Fino a ieri si esibivano i bilanci in ordine da almeno quattro anni e programmi di investimento di tutto rilievo. Accadeva al Radiosurgery Center di Agropoli. Mai celate le grandi ambizioni: diventare il terzo centro di riferimento italiano e il decimo nel mondo. Da poco erano arrivati i nuovi acceleratori lineari per una spesa quattro milioni di euro. Sono i miracoli della nuova e “sperimentale” sanità a metà tra il pubblico e il privato. Poi – è notizia di questi giorni – arriva l’improvviso licenziamento del suo direttore, il pisano Valerio Scotti. E si aprono scenari nuovi e nient’affatto incoraggianti per le centinaia di pazienti che si erano affidati a questo centro di eccellenza. Soci del centro, infatti, sono l’Asl Salerno e il Gruppo Malzoni con, rispettivamente, il 51 e 49%. È il punto di riferimento vero nel trattamento di tumori al fegato, alla mammella e all’apparato uro-genitale. “L’eccellenza delle cure e delle prestazioni sanitarie del Centro evita tanti viaggi della speranza di pazienti oncologici del Mezzogiorni verso le strutture del nord Italia, come Pisa e Milano”, tanto si leggeva nelle agiografie aziendali. Perché è stato licenziato, Valerio Scotti, il direttore, il trascinatore e l’uomo immagine del centro? Si parla di riduzione dei fatturati ma la spiegazione appare semplicistica. C’è di più. Il primo commento – a caldo – è di Giovanni Basile, il leader del comitato popolare per la sanità a Agropoli e nel Cilento: “Il suo licenziamento sarebbe avvenuto senza preavviso e durante il servizio sanitario. Questa è cosa molto grave. Lascia maggiormente basiti la motivazione: un calo di fatturato”. “Scusaci Valerio – prosegue – se noi cilentani non ci siamo ammalati di cancro in massa”. Non mancano accuse di Basile all’attuale governo Regionale: “Nella gestione sanitaria a vantaggio di privati voluta da De Luca & co. S.p.A si licenzia l’unico medico assunto e si mantengono 3 consulenti”, conclude Basile. Alle parole di Basile si aggiungono subito quelle di Sandro Sorgente, matematico e fisico di Aquara, docente presso il liceo scientifico di Capaccio e ricercatore presso l’università di Salerno. “Scotti riesce bene a coniugare la passione e l’arte medica con il rigore e la precisione delle scienze Fisiche, e l’intreccio funzionale delle due discipline rende le terapie adottate dal Dott. Scotti efficaci. Molti pazienti, come risulta dalle casistiche del centro, hanno avuto enormi vantaggi e significative regressioni delle loro patologie. Mandare via il dottore Scotti, dopo tanti successi terapeutic,i significa mortificare la Scienza, la Medicina e i Malati”. Il professore Sorgente ha voluto che i suoi migliori allievi si andassero a specializzare proprio ad Agropoli. Un’altra chiave di lettura l’ha messa nera su bianco Anna Petrizzo, utente del servizio, socio fondatore e membro del Comitato di Diritto di Cura. «Ad Agropoli, precisamente alle spalle di ciò che è rimasto del presidio ospedaliero cittadino dismesso nell’autunno del 2013 e oggi sostituito con un Psaut, da dodici anni è attivo un centro di prima eccellenza in tutta Europa per la cura dei tumori con radioterapia stereotassica, un’innovativa tecnica radioterapica che permette di uccidere le cellule tumorali in maniera mirata. – spiega Anna Petrizzo – Ogni anno il Malzoni Radiosurgery Center, diretto da Valerio Scotti, offre i propri servizi ad oltre 700 persone, provenienti da ogni parte d’Italia. Un esempio virtuoso di ‘buona sanità’, che rappresenta un punto di riferimento per i cittadini che hanno bisogno di mani esperte e strumenti all’avanguardia, e che genera profitti, come dimostrano i bilanci degli ultimi anni, chiusi sempre in positivo. Col valore aggiunto di essere, per il 51%, un bene di proprietà dei cittadini». «In tutta questa storia, come ci si poteva aspettare, c’è un “ma”. – aggiunge spiegando cosa è successo negli ultimi mesi – Senza addurre una spiegazione convincente, l’Asl Salerno, che appunto detiene la quota di maggioranza, ha deciso di concludere la sperimentazione gestionale della struttura, avviata nel 2004, in partecipazione con l’Istituto Clinico Mediterraneo, l’ente privato proprietario delle quote restanti. I pazienti in cura con le relative famiglie ed i cittadini tutti, si oppongono a questa scelta