Di fatti storici l’Italia ne è piena; di storie inventate o architettate oppure confezionate ad arte ne è strapiena. Di contro, quella storia vera, documentata, accertata, provata, la nostra conoscenza e con essa il nostro Paese ancora ne sono scarsamente edotti. Chissà perché verrebbe da chiedersi, ma lascio alle personali considerazioni questo dubbio che dovrebbe spesso occupare un piccolo spazio nella nostra memoria. Al fine di invogliarci a sapere sempre più, a conoscere la “piccola storia” quella che scruta all’interno dei fatti, li analizza e li comunica così come sono, senza ometterne dati oppure conformarla alle più variegate opinioni personali.
Tuttavia, e qui gli storici sicuramente converranno verso questo pensiero, possiamo sperare ancora, per la nostra conoscenza, in uno scrupoloso e delicato lavoro di ricerca. Conoscere la storia per quello che è stata, avvicinarsi a questa “maestra della vita” come la chiamava Cicerone e farlo in maniera umile, senza incrinarne la verità. E già, l’essenza di ogni storia è certamente la verità – scriveva il giurista e letterato Giuseppe Di Cesare nelle sue considerazioni – la quale se anche in minima parte tradita, si avrebbe un poema, un romanzo e non la storia.
Riferendoci a certi periodi del nostro Paese troviamo con facilità “storie” raccontate in modo diverso per altrettanti differenti momenti nei quali queste sono state tirate fuori, prive di ogni documento, testimonianza, riferimenti e non per ultimo avente più lo scopo di destabilizzare piuttosto che narrare, appunto, la verità.
È per questi motivi che quando la letteratura storica italiana si arricchisce di qualche “particolare” narrativo totalmente integro, la conoscenza del passato acquista veridicità.
Un esempio positivo di conoscenza è il libro scritto dal Generale B. CC (c.a.) Gianfranco Milillo e dallo studioso e giornalista Prof. Vincenzo Cuomo, con il quale condivido il pregio di far parte della Società Italiana di Storia Militare. Il titolo già di per sé contiene una certa quantità di curiosità a saperne di più: “Da Salvatore Giuliani a Luciano Liggio. Attraverso la testimonianza e l’opera del Gen. Ignazio Milillo”. Un’opera di preziosa memoria storica e leggendo il libro ti accorgi già dalle prime pagine che è così. Uno spaccato storico-temporale italiano che ha lasciato non pochi dubbi negli anni e non da meno alimentando curiose e inesatte cronache di ciò che è accaduto in quegli anni. Allora quale migliore strumento per raccontare la verità storica se non la memoria, i documenti e la testimonianza scritta di chi, quegli anni, li ha vissuti in prima persona? Anni difficili quelli della seconda guerra mondiale, anni difficili anche quelli del dopo guerra, dove entrambi i periodi hanno lasciato tracce di morte, di abusi e violenze.
E’ in questi scenari di non facile gestione politica e sociale che l’Arma dei Carabinieri ha continuato a celebrare la sua missione di difesa dei cittadini e della legalità. È accaduto in quegli anni che un valoroso Ufficiale dei Carabinieri ha vissuto i momenti e le storie che questo libro espone, in maniera chiara, umile e soprattutto documentata.
Il libro, Da Salvatore Giuliani a Luciano Liggio, edito dalla nota casa Editrice LargoLibro di Agropoli, con il suo impatto narrativo saggistico ripercorre l’opera svolta dal Generale dei CC Ignazio Milillo durante gli anni del bandito Giuliani e negli anni seguenti la straordinaria azione investigativa e di cattura del mafioso Corleonese Luciano Liggio, avvenuta il 14 maggio 1964.
Così gli Autori descrivono il contenuto del libro: “Per quanto riguarda l’impianto narrativo di questo saggio, c’è da dire che abbiamo inteso evitare il classico schema della biografia. Schema ove i fatti, anche minori, della vita di una persona, si riconoscono e si accavallano”.
