di Bartolo Scandizzo
L’orrore non ci spaventa! È diventato di casa nelle nostre vite di gente di provincia.
Sia che si tratti di bambini, uomini e donne che annegano nel Canale di Sicilia sia che un’intera famiglia si dia la morte in una casa della porta a fianco.
Sono due esempi che non possiamo definire estremi perché c’è di peggio come giovani che si fanno esplodere con lo scopo di creare panico facendoci sentire tutti nel mirino di un “chiunque” ci passi accanto.
Lentamente, ma inesorabilmente, siamo presi dal sentimento di assuefazione e ci costruiamo la “corazza” di cinicità che apparentemente ci lascia intangibili di fronte a tutto e a tutti. Nella realtà siamo già altro da noi perché ci adattiamo ad essere intolleranti di fronte a tragedie epocali ma ci scagliamo violentemente (a torto o a ragione) contro politici, medici, insegnanti, bancari, forze dell’ordine, giudici, imprenditori … Tutti responsabili di inefficienze e incompetenze, favoritismi e ruberie, prepotenze e ricatti.
Tutte cose sacrosante in un contesto dove si distingue le responsabilità personale dalla funzione.
Lo Stato considerato usurpatore e non civile mediatore di interessi individuali, se pur legittimi.
In questa ottica, deformata dall’emotiva voglia di “impiccare” il “colpevole” di turno,
diventa normale derubricare migliaia di morti annegati nel Mediterraneo con un “se la sono cercata”. Oppure, la strage di una famiglia di Rumeni a Paestum (il padre da fuoco a moglie e figlia e poi s’impicca) è considerata una tragedia accaduta in una realtà parallela che vive al nostro fianco senza toccarci.
Ormai, è consolidata la convinzione che un reato e la relativa pena assume un significato e una percezione sociale completamente ribaltati a secondo di chi lo commette e di chi lo subisce.
L’orrore dell’Olocausto, che ha inghiottito milioni di Ebrei in nome di colpe storiche attribuite loro da Hitler, è stato pianificato e perpetuato nell’indifferenza di milioni di Tedeschi a cui faceva comodo non vedere né sentire.
Verrà il tempo in cui le nostre coscienze ci chiederanno conto della nostra inumanità…