“Majorana decise di scomparire per motivi personali. Questo però fece comprendere in alto il valore del personaggio. Di fronte alla decisione di non ritornare, comunicata ad alcuni stretti parenti, in un colloquio durante un incontro a Perdifumo, in ambienti degli allora servizi segreti, maturò la decisione di aiutarlo nella sua sparizione. Gli avvistamenti qua e là in Sudamerica puzzano di falso”. Stefano Roncoroni, pronipote del celebre fisico, reso noto da Leonardo Sciascia, e da tanti film e libri, dice di essere ad un passo da poter dimostrare questa sua convinzione “solo si riuscisse ad abbattere le ultime pareti omertose”- Quali? “Livelli altissimi. Magari con niente di scritto”. Quattro anni fa fece un sopralluogo a Perdifumo. Ad accompagnare chi scrive è Giovanni Farzati, insieme riparlammo con chi aveva ricevuto confidenze dagli anziani. Un colloquio lungo con il magistrato Bartolomeo Farzati, Memè per gli amici, il figlio di chi aveva assistito alle ricerche nel 1938. Il dottor Farzati è scomparso da poche settimane. Qui Roncoroni motiva la sua convinzione che come noi dopo 80 anni, quel suo parente fu trovato anche allora. E non volle far ritorno a casa. C’è chi rispettò la sua decisione, e chi non volle correre il rischio di vederlo al servizio di qualche potenza straniera. Centinaia d’inchieste, tavole rotonde, trasmissioni televisive, pubblicazioni, saggi, docufilm e opere liriche, ma la scomparsa di Ettore Majorana resta ancora oggi un mistero. Non per tutti, però, ad esempio non lo è quasi più per Stefano Roncoroni, pronipote del fisico, che dagli anni Sessanta ha cominciato a indagare su questo giallo, scoprendo dettagli importanti che l’hanno indotto ad affermare la sua verità, in altre parole che il mistero di Majorana sia oramai quasi risolto. Anche se dal giorno della scomparsa del fisico siciliano, avvenuta a Napoli il 27 marzo 1938, restano ancora aperti un numero considerevole d’interrogativi, in un’intervista ad Avvenire, il 77enne autore e regista televisivo parla del più grande giallo del Novecento, commentando di come la vicenda “sarebbe a un passo dalla soluzione, se solo si riuscisse ad abbattere le ultime pareti omertose”. Nel suo saggio “Ettore Majorana lo scomparso e la decisione irrevocabile”, Roncoroni spiega il suo punto di vista, in altre parole quello secondo cui Majorana avesse sì deciso di sparire e di non fare più ritorno in società, ma non per ragioni politiche o di spionaggio internazionale. Molto semplicemente, le ragioni della sua decisione di scomparire sono solo di carattere personale. Qualcuno però, molto in alto, non volle correre rischi. E in qualche maniera accelerò il proposito suicidario.
«NESSUNO SCENARIO FANTAPOLITICO»
«Non c’erano ancora le condizioni per collegare la sua scomparsa a questioni di ipotetiche “conoscenze atomiche», spiega ad Avvenire. Majorana, che era un genio assoluto, era secondo Roncoroni affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo, nota anche come disturbo pervasivo dello sviluppo. Questa malattia fu una delle ragioni che lo spinsero ad andarsene. Nel periodo in cui Majorana si rese introvabile, le future nazioni belligeranti, Stati Uniti tra i primi, avevano cominciato una massiccia e selettiva cooptazione dei migliori scienziati atomici. Certamente qualcuno dei suoi vecchi compagni, secondo il pronipote, avrà chiamato Majorana, ma lui rimase fermo sulla sua decisione irrevocabile di non tornare mai più indietro. Secondo il 77enne, non solo Majorana non avrebbe viaggiato oltreoceano per raggiungere Fermi, ma non avrebbe mai lasciato nemmeno l’Italia, non sarebbe mai andato da nessuna parte, dove fu protagonista di un’ipotetica seconda vita. Insomma, secondo Roncoroni, la scomparsa di Majorana non è legata a strane ragioni di fantapolitica, ma solo a questioni di carattere personale.
«LA MORTE DA PARTE DEL FUOCO AMICO»
Sono le cause della sua morte, invece, che vanno ricercate al di fuori della sua sfera privata. «Forse è tempo che s’indaghi la pista del “fuoco amico” piuttosto che appassionarsi a seducenti scenari di fantapolitica…» commenta Roncoroni ad Avvenire. Stando alla meticolosa ricostruzione, dopo la scomparsa, Majorana lasciò Napoli e si imbarcò per Palermo, per fare poi ritorno a Napoli, dove approfittò dell’ospitalità del professor Antonio Carelli e della sua casa cilentana a Perdifumo (Salerno). Qui, per un mese soggiornarono anche i fratelli di Ettore, Luciano e Salvatore, che fecero di tutto per convincerlo a tornare a casa senza riuscirci. Fu la polizia fascista secondo Roncoroni a ritrovarlo. «Non poteva non averlo ritrovato. Chiuse semplicemente un occhio dinanzi a quella famiglia influente, che si poteva permettere una ricompensa di trentamila lire a chiunque avesse ritrovato Ettore, e archiviò il caso in fretta e furia». Lo scienziato, il genio immaturo come si autodefinì a ventun anni lo stesso Majorana, doveva essere rintracciato a ogni costo per volere di Benito Mussolini in persona e alla fine, secondo Roncoroni, così fu. E successe prima del settembre del 1939.