Incontriamo Maurizio Paolillo sulla spiaggia attrezzata situata di fianco all’ex lido Calypso chiuso da tempo immemore. È, come al solito, molto affabile e non si sottrae a parlare di un argomento “scottante” …
Ci parli del Piano Urbanistico Comunale redatto dall’architetto Sabelli su indicazione di Italo Voza.
L’amministrazione intera ha dato degli indirizzi che Sabelli ha seguito alla lettera. Ha fatto un lavoro egregio per quanto riguarda la preparazione delle tavole tanto da essere prese in considerazione dall’Università di Salerno per uno studio sulla certificazione ambientale per un progetto in collaborazione con la Camera del Commercio.
Quando sono iniziate le titubanze?
Quando si è passati alla progettualità. Io, per esempio, ho visto che da Capaccio Scalo alla Laura non si era intensificata l’edificabilità, quindi non c’erano premesse per collegare la città commerciale a quella marittima. La maggior parte dei terreni edificabili erano situati all’ inizio di via Magna Graecia (nei pressi del vecchio Covent Garden).
Dunque chi ha bloccato la fase successiva?
Nessuno in particolare, c’era malcontento generale tra i consiglieri.
Lei ha avuto modo di esaminare il progetto?
Sì! Le mie perplessità iniziali si sono concretizzate proprio dopo averlo visionato. Sulla fascia costiera, ad esempio, non era previsto nessun intervento. L’idea era di realizzare per la costa un piano particolareggiato. Per cui avremmo dovuto attendere altri 40 anni. Poi si è sempre mantenuto vivo il sospetto che alcune aree, da sempre edificabili, potessero essere ricollegate sempre alle stesse persone.
Voza, dunque, lo ha conservato nel cassetto?
Sì, a disposizione dei consiglieri compresi quelli di minoranza.
Nell’area della zona archeologica di Paestum invece cosa era previsto?
A Paestum, ovviamente non ci si può muovere in modo autonomo: bisogna concordare tutto con gli altri soggetti istituzionali preposti. In ogni caso era previsto un centro polivalente di accoglienza per i turisti in corrispondenza dell’ex Cirio. Questo progetto è finanziato dal Ministero del turismo anche se della sua realizzazione ancora non se ne parla.
Lei, fatto parte di diverse amministrazioni. Può dire quale tra i sindaci degli ultimi 30 anni si è avvicinato di più all’approvazione del P.U.C.?
È stato Pasquale Marino, nel suo ultimo mandato, che è arrivato alla fase delle osservazioni. Ma proprio a quel punto è caduta l’amministrazione. In quel momento si erano create delle condizioni tali da non poter andare avanti se non dopo essersi rivolti a determinati consiglieri comunali. È un lavoro molto difficile, l’idea del piano regolatore è quella di dover accontentare tutti e Capaccio Paestum, lo sappiamo, è composta da 14 piccoli comuni.
Possiamo dire che Italo Voza è stato sfavorito durante le ultime consultazioni proprio perché non è riuscito nell’approvazione del P.U.C.?
Ad essere sincero al popolo il Piano Regolatore interessa poco. Può interessare a chi ha attività commerciali e alle persone a loro collegate. Personalmente riconduco il fallimento di Voza all’antipatia che i Capaccesi mostrano verso alcune categorie soprattutto nei confronti dei Pestani e in particolare la famiglia Voza. In più ha vinto l’idea del nuovo, chi voleva la novità non l’ha trovata nella coalizioni di Italo Voza.
Facciamo un pronostico: Palumbo riuscirà ad approvare il P.U.C.?
Se riuscirà ad essere un ottimo mediatore, a mettere d’accordo tutti e a conoscere la territorialità di Capaccio Paestum, perché no?
Come giudica l’esordio di Franco Palumbo?
Molto prudenti i suoi primi passi. Io lo conosco, conosco le sue capacità. La sua squadra non è molto esperta. Credo che fra un anno potremmo giudicarlo con cognizione di causa.