Siamo già alla sesta domenica di Pasqua e la liturgia ci offre la lettura del brano del Vangelo secondo Giovanni che è la continuazione di quello letto domenica scorsa. Ascoltiamo ancora una parte del discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli durante l’ultima cena.
Un discorso di addio porta sempre in sé una tristezza, una malinconia per il distacco da persone e luoghi. Nelle parole di Gesù non si riscontra però tutto ciò. Possiamo solo cogliere un sentimento di tenerezza, di amore verso i suoi discepoli. Con serenità infatti Gesù comunica loro che li lascerà, ma la sua assenza non sarà definitiva perché ritornerà da loro.
Rendendosi conto che sono in preda allo smarrimento, che si stanno chiedendo che faranno senza il loro Maestro, chi seguiranno, chi li ascolterà cerca di rasserenarli, incoraggiarli e aprirli alla speranza.
I discepoli potranno continuare a gioire della sua amicizia e della sua presenza in questo periodo di separazione. Ma possono essere contenti i discepoli per la sua partenza? Forse Gesù chiede troppo! Ecco che allora promette un dono, un sostegno, che colmerà il vuoto e la distanza: lo Spirito Santo che prenderà il suo posto e rimarrà sempre con loro. Non li lascerà perciò orfani.
Essere orfani è un’esperienza che, sebbene in forme diverse, conosciamo tutti. L’orfano non è solo colui che ha perso un genitore, ma anche chi ha perso un maestro, un amico, una causa ideale, una ragione fondamentale di vita.
In questi casi ci sentiamo veramente soli e spesso diciamo che anche Dio si è dimenticato di noi. Non è così. Lui è sempre accanto a noi. Giovanni ci ricorda la promessa di Gesù. Accanto a noi rimarrà il Paraclito, lo Spirito di salvezza, di sincero conforto, di dialogo. Lo Spirito che ci orienta nelle scelte, lo Spirito che ci fa capaci di andare incontro al nostro prossimo, non a parole ma con i fatti, in modo concreto e generoso, lo Spirito che ci insegna l’unica cosa veramente indispensabile: amare come ama Dio. Se ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo le nostre esperienze di vita potranno diventare esperienze della giustizia, della misericordia di Dio.
Tutti i comandamenti lasciati da Gesù si riassumono e si concretizzano proprio nell’amore verso i fratelli e, cosa eccezionale, anche verso i nostri nemici. La loro osservanza vuol dire fare la volontà di Dio, che è amore.
Proprio l’amore è il tema del passo del Vangelo su cui riflettere. “Se mi amate” ci dice Gesù. Non ci dice dovete amarmi, non c’è alcuna costrizione nelle sue parole, ci chiede solo di contraccambiare il suo amore. Per la prima volta si fa mendicante di amore, ci chiede di vivere seguendo quei gesti e quelle parole che riassumono la sua vita, osservare i suoi comandamenti, condizione unica per instaurare un legame indissolubile con Lui.
“Se mi amate”. Sì, ti amiamo Signore!
Una buona meditazione!