di Bartolo Scandizzo Un uomo mite ma determinato, ecco chi mi sono trovato di fronte quando mi sono seduto nel suo ufficio di via Magna Graecia presso la Coop Magna Graecia di cui è presidente. Nel 1996, diede vita, insieme agli altri medici di famiglia capaccesi, il centro Prometeo creando un centro medico di base dove tutti i pazienti trovano servizi e consulenze. Oggi sono 18 i dipendenti del centro. In seguito ha fondato il consorzio Megaellas che eroga servizi ad oltre 500 medici di base della provincia di Salerno. Una struttura che ha fatto la storia della medicina associata nel nostro territorio ed anche oltre e di cui fanno parte attiva tutti i medici che hanno passato il Rubicone dalla professione alla politica capaccese: Gaetano Fasolino, il medico politico ante litteram, Enzo Sica, Italo Voza, Franco Longo … Figlio di Faluccio de Rosa, calzolaio che, quando si rese conto del cambiamento del mercato, cioè che costava meno comprare le scarpe nuove che farle riparare, decise di cambiare mestiere ed aprì il Bar Nazionale che ha fa parte della storia di Capaccio Scalo. Ed è proprio da questo che parte questo incontro confronto che ci ha visto toccare molti temi della vita del comune di Capaccio Paestum. Il motivo è che il Dott. De Rosa ha deciso di candidarsi alla carica di sindaco alle prossime elezioni del 2017. Un amico comune, Angelo Fasano, fondatore dell’Agorà dei liberi di Capaccio, ha sempre avversato l’impegno dei medici in politica. Dopo tutto, con il senno del poi, non è che a Capaccio abbiano dato prova di saper conciliare i due gravosi impegni. Sono d’accordo con Angelo. Tant’è vero che se riuscirò a sedermi sulla poltrona di sindaco, mi collocherei immediatamente in pensione, visto che ho raggiunto i requisiti per poterci andare. Come ha potuto leggere nell’ultimo numero di Unico, la schiera dei candidati è ricca e non penso che sia completa … Si tratta di persone che hanno già <> in passato. In fondo hanno avuto le loro opportunità di servire la collettività ma, per varie ragioni, hanno dovuto prendere atto che non sono stati in grado di portare a termine i loro progetti. Cosa riconosce di aver fatto bene ai suoi predecessori (due dei quali hanno avuto il sostegno di De Rosa ndr) e dove, invece hanno fallito? Cominciamo da Enzo Sica … Sica partì bene liberando Capaccio Paestum dalla spazzatura ed avviando la raccolta differenziata. Mentre fallì nel portare a termine la sistemazione dell’area archeologica non realizzando il parcheggio in via Magna Graecia e lasciando deperire quelli realizzati in zona stazione ed ex Cirio. Senza dimenticare la chiusura del passaggio a livello di Paestum! La caduta di Sica riportò in comune Pasquale Marino. A Marino riconosco la determinazione con cui decise e realizzò la pedonalizzazione della strada nell’area archeologica, provò anche con via Italia a Capaccio Scalo, ma i commercianti lo costrinsero al dietro front. L’errore più grande lo ha commesso sul Puc (Piano Urbanistico Comunale) sul quale si fece prendere la mano su molte situazioni, come l’insediamento di Cannito, che lo portò alla caduta. A Marino successe Italo Voza, l’attuale sindaco, che, sembra incamminato a completare il mandato … Voza ha fatto ad avviare la metanizzazione e la realizzazione della piscina comunale. Poco ha fatto per spingere la comunità Capaccese ad assumere una identità comune e normale. Voglio sottolineare anche la riduzione a zero della capacità d’indebitamento del comune avendo impegnato tutto il possibile ed anche di più con spese anche fuori bilancio! Resta aperta la questione dell’allocazione delle sfere geotediche, che tanto sono costate alle casse comunali, e che non si riesce a trovare