Lo sciopero del 30 maggio era cosa evitabile, ne sono convinti i Presidi
“..Se si dovesse fare uno sciopero penso che l’unica buona ragione per farlo oggi sarebbe quella di protestare contro la riduzione del finanziamento all’istruzione che è scesa di nuovo al 3,5% del Pil sulla base del Documento di programmazione economica finanziaria e questo non è consentito, è molto più basso di quanto prevede l’Europa”. Diversamente, per i docenti e il personale ATA lo sciopero è utile, di certo, anche per un necessario e urgente confronto tra Governo e sindacati.
I Presidi associati, sotto la presidenza di Antonello Giannelli non hanno preso posizione affiancando favorevolmente docenti e personale ATA. “ Non riteniamo che sia il momento migliore per farlo, siamo alla conclusione di un anno abbastanza travagliato e riteniamo quindi che le esigenze del servizio delle valutazioni dei nostri studenti dovrebbero prevalere . I membri dell’ANP (Associazione Nazionale Presidi), il 30 maggio us, si trovavano a Torino a trattare la sicurezza nelle scuole. Rivelando il suo pensiero e quello dell’intera Associazione, Giannelli dichiarò: “.. Se si dovesse fare uno sciopero l’unica buona ragione per farlo oggi sarebbe quella di protestare contro la riduzione del finanziamento sulla istruzione che è scesa di nuovo al 3,5% del Pil sulla base del Documento di programmazione economica finanziaria e questo non è consentito, è molto più basso di quanto prevede l’Europa ”. Insomma, a dire dell’ANP lo sciopero si poteva evitare. Sembra essere stata, a loro dire, una perdita di tempo, una inutile contestazione in un momento inopportuno. Cristina Costarelli dell’ANP Lazio parla di vecchi ritornelli: “Il ritornello è il solito: stabilizzare i precari, non considerando per nulla il diritto degli alunni ad avere insegnanti migliori, più preparati, più aggiornato e si vuole evidentemente la distribuzione a pioggia di soldi per tutti. Non si vuol sentire parlare di merito e differenziazioni. Più soldi per tutti ha un sapore populista senza utilizzare gli aumenti per restituire efficienza e premialità ”. Echeggia Mario Rusconi di Anp Roma. Certo, ognuno guarda la propria situazione e manifesta in base alla comodità della poltrona sulla quale poggia il proprio deretano. Resta il fatto che lo sciopero si rappresenta per tanti esponenti del mondo scuola, scomodi nella seduta, un momento veramente importante. E’ utile, di certo, anche per un necessario confronto tra Governo e sindacati. Il dissenso è particolarmente stato rivolto contro il sistema del nuovo reclutamento docenti. I sindacati più rappresentativi del Paese per la scuola (Cgil, Cisl Uil, Snals e Gilda) hanno alzato la voce contro il nuovo decreto legge, n. 36, il quale sarà convertito entro il 29 giugno. Si è giunti all’accesa contestazione specialmente per la condizione del precariato. Già prima il problema del precariato era presente nella scuola, ma negli anni novanta lo Stato decise che non bastava un concorso per fare l’insegnante. Le conoscenze disciplinari si dovevano accordare con pedagogia e didattica. Sorsero le Facoltà di Scienze della Formazione e le Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario (SSIS). Per nove cicli, le SSIS hanno “prodotto” insegnanti. A questi hanno fatto seguito altri tre cicli di “Tirocinio Formativo Attivo”. Le Università intanto hanno sfornato anche troppi docenti in alcune discipline, mentre non sono mancate le sanatorie ogni sei o sette anni. La Legge 107/2015 ha trovato la soluzione con un 3+2+1: laurea breve, due anni di un percorso del tutto simile alla SSIS (con assegno) e un anno di tirocinio formativo attivo contestuale all’anno di prova. In tal modo si pensava l’abrogazione del precariato. Il Governo successivo non ha contemplato percorsi di formazione iniziale, soltanto concorsi, ai quali è stata posta una condizione, la messinscena dei 24 CFU in ambito psicopedagogico. Oggi resta intanto il precariato, la farraginosità dei concorsi e i tempi ciclopici. Attualmente i sindacati di settore sono molto preoccupati, a differenza dei Presidi dell’Associazione Nazionale. I precari sono in significativo e inquietante aumento. Stando ai dati raccolti dal sindacato Anief sono 914.839 i docenti precari e 265.212 i precari ATA. In totale, dunque, sono 1.180.351 i precari nel personale docente e nel personale ATA delle scuole. Trattasi del 22,4% del personale in servizio, con un forte primato nelle zone del Nord Italia.
Emilio La Greca Romano