Felitto: non soltanto un paese arroccato nell’entroterra cilentano più profondo, ma anche una sublimazione perfetta del “locus amoenus”. Un locus amoenus che racchiude in sé più epifanie della medesima esistenza: le dolci malattie di ricordi, il tenero sentore di essere parte inscindibile del grembo terroso di una stessa madre e la certezza di sentir scorrere nelle proprie vene quell’acqua che ogni giorno muore e rinasce tra i sassi levigati del fiume. Noi felittesi affidiamo la nostra storia e il nostro epitaffio proprio a quell’arteria d’acqua, il fiume Calore, che ci ghermisce come un cordone ombelicale, in un legame eterno di sangue, acqua e sudore. Questo fiume si snoda tra le particolari e frastagliate Gole del Calore: lo scrosciante ritmo dell’acqua sancisce lo scrosciare della nostra storia, il primitivo connubio con la natura che ci penetra fin nel midollo, fin nelle ossa. Nell’oasi della località Remolino è possibile vivere l’impagabile estasi di sentirsi quasi creature silvestri, in una compenetrazione profonda e pànica con la natura più selvaggia. Non c’è turista che non si senta abbagliato dall’accecante luminosità di questa natura così generosa, che non provi quell’estasi che ti spinge a tornare, tornare e ritornare ancora, per ubriacarti sempre di bellezza ,illusioni e istanti di gioia. Tante sono le storie che raccontano i sassi e i vicoli felittesi più intricati: il Centro Storico sussurra ancora ai passanti più distratti le sue rimembranze medievali, servendosi di torri di guardia e mura di cinta, che ricordano il passato in cui Felitto, dall’alto della sua posizione di difesa e arroccamento, abbracciava con lo sguardo tutta la Valle del Calore. Gocce di storia e vita sono contenute anche nella polvere e nell’incenso delle chiese, ne abbiamo tre: la Chiesa di Santa Maria Assunta, caposaldo del Centro Storico, La Chiesa del Rosario e la Chiesa della Madonna di Costantinopoli. Il nostro Santo Patrono è San Vito Martire, e in occasione dei suoi festeggiamenti ogni 15 giugno, noi felittesi diamo corpo ad una processione che trascende il semplice rito religioso: è esaltazione collettiva, è gioia quasi pagana, è una catarsi aristotelica come quella che provavano sulla propria pelle gli eroi tragici Euripidei. La campagna felittese, rustica e vergine, diventa altare di questo rituale catartico: un oceano di persone calpestano la terra brulla, portando in processione il proprio martire, trasfigurandosi e unendosi in un unico corpo. La campagna assorbe i canti e le preghiere , e vi è la sublimazione del concetto stesso di folklore, che diventa un felice connubio tra i sensi, la devozione e l’identificazione con i sassi e i fili d’erba. Un altro nodo focale della nostra d’identità è la Sagra del Fusillo, manifestazione che si tiene ogni anno nella seconda decade d’agosto. Tale manifestazione è il “Primum Movens” della nostra economia e promozione delle nostre eccellenze, prima fra tutte il Fusillo Felittese. Colora le nostre notti d’estate , fa esplodere pura ansia di vita nel nostro borgo ed è uno dei capisaldi del nostro senso d’appartenenza e identità. Visitare Felitto è come immergere le proprie membra stanche nell’acqua fresca e rigenerante: tornateci, quando la vostra città vi sembrerà più vuota e delirante del solito.
Monica Acito