loro una sistemazione definitiva al fine di ammortizzare la spesa. Come è necessario che gli eventi nell’area archeologica facciano entrare nella casse comunale abbastanza risorse per pareggiare i costi del montaggio del “teatro dei Templi”. Non credo che quando la RAI organizza il “festival” a Sanremo, prenda soldi dal comune. Anzi versa nella casse comunali un discreto gruzzolo di milioni … Sono in tanti a non credere che De Rosa possa portare fino in fondo la candidatura. In fondo è già successo che lei si è tirato indietro. Perché questa volta dovrebbe andare diversamente? Contro Pasquale Marino feci un passo laterale per non entrare in competizione con Gigino Di Lascio che, in quel momento poteva essere un forte elemento di cambiamento. Avrei dovuto guidare la coalizione di Centro – destra. Vennero da me Fasolino e Troncone, a pregarmi di accettare. Rifiutai e fu proprio Giuseppe Troncone a correre. Mentre contro Voza cosa successe? Voza invitò tutti noi della Prometeo, medici e infermieri, al suo ristorante. Ci comunicò che aveva intenzione di candidarsi a sindaco e chiese l’appoggio che ottenne. Provai a ritagliarmi uno spazio con l’associazione “L’Altra città”, ma poi mi sfilai: avendo dato la mia parola, feci un passo indietro. Il suo ritorno all’impegno civico è arrivato con l’indizione del referendum sul nome della città “Capaccio Paestum” dove ha affrontato a viso aperto il suo collega, socio e amico Italo Voza … Intanto a me piace chiamarlo paese! Per avere i servizi che identificano una città bisogna lavorare sodo e ci vorrà tempo. In occasione del referendum ho solo interpretato il disagio popolare. Ma avete perso … Sì! Ma era una battaglia che andava fatta. Quell’esperienza mi ha fatto capire che c’è spazio per rivitalizzare la politica locale partendo dal basso facendo spazio a nuove idee. In fondo, il voto, da oltre 20 anni fa sedere in consiglio quasi sempre gli stessi. I pochi nuovi fanno presto ad omologarsi. Come farà ad evitare l’assalto dei portatori di voti familisti? Intanto, nelle mie liste non saranno presenti gli amministratori di maggioranza che hanno sostenuto Voza, potrebbero trovare spazio i dissociati. Non accetterò in lista chi ha condanne penali. In termini programmatici, uno dei punti sul quale sono inciampati sia Marino (2 amministrazioni) sia Sica e lo stesso Voza si è salvato perché, nonostante il tecnico incaricato, l’Arch. Rodolfo Sabelli, lo abbia da tempo consegnato al sindaco (pare che l’abbia anche protocollato), rimane un problema più che una risorsa per ridefinire Capaccio Paestum. Come pensa di affrontarlo? Parlandone e discutendone prima. Chi sarà d’accordo concorrerà con me alla guida del paese. Gli altri faranno scelte diverse. Ovviamente parlerò con tutti, partiti e associazioni, e ascolterò ogni consiglio. Questa volta, però, sono determinato a scendere in campo e a restarci con la forza della mia esperienza e la ragione di poter fare bene al mio paese ed ai miei concittadini. Che tempi si dà per dare concretezza al titolo di “Città” a Capaccio Paestum? Cinque anni. Penso che nel tempo di un mandato amministrativo ci può fare molto. Ho anche un modello: Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano. Lascio Antonio De Rosa consapevole di averlo conosciuto meglio, egli è mosso da una passione sincera, da un’esperienza fattiva e consapevole che non sarà un’impresa facile. Solo al pensiero che non è da escludersi il fatto che potrebbero essere proprio i tre amici medici (Sica, Voza e De Rosa) a sfidarsi per la carica di sindaco di Capaccio Paestum nella primavera del 2017, ci si rende conto di come sia complesso e difficile il confronto politico nella Città dei templi.