di Lucio Capo
“…E al fin giungemmo nella città di Poseidone, dal pelago baciata, spunta dalla piana come foglia d’acanto palustre, in trono come la dea, costruita con pietre d’acqua salsa, con sirene alate inchiavardate nella volta…” (cit.)
Nell’individuazione del porto di Poseidonia-Paestum, l’incertezza regna sovrana. Le fonti antiche vagheggiano di uno o più porti a Pestùm, ma esistono solo indizi sulla sua esistenza. Quando i greci di Poseidonia, fondarono la città ne VI sec.a.C., costruirono un fortino sul mare. E il mare di fronte alla città fu chiamato “Golfo di Poseidonia” e successivamente “Golfo Pestano”, a testimonianza della supremazia navale di Pestùm, sulla costa da Agropoli a Salerno. Ebbene, una supremazia di tal fatta non poteva non prevedere un punto d’approdo importante ed adatto alla bisogna. D’altronte le antiche testimonianze bibliografiche ci ricordano di sbarchi ed imbarchi di notevole importanza nella vita di Pestùm. Alessandro il Molosso, zio del Magno, sbarcò a Pestùm nel 332a.C., con 15 navi da guerra e molte altre imbarcazioni per il trasporto di viveri e cavalli. Nel III sec.a.C., durante la seconda guerra punica, partirono da Paestum, confederata con Roma, uomini e navi alla volta di Cartagine. Durante queste imprese belliche contro Annibale ed altre guerre in Oriente, Scipione l’Africano, al pretore Sesto Digizio, originario di Paestum, fa concedere la cittadinanza romana, per meriti acquisiti in qualità di ufficiale della flotta romana, nella battaglia vittoriosa, per la conquista di Cartagena in Spagna. I rampolli della famiglia pestana dei Digizi, si fecero onore, sia nell’esercito di Scipione, che come comandanti della flotta romana, a testimonianza dell’antica tradizione marinara dei Pestani…e vuoi che questi indomiti marinai non avessero un porto sicuro da dove imbarcarsi, per le loro peripezie, e, un approdo caro, dove tornare, dopo aver compiuto le epiche gesta. Molti di coloro che vissero nei tempi che furono, testimoniano di sbarchi eccellenti avvenuti nei secoli nel porto di Pestùm. Gaio Lucilio, poeta latino, durante il suo viaggio in Sicilia da Roma, nel II sec.a.C., sbarca nel “Porto Alburno” sul Sele. Lucio Terenzio, cognato di Cicerone, sbarcò a Paestum nel 47 a.C., proveniente dall’Egitto, dove si trovava al seguito di Cesare. Nel I sec.a.C., Paestum esporta, via mare, le sue famose “Rose rosse”, in quel di Roma, per adornarne e profumarne le strade, le piazze, le case. Nel IV sec.d.C., naufraga una nave onenaria sulle coste della Lucania, pescatori operosi la trainano fin nel porto di Paestum. Nel VI sec.d.C., vi sono nel golfo di Paestum porti e armatori in grado di caricare sulle navi generi alimentari, da vendere nei mercati del Mediterraneo. Esistevano nel medioevo porti a Paestum, sia sul fiume Sele, sia davanti alla città, nei pressi di Torre di Mare. Eruditi sette-ottocenteschi discertano di colonne per l’attracco di navi presso la torre costiera, e, rottami dell’antico porto, sulla spiaggia di Paestum, che penetravano il mare per un miglio, e, con mare piatto era possibile osservarli dalla barca. Il porto di Paestum, con magazzini ed edifici per il commercio, superava in dimensioni quello di San Marco di Castellabate. Ma in conclusione Il Porto di Pestùm donde està? Se la laguna, di Porta Marina è scomparsa, è scomparso pure il porto? Dal VI sec.a.C., e, per cinquecento anni si assiste ad una riduzione della laguna, che si completerà con la bonifica novecentesca. Ma per secoli le merci, sono partite ed arrivate a Paestum, imbarcate su navi variamente dislocate, quindi il porto ha continuato ad operare, in epoca greca e romana, fino ai giorni nostri, e, questo ci fa pensare ad una sua collocazione esterna rispetto alla città. Se non era nella laguna e neanche nel Sele, allora il porto di Pestùm, doveva necessariamente trovarsi ad Agropoli. Agropoli, Acropolis parte alta e nobile della città, su cui imperavano templi e divinità. Ad Agropoli, aveva la sua dimora Poseidone, dalle colonne del suo tempio guardava il mare e presidiava il porto sottostante.