di Oreste Mottola
La Regione già ci ha messo i soldi per riparare quei maledetti 250 metri di costone, giusto all’altezza di Civita Pantuliano, l’antico abitato degli Alburni, poi scomparso. La somma? Dai 36 ai 47 mila euro per lo studio geologico sul costone, per l’intervento poi si vedrà. Tutti i soldi servono, dicono da Napoli. Potrebbe servire una lunga e costosa galleria paramassi, potrebbe bastare picconare qualche pietra cadente. Tutto previsto, tutto già studiato. E fino a un milione e mezzo di euro a disposizione dalla Regione. Eppure il masso resta lì. Da uno, due e fino a toccare i tre anni. Parla Ranesi, Il dirigente provinciale delle strade. “Quel sasso sta bene dove sta!”. Sbaglieremmo che a dirlo proprio così sia stato il dirigente del Settore Manutenzione della Provincia di Salerno, il Ranesi Domenico. Le esegesi dei suoi interventi sull’argomento però portano a questa conclusione. Se il masso non viene tolto da lì è proprio per evitare che si possano verificare altri crolli, con conseguenze nefaste sugli automobilisti. Ora qualcosa sembra muoversi, la Regione sembra averli trasferiti alla Provincia, che si avvia – con calma – ad avviare l’appalto per avviare lo studio geologico per capire come e dove intervenire sul costone soprastante.
TROPPI ANNUNCI. Strade degli Alburni, si viaggia ancora a vista. Sull’onda di annunci ai quali non seguono immediatamente punti fermi in termini di progetti, definizione di tracciati e fondi da utilizzare. Propaganda e ottimi propositi. Della situazione della Fondovalle abbiamo riferito nello scorso numero di questo giornale, quasi con intento provocatorio, cercando di essere smentiti (era quello che si voleva). I tempi delle burocrazie, è evidente, non sono i nostri!. La pressione mediatica sull’argomento, arrivato finanche sulla prima pagina nazionale del “Corriere della Sera” , gli ha fatto inarcare le sopracciglia, gesto che indica stupore, perplessità o in uno sforzo di concentrazione. Sembra essere partita anche la procedura per effettuare gli studi nel tratto compreso tra Castelcivita ed il bivio “San Vito” di Aquara.
RANESI, PARLA E RASSICURA «Abbiamo aggiudicato la gara, ora attendiamo solo di affidarla alla ditta. Nel giro di un paio di mesi avremo anche il progetto esecutivo». Alleluia! Ma per riaprire la strada, il cui masso resta ancora al centro della carreggiata, ci sarà da attendere molti mesi, comunque un tempo non precisato. Soldi che serviranno a mettere in sicurezza un’ampia porzione di costone per evitare che si verifichino nuovi crolli in futuro.
La chiusura dell’arteria stradale ha causato diversi disagi ai cittadini degli Alburni e ha coinvolto istituzioni locali e provinciali al fine di trovare una tempestiva risoluzione al problema. Sarà l’Ente provinciale, in qualità di soggetto attuatore, a seguire l’intervento occupandosi degli approfondimenti progettuali e delle spese tecniche. Ora la Provincia potrà procedere con l’aggiudicazione definitiva dei lavori inerenti indagini finalizzate alla valutazione del rischio caduta massi per un tratto di circa 250 metri, finalizzati all’esecuzione di interventi strutturali tesi a stabilizzare l’area di crollo.
L’ULTIMA SPINTA ARRIVA DA MICHELE CAMMARANO. Michele Cammarano, consigliere regionale campano del Movimento 5 stelle, lo ha definito “meteorite del Cilento”. E’ lui che, dopo gli appelli dei cittadini caduti nel vuoto, ha denunciato “l’ennesima vergogna della burocrazia” tanto da spingere anche il Corriere della Sera, con un articolo di Sergio Rizzo in prima pagina, a raccogliere il Sos.
