di Gina Chiacchiaro
Siamo andati a casa Lucia Viola, un’anziana signora, originaria di Felitto. Ci hanno accompagnato, ancora una volta, Connie e Caterina. Bussiamo alla porta e la signora Lucia ci viene incontro e ci invita ad entrare. Ci accoglie con reticenza, non vuole essere ripresa, non sembra disposta a chiacchierare. Dice che è una donna sola, di una certa età e che non ama parlare di sè, ma poi dopo un po’ cede e si lascia trasportare dai ricordi! È arrivata in Australia nel ’69, col marito Giovanni Manlio, minatore, e tre figli, con la nave G. Marconi, con un programma assistito del governo australiano. Erano pronti a partire già nel ’54, ma poi il viaggio fu annullato a causa della chiusura dell’immigrazione dall’Europa da parte dell’Australia. Lucia racconta di una vita più volte spezzata che lei per forza e con forza ha ricucito. Sola da 26 anni perché suo marito si è ammalato ed è morto dopo pochi anni. Ha lavorato tanto, anche per compensare il mancato reddito del marito.
Faceva più lavori contemporaneamente, Lucia, per mantenere la famiglia e questo le ha permesso di comprare la casa, dove tutt’ora vive. Per 20 anni ha lavorato in una fattoria, ad una pressa e nei fine settimana lavava piatti in un ristorante. Dopo 20 anni ha continuato con lavori saltuari e più leggeri. Quando arrivarono in Australia aveva tre figli: Rita di 16 anni, Giuseppina di 12 e Romano di 6. Poi, in seguito, nacque Vito. Rita ha cominciato presto a lavorare inizialmente con lavori saltuari come commessa poi alle Poste. È sposata con Toni di origine romana ed ha due figli. Giuseppina ha lavorato come poliziotta fino all’età di 53 anni, adesso lavora per la sicurezza nelle scuole. È sposata con un ragazzo di origine calabrese ed ha due figli. Romano il suo terzo figlio purtroppo è morto a 47 anni per un infarto ed ha lasciato un figlio di 17 anni avuto da una compagna australiana che, alla sua morte, essendo tutor del figli, ha messo le mani sui beni e sull’azienda di Romano. A questo punto la vita si Lucia si è spezzata una seconda volta. Ma il destino deve ancora accanirsi su di lei. Vito, l’ultimo figlio, a 23 anni, mentre andava a pescare con un cugino, ebbe un incidente d’auto molto grave. Ricevette un colpo alla testa ed entrò e in coma per un anno. I dottori lo davano per spacciato, ma mamma coraggio non si diede per vinta: non voleva cedere un altro figlio alla morte. Di certo non lo avrebbe fatto finché le fosse rimasto un alito di speranza. Ogni giorno si recava in ospedale e si sedeva accanto al suo letto … un cenno di vita la fece sobbalzare e si riaccese la fiducia. I medici ricacciavano indietro ogni velleità. Ma Lucia, caparbia e determinata, attese fiduciosa fino a che suo figlio scese dal letto e salì sulla sedia a rotelle. 7 anni è rimasto su quella sedia durante i quali ha ricominciato a capire, a parlare e si è messo anche a studiare. Oggi ha una vita normale, fa il ragioniere, è sposato ed ha due figli. La signora Lucia è tornata quattro volte a Felitto, anche con i figli tranne che con Romano che è rimasto la sua corona di “spine” che le cinge la testa fino a farla piangere in ogni occasione che può raccontare il suo tormento di mamma. Una storia questa che potrebbe essere stata vissuta in ogni angolo della terra, ma in Australia Lucia nonostante la disperazione, forte solo del suo coraggio, ha dovuto viverla lottando a mani nude e in una solitudine che fa spavento al solo pensarla. Oggi Lucia vive sola nella sua casa, troppo grande per lei, ha l’affetto dei figli e dei nipoti, tranne uno, la cura dell’orto, dal quale tutti si riforniscono, è la sua vita tenuta in pugno dal destino. Un fato che l’ha agguantata e sballottata in ogni direzione, che l’ha piegata ma non spezzata.