life fagus di Gina Chiacchiaro
Lo scorso 30 gennaio, nella sede dell’Ente Parco, a Vallo della Lucania, si è tenuto un incontro per definire ulteriormente il progetto “Life-Fagus” che vuole salvaguardare, proteggere e implementare la Biodiversità dei nostri boschi con particolare riferimento al tasso, l’agrifoglio e l’abete bianco.
Si tratta del progetto “Fagus” che nasce dall’idea di sperimentare strategie gestionali per integrare e conservare la biodiversità degli abitat forestali con interventi di selvicolture sperimentali al fine di favorire l’aumento dell’eterogeneità strutturale dei soprassuoli e della diversità biologica. Il progetto vede coinvolto il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e del Gran Sasso.
In fase progettuale c’è stato l’intervento dell’Università la Sapienza e dell’Università Tuscia che hanno effettuato studi e sopralluoghi per capire e proporre buone pratiche per poter coniugare uso e sostenibilità delle foreste dell’Appennino Centrale e Cilentano.
Le aree di progetto interessate nell’area Parco del Cilento, Diano e Alburni sono: i Monti Alburni e Monte Motola.
Il progetto LIFE vuole promuovere e rinnovare gli abitat del tasso, dell’agrifoglio e dell’abete bianco. Aumentare la diversità delle piante del sottobosco e dei licheni epifite. Aumentare la diversità degli organismi saproxilici. Aumentare la biodiversità degli uccelli che utilizzano gli alberi senescenti o morti.
Gli interventi nello specifico consistono in:
– Abbattimento selettivo, diradamento dal basso, evoluzione naturale, realizzazione di recinti per proteggersi dai cinghiali.
– Apertura di radure, formazione di necromassa, ingresso di popolazioni di licheni e epifite.
– Creazione di alberi morti.
– Creazione di alberi artificiali su alberi con cavità.
Nei boschi del Gran Sasso si stanno già ultimando gli interventi sul territorio mentre nel Parco del Cilento, a breve prenderà il via la fase formativa destinato agli operai dell’impresa appaltatrice, Idrostrade di Roccadaspide, e delle guardie forestali per poi passare agli interventi veri e propri.
Lo studio è partito dall’analizzare i nostri boschi vetusti. Una foresta vetusta è un bosco primario o secondario che ha raggiunto un’età nella quale specie e attributi strutturali normalmente associati con foreste primarie senescenti dello stesso tipo, si siano sufficientemente accumulati così da renderlo distinto come ecosistema rispetto a boschi più giovani. In Italia i sistemi forestali sono stati influenzati dall’attività umana fin da tempi remoti. La coltivazione del bosco, attraverso l’utilizzo del legno, ha comportato modificazioni rispetto allo stato primigenio in merito alla composizione specifica dello strato arboreo, arbustivo ed erbaceo, alle dimensioni e all’età degli alberi e alla loro distribuzione spaziale. Queste trasformazioni hanno avuto significative ripercussioni anche su altre componenti biotiche degli ecosistemi, riducendo la complessità e la funzionalità dei sistemi stessi. A tal proposito quindi per salvaguardare la biodiversità sia a livello di fauna che di flora il programma LIFE, finanziato dall’U.E. interviene per ricreare la biodiversità perché minacciata.