Sono nata e vissuta fino all’età di 7 anni in via Santa Teresa a Napoli prima che la mia famiglia si trasferisse a Capodimonte.
La casa natia era grande e antica, molto luminosa. Ricordo che all’ingresso, nel piccolo corridoio, c’era un altarino addobbato sempre di fiori freschi che ospitava una statuetta della Madonna che, appartenuta alla nonna di mia nonna, era segno tangibile della sua presenza materna e protettiva sulla famiglia. Mi piaceva guardarla e ogni mattina davanti a lei recitavo un’Ave Maria.
La Vergine indossava un abito bianco con sopra un manto celeste, cucito da mia nonna stessa sostituendo quello originale, consumato dal tempo, e appoggiato sul braccio della statua per nascondere una manina a cui mancava un dito.
Il capo della Madonna era adornato da una corona di 12 stelle. La Madonnina poggiava su una falce di luna e schiacciava sotto i suoi piedi la testa di un serpente. Era questo il particolare che attirava sempre il mio sguardo. La statuetta è custodita oggi con tanta cura da mio fratello dopo che è stata restaurata da mia cognata, che con i fratelli e sorelle continua a tenere viva la passione e l’amore, ereditati dal padre Alfredo, per l’arte scultorea.
L’abito della Madonna è stato cucito con stoffe d’epoca rispettando i canoni artistici di fine 700, in riferimento particolare al grande Giuseppe Sammartino, l’autore del Cristo Velato.
Lungo la via che da S. Gregorio Armeno arriva a S. Biagio dei Librai, nella suggestiva cornice del centro storio di Napoli, è possibile visitare, fra le tante botteghe degli artigiani che espongono i loro lavori di pastori e presepi fatti a mano e le parodie di personaggi famosi sia del presente che del passato, la bottega del fratello di mia cognata, Ulderico Pinfildi, il cui talento nell’arte presepiale ha avuto tanti riconoscimenti a livello anche internazionale.
In questo periodo natalizio, nell’attesa della nascita di Gesù, entrare in contatto con l’arte presepiale permette ai visitatori della mia bella città di immergersi in una atmosfera magica fatta di luci e suoni.
Una breve premessa questa e ricordi della mia infanzia, prima del commento alla pagina straordinaria del Vangelo di Luca che, in questa domenica, ci racconta l’Annunciazione e ci introduce all’Incarnazione di Dio.
Siamo proiettati infatti tra le povere mura di una piccola casa a Nazaret dove incontriamo Maria. All’annuncio dell’Angelo, Ella accoglie la chiamata, anche se non compresa fino in fondo, del Signore. Il messaggio stravolge la sua vita ma Maria non si esalta, rimane umile, dimostrando, pur nelle perplessità, coraggio, fedeltà e perseveranza nel portare avanti la sua missione, affrontando le difficoltà, le sfide, i pregiudizi sociali, le rinunce, fino l’esperienza dolorosissima della Croce.
Diventa modello del credente che accoglie la Parola e la vive nel quotidiano. Viviamo anche noi l’esperienza di fede di Maria.
Il “Sì” di Maria è un sì pieno, totale, per tutta la vita, senza condizioni.
Il “Sì più importante della storia, ci dice papa Francesco,” il sì umile che rovescia il no superbo delle origini, il sì fedele che guarisce la disobbedienza, il sì disponibile che ribalta l’egoismo del peccato”.
La festa odierna, divenuta solenne nel 1854 quando Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata, è collocata nel tempo di Avvento perché Maria è la donna dell’attesa, dell’accoglienza, dell’ascolto, colei che non ha conosciuto l’esperienza dolorosa del peccato e che è rifugio, guida e speranza per tutti noi.
Prendiamo allora ad esempio Maria!
Ricordiamo che la nostra salvezza è fatta di sì e di no. Spesso facciamo finta di non capire ciò che la coscienza ci suggerisce, ci allontaniamo dal sì e optiamo per il no. Quanti sono i sì non detti al Signore! Eppure “non temere” è il continuo e rassicurante annuncio di incoraggiamento a non aver paura perché Dio non ci abbandona mai.
In compagnia della Vergine Immacolata viviamo in questi giorni l’attesa dell’evento che da sempre sorprende adulti e bambini, stupiamoci di fronte ai doni di salvezza che il Signore sta per effondere sulla terra, apprezziamo il loro valore, testimoniamo con la preghiera, la generosità, la carità ciò che ci portano, e, impegnati nella possibilità della vittoria personale contro ogni sorta di peccato, teniamo sveglio il nostro cuore perché possa affiorare anche il nostro “eccomi” a Gesù che sta per arrivare. Santa domenica in famiglia.