Questo metodo narrativo elogia ancor più il valore di questo saggio poiché gli autori hanno preferito rapportare la ricerca storica, effettuata tramite diari, memoriali, appunti, documenti cartacei e fotografici, con dei periodi storici italiani in dove sono i fatti ad essere messi in risalto attraverso la figura e le attività del Gen. Ignazio Milillo. “Questo libro lo si potrebbe anche definire tridimensionale – spiega il Gen. Gianfranco Milillo sul suo blog – in quanto su uno sfondo lontano abbiamo la storia d’Italia; in una posizione intermedia vi è poi quella dell’Arma dei Carabinieri e infine, su un terzo livello, maggiormente in risalto vi sono il percorso umano e l’azione strategica del Generale Ignazio Milillo”. Cercando tra enormi quantità di dati oggi a disposizione sulla vita e sulla professionalità e Carabinierità del Gen. Ignazio Milillo possiamo evincere con semplicità la grandezza di un uomo che attraverso la divisa e la carriera da Ufficiale nell’Arma dei Carabinieri, tanto ha dato ad una Nazione che ha sempre più bisogno di uomini eccezionali per opere di legalità e sicurezza. Un fedele servitore dello Stato nel più alto grado del rispetto della Giustizia, oltre che promotore e diffusore della cultura della legalità. Opere queste continuate ancora oggi dai figli del Gen. Ignazio Milillo.
Un libro che personalmente, come già detto, non mi sono accontentato di leggerlo una sola volta. È un’opera questa che entra di diritto nella storiografia nazionale, un testo chiaro, scorrevole nella lettura e soprattutto chiarificatore su fatti ed epoche spesso dimenticate o addirittura allontanate dalla verità. Gli autori, personalità di spiccata e comprovata esperienza professionale, hanno dato in lettura un saggio importante non solo per la letteratura italiana ma anche e soprattutto per far luce su alcune lacune che hanno per decenni inghiottito la verità e la memoria storica italiana.
Gianfranco Milillo, figlio del Gen. Ignazio Milillo, è un Generale di Brigata dei Carabinieri, nato a Palermo e arruolatosi nell’Arma nel 1970; ha frequentato la Scuola Ufficiali di Roma e ha conseguito le Lauree in Giurisprudenza e Scienze della Sicurezza. Ha retto Comandi di reparti mobile a Napoli, ha partecipato a molte indagini e catture, tra le quali quella degli autori del sequestro del figlio dell’ex Segretario del PSI De Martino e a quelle dell’arresto di Raffaele Cutolo in Albanella nel 1979. Presso la Compagnia di Caserta ha contrastato i clan camorristici locali; per la sua intensa attività investigativa contro la criminalità nel marzo 1988 fu oggetto di attentato intimidatorio a mezzo di un’autobomba. Ha retto inoltre i Comandi di reparti a Vicenza, Firenze, Napoli e il Comando Provinciale di Benevento laddove consegue brillanti risultati nel campo delle indagini di Polizia Giudiziaria ottenendo significativi apprezzamenti dai superiori e dall’opinione pubblica. È stato Presidente per due mandati dell’Organo di Rappresentanza dei Militari dell’Arma della Campania.
Vincenzo Cuomo, nato a Vico Equense, Napoli, è Cavaliere della Repubblica Italiana, professore in Lettere Moderne, Giornalista e Ricercatore Storico, è membro della Società Italiana di Storia Militare. Ha realizzato opere letterarie che costituiscono una rigorosa ricostruzione di eventi legati all’evolversi della civiltà occidentale. Con le sue ricerche si è interessato al Medio Evo della repubblica Napoletana del 1799 e delle Istituzioni Militari dove ha pubblicato numerose opere dedicate ad Armi e Corpi delle Forze Armate e di Polizia. Ha ottenuto significativi riconoscimenti per la sua attività di ricercatore storico nonché l’inserimento in Accademie italiane e straniere, collabora con numerose testate giornalistiche con articoli e saggi storici.