Il “meteorite” è un grosso masso pesante alcune tonnellate che il 18 agosto del 2015 è caduto nel mezzo della carreggiata sulla strada provinciale ad Aquara, bloccando la viabilità tra Ottati e Castelcivita, nel cuore del Cilento. La strada è chiusa e il traffico viene deviato su un percorso alternativo molto più lungo e dissestato. “Alcune auto, pur di risparmiare preziosi chilometri di viaggio in luoghi dove la viabilità è già fortemente limitata – denuncia Cammarano – si avventurano lungo la strada di fatto interdetta, a loro rischio e pericolo”. Migliaia di cittadini vivono isolati: per raggiungere scuole, ospedali e uffici bisogna avventurarsi su strade secondarie e malridotte.
NESSUNO INTERVIENE, PERCHE’. Perché nessuno interviene? Le ruspe del Comune non possono, essendo la strada un’arteria provinciale. E la Provincia? Sonnecchia. Tra mancanza di fondi, assenza di un piano di intervento urgente e amministratori indolenti.
Di cosa si lamentano il sindaco Brenca e il presidente della Comunità Montana? – afferma il presidente Canfora – . Noi siamo per la sicurezza dei cittadini e non per le boutade mediatiche. Quella strada è pericolosa. La Provincia di Salerno vuole mettere in sicurezza l’intero costone con un progetto complessivo lungo molti km, del valore di un milione e mezzo di euro.
Intervenire nella sola zona interessata? Ricordo che non è la prima volta che i massi cadono dal costone roccioso proprio in quel punto. Anzi, ricordo al sindaco Brenca che qualche anno fa proprio il comune di Aquara è intervenuto lì proprio dove nell’agosto 2015 sono caduti i massi. Tra l’altro si tratta di un fondo privato. L’intervento è costato 200 mila euro di fondi regionali. Risultato? L’incubo si è ripresentato. Se non si affronta il problema nel suo insieme si rischia di buttare via i soldi inutilmente e di non porre mai fine al pericolo della tragedia che si nasconde dietro l’angolo per la popolazione”. Canfora dichiara che la Provincia sta andando avanti nel produrre il progetto e che il milione e mezzo è facilmente reperibile dalla Regione. “Certo, la Giunta Regionale ne ha già stanziati 200 mila qualche anno fa per lo stesso costone, se non si interviene incisivamente diventa anche difficile chiedere soldi ogni volta e per lo stesso motivo. Io credo che con lo studio geodinamico, stimato in 37 mila euro, e poi con la definizione di un intervento strutturale definitivo, si mette in sicurezza l’intero costone e si possa riaprire l’arteria”.
LA PIETRA E L’ARABESCO
La vicenda è un paradigma perfetto, quel sassone in mezzo alla carreggiata, di un Paese dove lo sport nazionale è aggirare qualunque tipo di ostacolo. Ulteriore conferma della frase di Ennio Flaiano che denuncia come in Italia infatti la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Peccato che tra Aquara e Castelcivita ci sia quel grosso masso. Forse però la singolare vicenda non avrebbe varcato i confini di Aquara se adesso non avesse sollevato il caso la solita squadra di simpatici rompiscatole, in questo caso guidata da Mariagiovanna Alessandro, operaia forestale e sindacalista Cgil. Poi i compagni di viaggio, preferendo dedicarsi alla causa della Fondovalle Calore, l’hanno lasciata quasi da sola. Nonostante che questa, la Provinciale 12, sia l’arteria principale per entrare negli Alburni e collegare alle città tutti i paesi degli Alburni. La storia del sasso di Aquara dice molto a proposito dello stato in cui versano le nostre strade. E la colpa non è soltanto della mancanza di soldi, oppure delle beghe burocratiche, o di certi amministratori indolenti. La responsabilità principale risiede in decisioni politiche scellerate prese negli anni, che hanno precipitato pian piano la rete in uno stato di assoluto degrado.