Nei primi giorni di gennaio 2025, a Roma, il Comitato Docenti di Sostegno (CDS), avanti alla sede del MIM, organizzò la manifestazione di protesta, insieme a diverse sigle sindacali. In merito alla questione oggetto di contestazione si espresse la deputata nazionale e responsabile scuola del PD, Irene Manzi. La deputata si disse assai preoccupata circa i nuovi percorsi Indire dedicati al sostegno: “Avevo già preso parte alla prima manifestazione promossa nel settembre del 2024 sempre davanti al Ministero a cui avevano partecipato anche le associazioni delle famiglie degli alunni e delle alunne con disabilità. Ho continuato a seguire nelle settimane successive le vicende legate alla formazione sul sostegno anche nel passaggio parlamentare della legge di bilancio. Un passaggio che ha previsto un incremento di circa 2.000 unità di docenti di sostegno. Una cifra piuttosto ridotta ancor di più se confrontata con l’ultimo piano pluriennale di immissione in ruolo di circa 25 mila docenti di sostegno, fatto nel 2020 per merito del secondo governo Conte. Continuiamo a seguire le legittime rivendicazioni e le ragioni della protesta svoltasi ieri. Abbiamo espresso tutte le nostre preoccupazioni in merito alla norma contenuta nel DL scuola che introduce percorsi di specializzazione sul sostegno, organizzati da INDIRE. Non sfugge a nessuno che creare un percorso parallelo e temporaneo di formazione dei docenti di sostegno, realizzato da INDIRE, è nei fatti una sanatoria che rischia di creare disparità di trattamento tra docenti e svalorizzare il ruolo centrale degli atenei nella formazione dei docenti di sostegno. Si trasmette il messaggio sbagliato per cui una formazione seria, qualificata del docente di sostegno – organizzata dagli Atenei – abbia un valore secondario. Le criticità croniche e strutturali determinate dalla carenza di docenti di sostegno richiederebbero un intervento serio, a cominciare dal tema degli organici. Intervento a cui deve ora affiancarsi una pianificazione territoriale adeguata, legata all’avvio dei percorsi Indire, che tenga anche conto delle esigenze territoriali e delle peculiarità dei diversi contesti. Bisogna investire nella formazione di qualità dei docenti precari, garantendo continuità didattica e professionalità nell’insegnamento di sostegno, affrontando con serietà, anche nel confronto con gli Atenei, il complesso ed urgente tema dei costi legati ai percorsi di formazione. Si tratta di interventi indispensabili per salvaguardare e promuovere l’idea di una scuola inclusiva, quale straordinaria conquista di civiltà e rilanciare la sua funzione costituzionale che consiste nel sostenere le potenzialità di tutte e di tutti. Pensando agli ormai desueti e polverosi corsi SSIS (Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario) finalizzati a garantire la specializzazione per il sostegno all’inclusione e confrontandoli con l’esodo dei prossimi corsi INDIRE, il crollo è considerevole e indiscutibilmente grave. Si è passati dall’impegno, dalla motivazione e dallo studio intenso di un lungo biennio, al dettato del Decreto 71 del 2024, per sopperire alla carenza di docenti di sostegno; un decreto che, in effetti, assume ora ancora l’adozione dell’erigendo corso INDIRE; corso propinato in via esclusivamente straordinaria e transitoria, per consentire il conseguimento della specializzazione sul sostegno, con un carico formativo minimo di 30 CFU. Il TFA, nell’evoluzione formativa specifica, sta nel mezzo, trattasi del Tirocinio Formativo Attivo, in buona sostanza tradotto in cifre, oltre a quelle economiche considerevoli da sborsare necessariamente, trattasi di un percorso che garantisce ancora 60 CFU da conseguire entro una durata inferiore all’anno. Bene, a breve, chi potrà iscriversi e frequentare i tanto discussi corsi INDIRE? I fortunati saranno i docenti che nell’ultimo lustro hanno svolto per un triennio, senza alcun titolo di specializzazione, servizio esclusivamente sul sostegno. Il servizio anche saltuario è tenuto ovviamente di buon conto e persino quello maturato nelle scuole paritarie, oltre che nelle scuole statali. Avranno accesso al corso anche i docenti specializzati all’estero. Quanti tra loro avranno concluso il percorso e ottenuta la specializzazione nei Paese europei potranno partecipare ai corsi INDIRE. Sarà, fra l’altro, garantita la possibilità di frequenza a quanti coinvolti in un contenzioso giurisdizionale col MIM, purché rinunceranno di fatto alla richiesta di riconoscimento del titolo estero. “La rinuncia al riconoscimento del titolo estero e l’iscrizione al percorso organizzato da INDIRE, precisa una informativa MIM, non annullano la riserva prevista dall’Ordinanza Ministeriale n° 88 del 16 maggio 2024, né compromettono le procedure di reclutamento o la validità di incarichi già assegnati, sia a tempo determinato che indeterminato. Il titolo di specializzazione conseguito in Italia consoliderà la posizione professionale già acquisita dal docente”. Si accederà al corso INDIRE per il medesimo livello d’istruzione in cui il docente ha prestato servizio. Soltanto se il numero dei candidati superasse il numero dei posti disponibili, verrà effettuata una selezione fra chi ha maturato un triennio di servizio sul sostegno. La deputata Irene Manzi approva e lotta, intanto, a garanzia dello scorrimento delle graduatorie idonei, a favore di una retribuzione docenti a livello europeo, contro le specializzazioni abbreviate sul sostegno, propinate da INDIRE. La Manzi tanto ha dichiarato, rispondendo a “Orizzonte scuola” in relazione al sostegno e alla questione INDIRE: “Sul tema del sostegno, abbiamo criticato la scelta del Ministero di creare dei percorsi paralleli. Nessuno nega che ci siano problemi nel numero di docenti di sostegno, nella disparità territoriale, però magari se fossi stato un Ministro anziché prendermela con le università, avrei cercato di intervenire per migliorare quel sistema formativo, che è un sistema formativo serio, molto selettivo tra l’altro, sarei intervenuta sul tema, per esempio, dei costi e non solo. In questo caso confrontandosi – insieme al Ministero dell’Università – con gli Atenei, non certo imponendogli qualcosa dall’alto. Creare percorsi paralleli su Indire, a mio avviso, oltre a lanciare un messaggio di sfiducia verso le università, è un messaggio sbagliato verso quei docenti che sono formati, che si stanno formando all’interno delle università. Un sistema che non garantirà migliore qualità nell’istruzione”.
Manzi critica Valditara per aver creato percorsi paralleli fra TFA e INDIRE
La deputata Irene Manzi (PD) critica i corsi sostegno Indire. Parla di disparità fra docenti e della inopportuna svalorizzazione degli atenei. INDIRE apre le porte ai triennalisti e ai proff. specializzati all’estero. Manzi è favorevole allo scorrimento delle graduatorie idonei, a una retribuzione docenti a livello europeo, è contraria alle specializzazioni abbreviate sul sostegno.
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