ingiustificata, che sembra non voler far altro che umiliare ulteriormente una terra già martoriata con la chiusura dell’Ospedale Civile di Agropoli». Si fa decisamente complicata la storia che vede l’Asl, e quindi la Regione, che ridimensiona, e si libera di Scotti per risparmiare uno stipendio. La verità è che la Regione Campania ha decretato la chiusura del Malzoni Radiosurgery center di Agropoli. Con un decreto del commissario ad acta ha ritenuto di dichiarare «concluso il progetto di sperimentazione gestionale “radioterapia – radiochirurgia stereotassica” tra l’Asl Salerno e la “Casa di Cura Privata Malzoni di Agropoli Spa». L’uscita di scena del professor Henrik Blomgren, considerato «soggetto in possesso di esperienza e professionalità non sostituibili e, pertanto, motivo primario per la scelta del socio privato in via diretta», rappresenta per la Regione «un mutamento importante di assetto del socio privato»; e che pertanto «essendo mutato l’originario assetto proprietario e quindi i termini della sperimentazione originaria, si ritiene necessaria l’indizione di una nuova gara per verificare le credenziali del privato». Allegato al provvedimento c’è il parere di all’Avvocatura dello Stato secondo cui «al di fuori dei programmi di sperimentazione, è fatto divieto alla aziende del Servizio sanitario di costituire società di capitali aventi per oggetto sociale lo svolgimento di compiti diretti di tutela della salute», ed esclude «che possa autorizzarsi la proroga della attività a condizioni mutate sia dal punto di vista soggettivo (il venir meno del professor Blomgreen per quiescenza e la sua équipe) che oggettivo (il progetto sperimentale includerebbe anche la radioterapia tradizionale) in quanto verrebbe del tutto alterato il progetto sperimentale originariamente autorizzato».
Valerio Scotti ha tentato di sostituirsi al vuoto creato, ha proposto un piano d’azione scientifico, ma alla fine, la dirigenza pubblica della struttura non ha ritenuto sufficiente il suo lavoro e ha messo mano alle “forbici”. Agendo nel modo peggiore possibile. Uno stipendio da pagare in meno e le speranze di tanti pazienti disilluse nel modo peggiore. Il progetto di sperimentazione portato avanti dall’Asl e la “Malzoni” – un programma per l’utilizzo ai fini terapeutici della radiochirurgia in ambito oncologico – partì nel 2005, risolvendo numerosi casi di tumori di persone provenienti da diverse regioni italiane e dando speranza di vita a centinaia di pazienti.
Via Scotti, allora. La rivolta corre veloce sul web. Il dottore Valerio Scotti, dopo 5 anni di lavoro nel centro anti-tumori di Agropoli ha ricevuto il benservito. “Sono costretto a lasciare la struttura per decisioni non dipendenti dalla mia volontà – scrive – Vorrei ringraziare, di cuore, quanti mi hanno incoraggiato, stimato, spronato lungo questo percorso che non sempre è stato facile o privo di difficoltà, ma alla fine sempre foriero di soddisfazioni professionali e riconoscimenti sul piano umano. Ringrazio, soprattutto tutti i pazienti che con amore e rispetto hanno avuto fiducia in me, mi hanno seguito, hanno sperato. Qualche volta ce l’abbiamo fatta, qualche volta no, ma resta il fatto sacrosanto di aver speso tutte le mie energie, le mie conoscenze e competenze al servizio del rispetto della vita, della dignità umana.
E questo mi ripaga di tutte le difficoltà, i sacrifici affrontati in questi anni, lontano dalla mia famiglia e dedito alla mia missione di medico e di uomo, sempre fiero di aver potuto aiutare chi era nel bisogno e nella malattia”, conclude il medico.
Il licenziamento di Scotti non ha mancato di suscitare le reazioni di quanti hanno avuto l’opportunità di conoscerlo, tanto che qualcuno ha deciso di avviare una petizione per chiederne il reintegro. A farsi portavoce del dissenso l’avvocato Giovanni Basile, a capo del comitato civico che per anni si è battuto in favore dell’ospedale di Agropoli.
Soprattutto su facebook sono centinaia le testimonianze di pazienti e di loro familiari che chiedono di non interrompere il lavoro del medico pisano. È evidente che le questioni sono molto più serie dello “sgarbo” al bravo Scotti e attengono alle turbolenze relative alle diverse scelte aziendali dell’azionariato di riferimento del polo oncologico pubblico del salernitano.