia di una perfezione mancata. Il gesto di questo autore outsider è libero, grezzo, trasandato, raschia negli abissi, dipinge tempeste, partorisce creature livide, apparizioni allucinate e tormentate, drammatiche e deformate (il “Giro di vite”, ispirato al visionario Henry James) la bocca spalancata in un grido muto, alla Munch. Si materializzano, emanazioni dello spirito, nella colatura di colori spalmati, spesso con le mani, che si estende all’infinito in una contrapposizione-sovrapposizione dissonante e impura, in un horror vacui che lo costringe a riempire tutti gli spazi. E’ una pittura magmatica questa di Aiello, un’eco ancestrale dello Sterminator Vesevo alla cui ombra è nato e che sembra essere musa inquietante della sua produzione. Lo troviamo, come motivo figurativo (distruzione e salvezza, il divino pessimismo leopardiano) icona dell’architetto partenopeo che sfoga la matematica precisione della sua professione nelle cellule impazzite dal ritmo alternative rock dei mitici Fall e nelle fosche immagini bladeruniane mutuate sia dal cinema che dalla lettura dei romanzi discopici di Philip K. Dick. E’ evidente in “Conturbazione del Miglio d’Oro”, la Campania Felix trasformata nella periferia aliena di Blade Runner dall’uomo “Killer” (altro titolo ad effetto della tracklist di Aiello), assassino e cannibale del suo passato e del suo futuro. La pittura – anche qui l’autore è controcorrente, usando un genere ritenuto a torto non più di moda – “è l’unica via d’uscita per dar fiato alla speranza ma è resa impraticabile dall’impossibilità dell’evasione, comporta sofferenza e dissidio”, sottolinea. La pittura diviene il mezzo, per lui estremo, di descrivere-trascrivere la realtà attraverso i flussi della coscienza, marcati nella tridimensionalità materica della superficie come enigmi nel labirinto dell’essere che può rivelarsi solo annegando nella profondità. Il modello è, lo ammette, l’Action Painting della Scuola di New York, il dripping di Jackson Pollock, la brusca figurazione di Willem de Kooning, la poetica del “disubbidiente” Julian Beck. Ma le radici sono europee, quelle dell’anarchia espressiva della breve, intensa stagione del gruppo Cobra, quelle della spiritualità negromantica e panteistica dell’espressionismo tedesco. “Cerco – dice Aiello nella sua assunzione di responsabilità e ricerca di giustizia – di avvicinarmi alla Grande Madre, offesa, violentata, ma ancora pronta a darci il suo colostro”. E si fa “Sciamano” come Beuys in difesa della natura, “la cattedrale perenne – avverte il critico Achille Bonito Oliva – che testimonia la religiosità dell’uomo moderno”. E’ pacificato Aiello alla fine del suo percorso intimo e spaesante che si svela nell’esposizione al Red di Valerio Falcone: “Lullaby”, la ninnananna che ha dedicato alla figlia, squarcia l’oscurità e diventa messaggio della certezza di un domani abitabile dove il confronto non è più conflitto ma ascolto.
BIOGRAFIA
Emiliano Aiello nato a Napoli il 03/5/1971 si diploma presso il Liceo Artistico di Napoli 88/89. Laurea in Architettura con Lode presso la Facoltà Federico II di Napoli 14 dicembre 1999. Master Universitario di II livello in “Tecnologia dell’Architettura” Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Facoltà di Ingegneria. Dipingo manifestamente da 6 anni, ma è come se lo facessi da molto più tempo perché latentemente, anche quando ero impegnato nella mia prima professione, sentivo il bisogno di imprimere sui supporti più disparati (legno, guaina, plexiglas, etc.…) la mia visione della vita. Non mi ispiro a nessuno ma mi sento vicino all’espressionismo astratto americano, agli espressionisti tedeschi, alla transavanguardia e a molti altri ancora che hanno fatto della continua ricerca la loro ragione di vita. I miei passi: · 2014 selezionato per una collettiva tenutasi in palazzo Bastogi Firenze (palazzo della Regione Toscana) dal 14 dicembre al 22 gennaio per la XXXII competizione nazionale del Premio Firenze-Europa con il quadro “caos metropolitano” 100×100 mista su tela (con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Presidenza del Consiglio dei Ministri, etc….) · 2015 selezionato per una collettiva tenutasi nelle sale del Palazzo S. Lorenzo a Poppi (AR) dal 22 novembre al 22 gennaio organizzata dalla ExpArt studio&gallery di Bibbiena con i quadri “concepiton” e “nutrimento” 70×80 mista su carta · 2015 selezionato per una collettiva tenutasi nella sala convegni dell’hotel Domus Romana in via S. Carlo alle quattro fontane Roma dal 18 dicembre al 6 gennaio organizzata dalla galleria Eudaimonia Event” con il quadro “2di1” 100×100 mista su tela · 2016 selezionato per una collettiva tenutasi nelle sale del Palazzo S. Lorenzo a Poppi (AR) dal 10 aprile al 12 giugno organizzata dalla ExpArt studio&gallery di Bibbiena con il quadro “No flowers and power” 125×125 mista su legno · 2016 selezionato per una collettiva tenutasi nel Mausoleo della Bela Rosin Torino dal 14 al 22 maggio per il CONCORSO INTERNAZIONALE 2016 VI edizione della Biennale Metropoli di Torino con il quadro “vuoi star zitta per favore?” 70×80 mista su legno (con il patrocinio di Regione Piemonte, Città di Torino, Torino Metropoli, etc…) · 2016 selezionato per una collettiva tenutasi nel museo PAN Palazzo delle Arti Napoli organizzata dall’associazione NOTAR ACT con il quadro “da mihi factum…il Notaio una vita di sacrifici” 125×125 mista su legno (con il patrocinio di Regione Campania, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comune di Napoli, etc…) · 2016 selezionato per una collettiva da tenersi nel Palazzo Fruscione dal 15 ottobre al 20 novembre per la II Edizione della Biennale d’Arte Contemporanea di Salerno con il quadro “the Samaritan” 125×125 mista su legno (con il patrocinio di Comune di Salerno, Editalia Gruppo Istituto Poligrafico E Zecca Dello Stato, Ministero Dell’ambiente E Della Tutela Del Territorio E Del Mare, etc…) · Mia prima personale a partire dal 21 gennaio 2017 per la durata di un mese presso gli spazi espositivi di FORNACE FALCONE per la cultura presenti all’Outlet Cilento di Eboli (in itinere).