La tensione tra Usa e Russia per la crisi in Ucraina non si smorza. Biden e Putin faticano a trovare una soluzione condivisibile in quella che appare sempre più come una lunga e difficile partita a scacchi, intervallata da colloqui tutt’altro che distensivi.
La Russia del presidente Vladimir Putin, dopo l’uscita dal caos post-comunista, ha vissuto diverse fasi politiche, volte alla costruzione di un sistema politico autoritario e all’imposizione della propria presenza in alcune zone critiche che hanno sempre fatto da cuscinetto con l’Europa: è questo il caso dell’Ucraina, spina nel fianco della Federazione russa per il suo europeismo e per la serie di “guerre del gas” scaturite dall’aumento del prezzo del metano esportato in Ucraina. La Russia, preoccupata dai possibili sviluppi di un crescente nazionalismo anti-russo, nel 2014 ha attuato l’annessione della regione ucraina della Crimea, composta in prevalenza da russi. In quello stesso anno formazioni paramilitari sono insorte contro Kiev nelle regioni orientali di Donetsk e Lugansk, rifornite di armi dalla Federazione russa, dando l’avvio alla guerra civile del Donbass, ancora in corso.
In questo scenario come s’inserisce l’America di Joe Biden? Già dopo lo scoppio del conflitto nel Donbass, Biden, come vicepresidente degli Stati Uniti, ha incoraggiato gli sforzi compiuti dal governo ucraino per rafforzare la democrazia attraverso un ambizioso programma di riforme con gli obiettivi prioritari di migliorare l’economia del Paese e di contrastare la corruzione.
Oggi, a seguito dell’ammassamento di truppe russe al confine con l’Ucraina, gli Stati Uniti, con l’avvio dei colloqui di Ginevra sulla sicurezza europea, non hanno intenzione di fare concessioni a Mosca, ma puntano a far desistere Putin dall’ipotesi di uno sconsiderato intervento militare russo contro Kiev che avrebbe conseguenze disastrose sia per l’equilibrio e la pace europei sia per l’economia russa, che rischierebbe di essere compromessa dalle pesanti sanzioni annunciate dagli Usa.
Il monito di Biden, lanciato per non far precipitare la situazione in Ucraina, lascia però spazio alla diplomazia. La posta in gioco per entrambe le parti è cruciale: la mancata risoluzione della crisi ucraina, infatti, non gioverebbe né a Washington né a Mosca che di fatto agiscono per i propri interessi geopolitici.
Biden sa che, per perseguire alcuni dei suoi obiettivi politici, tra cui il controllo degli armamenti, il contenimento della Cina e la stabilizzazione del Medio Oriente, ha bisogno della collaborazione della Russia. Anche Putin è consapevole che non può sottrarsi al dialogo: le sanzioni finanziarie, tecnologiche e militari farebbero precipitare il Paese in una condizione di isolamento dal resto del mondo e influirebbero sui suoi obiettivi incentrati sul frenare l’espansione dell’Alleanza Atlantica a Est e sul ristabilire una sfera di influenza russa sui territori dell’ex Urss.
L’esito di questa cruciale partita dipende anche dal ruolo dell’Europa che ha promosso l’avvicinamento dell’Ucraina all’EU, ha fornito sostegno economico al Paese dopo lo scoppio del conflitto nell’Ucraina orientale, ricorrendo anche a sanzioni anti-russe.
I colloqui tra Washington e Mosca saranno efficaci nel realizzare proposte d’intesa in grado di garantire la risoluzione della crisi in Ucraina e di segnare l’avvio di un nuovo equilibrio tra Usa, Russia ed EU?