Uno scimmione con la pancia porta al guinzaglio un cane da caccia in bianco e nero in spiaggia. E poi, tossendo, lo abbandona nel bosco mangiando un’anguria. Come un fantasma il cane senza patria s’aggira tra gli alberi, nel buio i suoi occhi, come pile, illuminano il disperato labirinto nel quale è rinchiuso. La bestia, nel suo girovagare senza meta, è in cerca di cibo, di qualcuno che abbia cura di lei e ha paura che lo scimmione che tossisce torni a riprenderla. Il cane si nasconde tra gli arbusti dei templi, un poco si riposa, poi ricomincia inquieto a girare di notte e all’alba scompare, inghiottito dal vento che spazzola lontano ogni misfatto.
In mercedes il panciuto aguzzino arriva nel recinto e porge alla vittima legata ad un palo, salsicce puzzolenti alla brace. L’animale sputa in faccia allo scimmione tutto il suo schifo e la sua rabbia per essere ingiustamente privata della propria libertà.